Una cantina, un'azienda agrituristica e ora un ristorante con begli spazi, una piscina che guarda le colline e un cuoco radioso.
Prendete una cascina, o meglio una bella costruzione in tufo tipica del Monferrato, fateci una cantina, poi un’azienda agrituristica ed ora un ristorante che assomiglia a un resort. La Cascina Faletta (regione Mandoletta – tel. 0142670068) di Casale Monferrato (Al) è oggi una gran bella realtà.
Ci siamo stati una domenica sera, affascinati dagli spazi, con la piscina che guarda le vallate di Rosignano. Poco più in là c’è il castello di Uviglie che sarà una tappa fondamentale di Golosaria Monferrato con le migliori Barbera del Piemonte e le bollicine di ogni parte. I giovani proprietari hanno scelto di seguire le orme dei loro bisnonni, Giovanni Ariotto e Umberto Caprioglio, che nel 1881 erano viticoltori nei tempi in cui si stava facendo l’Italia. C’è dunque storia, territorio, passione in questo luogo e l’assaggio dei loro vini non è stato niente male. Consiglio il brut rosé a base di pinot nero (molto buono) e la Barbera.
La cucina è a vista, ma la sorpresa è stata quella di trovare un cuoco radioso, Paolo Viviani, che conosciamo fin dai tempi in cui era a Trecate; poi vari anni sul lago d’Orta ed ora qui, grazie alla squadra di Andrea Ribaldone. E subito l’impressione della cena è stata quella di un livello alto, con la sorpresa dei prezzi giusti.
Si mangia in una sala calda, con una trentina di posti a sedere, ma per la primavera sarà pronta anche una sala più ampia con 8 tavoli tondi. Si fanno le cose sul serio, insomma, e si puntella il Monferrato di tante buone occasioni. Diciamo poi subito che il menu degustazione a 40 euro è un regalo, con cinque portate.
Dei nostri assaggi alla carta, invece: gamberi rossi, pompelmo rosa, melissa e finocchi; uovo alla carbonara. Come entrée una minestra di lenticchie con una salamella (buonissima). Curioso il piatto denominato verza, patate e gorgonzola. Radiosi, fra i primi gli agnolotti monferrini con biscotto speziato e acqua al parmigiano. Buoni gli gnocchi di patate e olive liguri, ragù di coniglio e cipollotto. Fra i secondi è stata succullenta la portata di animelle, carciofi e bagna caoda, superbo il secreto di maiale iberico e miele all’arancia, un po’ sotto le aspettative il pollo ficato alla cacciatora (più sapore nell’insieme non ci sarebbe stato male). C’è una selezione di formaggi del territorio al dessert prima del tiramisù ai krumiri e degli agnolotti al cioccolato, frutta e verdura (un azzardo di fantasia).
In conclusione, siamo alle soglie del faccino radioso, per una sosta straconsigliata, già da ora. Partite!