Da Croatina (50%), Barbera (25%) e restante parte Ughetta di Canneto e Uva Rara, un grande rosso di caratura internazionale

Il Buttafuoco è un grande vino italiano. Lo diciamo dopo avere vissuto una degustazione emozionante di questa gloria oltrepadana, che peraltro ci ha confermato ancora una volta che la fotografia che fanno critica, guide e media, dell’Oltrepò Pavese, è sbiadita, datata. Ingiusto riproporre i numeri di questo territorio, che vanta 13.500 ettari di vigneti e 1700 aziende vitivinicole, per reiterare il luogo comune che questa zona sarebbe solo sinonimo di quantità, visto che mai come in questo momento, “la prova del bicchiere” dice che vignaioli innamorati del loro lavoro e della loro terra, stanno facendo bene, in molti casi, vera eccellenza.

Ai degustatori snob che non dedicano tempo e attenzione ai vini di questo fazzoletto di Lombardia, il cui destino sembra segnato fin dalla forma a grappolo, ma soprattutto ai consumatori che non bevono etichette, e ai ristoratori che cercano vini veri, e sono quindi alla ricerca del meglio, segnaliamo che negli infiniti assaggi dei vini di tutte le regioni che abbiamo fatto in questi mesi, tra i migliori, un numero davvero significativo era a firma di produttori oltrepadani.

Detto questo, tra le cantine che per dare segno visibile della loro volontà di fare bene si sono messe insieme, i produttori soci del Club del Buttafuoco Storico. Sono vignaioli che hanno vigne nei comuni di Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Stradella e Pietra de’Giorgi, in quel territorio che è noto come “lo Sperone di Stradella”, delimitato a Ovest dal torrente Scuropasso, a Est dal torrente Versa, a Nord dalla Pianura Padana, a Sud dai confini comunali di Castana e di Pietra de Giorgi e a metá attraversato dal quarantacinquesimo parallelo.
Tre le sottozone, ossia Le Ghiaie, la zona più a nord, con vigne molto ripide che esprimono il meglio a monte della metà collina, poi Le Arenaria, in posizione centrale, con vigneti esposti prevalentemente a Sud-Ovest, e infine, a sud, Le Argille, con viti dalle pendenze inferiori alle altre due zone.

Rigorosi i criteri che si son dati i produttori che hanno aderito. La vendemmia non può essere effettuata prima della data stabilita da una apposita commissione e deve essere rigorosamente manuale con attenta cernita dell’uva. La vinificazione delle uve deve avvenire in un unico vaso vinario e il risultato di questa pratica non può più essere modificato. Il Buttafuoco deve affinare in legno per almeno dodici mesi e poi riposare nella storica bottiglia sulla quale è impresso il marchio del Club almeno per sei mesi. Ad ulteriore garanzia viene applicato un bollino che riporta un numero progressivo e i “fuochi” dell’annata.

Il risultato sono vini che, poiché per potersi fregiare del marchio, devono aver ottenuto un punteggio minimo di ottanta centesimi, secondo la scheda dell’Union International des Oenologues, rappresentano vere eccellenze. Per quanto ci riguarda, di una degustazione che ci ha regalato un percorso sensoriale di altissimo livello, senza nessuna flessione. Al top, e intendiamo non solo territoriale, ma nazionale, una scala reale di vini.

Seguendo le nostre note, abbiamo “vergato” come “emozioni”, il tris d’assi calato da tre fuoriclasse che da tempo sono orgoglio oltrepadano, ossia il Luna Piena di Scuropasso di Pietra de’ Giorgi di Fabio Marazzi, che rivela di non essere solo maestro della spumantistica, in cui eccelle, ma anche grande “rossista”.
Poi il Vigna Sacca del Prete di Giulio Fiamberti di Canneto Pavese, ieri e oggi instancabile e appassionato alfiere del territorio. Ed il Vigna Montarzolo di Davide Calvi di Castana, giovane dal talento smisurato, che anche con il Buttafuoco esprime quella sua filosofia produttiva che ha nell’autenticità la firma inconfondibile.

Tra le sorprese, i Buttafuoco Storico di due cantine di Canneto Pavese che saranno famose, il Bricco in Versira di Piovani, e quel Vigna Costera di Maggi che ci ha entusiasmato per la sua eleganza, per la sua nota aristocratica, per i suoi profumi di frutta rossa, prugna e mandorla, per le sue note speziate e minerali, per il suo sorso caldo e di grande classe.

Dal 2013 i produttori hanno dato vita a un nuovo progetto consortile denominato: "I Vignaioli del Buttafuoco Storico", che è il nuovo vino (straordinario) che viene prodotto dal Consorzio unendo i Buttafuoco ottenuti dalle vigne Storiche, e che viene proposto in bottiglia su cui si vede solo l’annata. È un simbolo che dice, uniti, nella qualità, si vince. Il futuro dell’Oltrepò è questo.

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