Al ristorante di Andrea Pensa, per un viaggio Italia-Giappone
Domodossola a me ha sempre ricordato una capitale, con la sua sontuosità aristocratica e popolare. E il fatto che da alcuni anni la cucina di questa città, tutta concentrata nel centro storico, meriti il viaggio, è quasi una conferma, con già tre ristoranti ai vertici della nostra guida, fra radiosi e corona.
L’ultima nostra sosta è stata al ristorante Ad Hoc, che vede ai fornelli, da due anni, il giovane Andrea Pensa, 25 anni, originario di Santa Maria Maggiore, dove a 15 anni ha iniziato a farsi le ossa (dall’Istituto Alberghiero Rosmini alle Colonne) per poi approdare da Nobu ad Atene e in altri super locali all’estero dove si è fatto apprezzare.
Ora, la sua folgorazione è stata sulla via dell’Oriente, che ispira anche il suo menu “Pensa'ndoti” con 10 portate (a 100 euro). Ma noi, come sempre, in un bel sabato a pranzo (c’è anche un menu apposito per il pranzo) abbiamo scelto alla carta.
E si inizia con gli amuse bouche che esprimono la sua idea di tecnica, ma anche la ricchezza dei sapori ossolani, come quel fagottino ripieno di funghi o il macaron al gorgonzola. Pane e grissini sono fatti in casa e sono molto buoni.
La carta dei vini è competente e prevede una ricca scelta di calici singoli, il cui prezzo appare accanto ad oltre 20 etichette di fianco a quello della bottiglia intera: onesto, intelligente, invitante. È così che si fa!
Fra i tre antipasti scelgo (a 19 euro) la delicata o davvero ottima sfera di burrata e gamberi con spugna al basilico, acciuga del Cantabrico ed estratto di pomodoro datterino (alternativa alle tartare di sottofiletto o agli spaghetti di calamari).
Fra i primi ecco dei perfetti Gyoza giapponesi al nero di seppia, ripieni di rana pescatrice, brodo di zafferano e anacardi (forse troppi e invadenti se proposti interi). Il piatto denominato Umami Mediterraneo (21 euro) era comunque buono, ma se posso dare un consiglio ci lavorerei ancora un po’ su per garantire una texture più godibile.
Inappuntabile il risotto Acquerello al miso, con salsa teriyaki e petto d’anatra scottato (22 euro). C’erano anche i tonnarelli al ragout di quaglia, timo, albicocca e riduzione di vino rosso che pare siano gettonatissimi.
Fra i secondi la scelta è ricaduta appositamente sul tentacolo di polpo abbrustolito con purea di sedano rapa, pak choi ed edamame (29 euro), che è una buona intuizione, ma se il polpo poi tende al duro c’è poco da fare. Anche qui meriterebbe lavorarci sopra, magari guardando come lavorano il polpo in Asturia (lì si meriterebbe fare un viaggio).
Detto questo, i nostri collaboratori, in un’altra visita, hanno invece apprezzato le carni; in menu, quel giorno c’erano il tataky di sottofiletto di cervo, funghi shiitake e aria di liquirizia oppure la carne di Wagyu con porro cbt e maionese alla soia.
Chiudiamo alla grande con due dolci (a 12 euro): la mousse di cioccolato bianco e banana con salsa mou salato e gelato allo yogurt e Una nuvola di tiramisù col savoiardo fatto in casa e la sifonata di mascarpone.
Cucina interessante e consigliabile: alla prossima, certi che questo cuoco tenace, Andrea, avrà l’umiltà di crescere ancora, senza stare a sentire quelli che lo vogliono già con la stella, che a Domodossola, fra le altre cose, non sarebbe semplice da portare.
ADHOC Restaurant
Via G. G. Galletti, 24
Domodossola (VB)
Tel. 375 819 3607
Data della visita: 31/05/25