Tante sorprese da una degustazione di bottiglie quasi dimenticate, ma ancora grandi

L’idea di aprire le bottiglie quasi dimenticate (spesso perché pregiate), ci venne durante il Covid quando ne stappammo 500. E le sorprese furono davvero tante. Così abbiamo deciso di proseguire su quel solco, iniziando da una cantina che forse pochi conoscono, ma il cui autore, ha tenuto banco nella contestata trasmissione di Report dedicata al vino.

CANTINE RICCARDI REALE di Bellegra (Roma)
Abbiamo riassaggiato i vini di questa cantina dopo l'intervista a Report di Piero Riccardi, giornalista e vignaiolo, collaboratore di questa trasmissione fin dal Duemila. Riccardi è intervenuto sui lieviti "rei" a suo dire di omologazione, così come la tecnica che è appannaggio solo dei grandi capitali a discapito dei vini più territoriali e frutto di fermentazioni spontanee. Vini che sarebbero da preferire se non fosse che i palati sono addomesticati ai vini da lieviti selezionati. Ora, nelle nostre selezioni convivono (felicemente) tanto i vini naturali quanto quelli convenzionali, perché il vino alla fine deve essere buono. Oppure non lo è. E non c’è ideologia che tenga. Abbiamo anche premiato la cantina Riccardi Reale nel 2018 e oggi, dopo le sue affermazioni, abbiamo deciso di metterli a confronto con la prova del tempo, andando a ripescare i campioni inviati per le degustazioni dei Top Hundred nel 2018.
L'Olevano Romano Cesanese “Collepazzo” 2015, l'etichetta premiata, oggi è quella che ha un naso fine ma non molto espressivo, ormai segnato dal tempo. Ma di tutt'altra potenza l'Olevano Romano Cesanese “Neccio” 2015 con naso intenso, balsamico, di menta& cioccolato e pino silvestre. Un vino che in bocca si dimostra pieno, tannico, intenso. Perfettamente maturo al pari dell'Olevano Romano Cesanese “Calitro” 2013 anche in questo caso foriero di un naso balsamico, con note terziarie di cuoio e carrube e un sapore intenso di liquirizia che resta a lungo per via retrolfattiva. Bravo Piero, bravissimo! (Peccato che non tutti i vini "naturali" e da lieviti indigeni siano come i tuoi).
riccardi.jpgPoi, sempre in Lazio della cantina San Giovenale di Blera (Vt) abbiamo avuto soddisfazione piena per l'assaggio del Lazio Rosso “Habemus” 2016 con naso ampio, di amarena sotto spirito e un finale di rabarbaro che si sente anche nel retrogusto a corona di un sorso quasi perfetto, caldo e tannico.
san giovenale.jpgEccellente il Primitivo di Manduria Zinfandel “Sinfarosa” 2018 di Felline di Manduria (Ta) che ha naso di erbe amare e uvetta disidratata, in bocca è un grande Primitivo, caldo ed avvolgente, alcolico ma con un'acidità che rende il sorso piacevolissimo.
zinfadel.jpgTante le sorprese anche dalle bottiglie che stiamo man mano riscoprendo a distanza di un decennio (ma anche due o - addirittura - tre).
Il Quartomoro Brut Metodo Classico 2015 si presenta di colore oro con una collana fine di bollicine. Al naso la speziatura che ricordavamo si è evoluta in un piacevole idrocarburo che accompagna la frutta esotica. In bocca è fine, asciutto, sapido e al contempo pregnante di note fruttate. È stato un Top Hundred convintissimo nel 2019 e appartiene all’azienda Quartomoro di Sardegna di Arborea (Or).
quartomoro metodo classico.jpgIl Cataratto “Girgis extra” 2010 dell'azienda agricola Manfredi Guccione di Monreale (Pa) è un vero e proprio bianco da record: al naso si è rafforzata la nota aromatica, di origano fresco, che accompagna il dattero. In bocca è pieno, equilibrato, il sorso è morbido quasi vellutato.
guccione-girgis.jpgDella stessa cantina riassaggiamo con soddisfazione anche il Perricone “Arturo di Lanzeria” 2011, altro vino grandissimo che ha naso sapido (la nota di acciuga sotto sale), minerale, sulfureo con un che di frutta sotto spirito sempre presente sulla scena che tornerà prepotentemente in bocca dove il sorso è caldo, pieno, tannico. Due bicchieri importanti che ci hanno permesso anche di ricordare un grande produttore scomparso ad appena 48 anni nel 2012.
manfredi-guccione perriccone 2011.jpgSempre dalla Sicilia il Cerasuolo di Vittoria 2008 dell'azienda agricola Manenti di Vittoria (Rg) che fu, proprio in quest'annata, Top Hundred nel 2010. Dopo questi tredici anni, conferma un naso elegante, con la frutta rossa che si arricchisce di frutta secca (fichi disidratati) e grafite. In bocca è pieno, con un'anima di acidità e freschezza.
maneneti-cerasuolo.jpgDonnafugata è una delle grandi aziende siciliane e lo conferma anche sul lungo periodo con vini come questo Contessa Entellina Rosso “Mille e una notte” 2008, principalmente da uve nero d'Avola, ha naso con profumi di anice e idrocarburi, in bocca è ancora fresco con un'acidità che si fa sentire.
donnafugata.jpgCottanera è una delle nostre cantine siciliane di riferimento premiata con il Top Hundred nel 2002 per il Syrah Sole di Sesta e Memorabile nello scorso anno per il Sicilia Catarratto "Barbazzale" 2022. Il vino assaggiato invece è il Sicilia Rosso “L’Ardenza” 2004, un rosso particolarissimo prodotto con uve mondeause (originarie dell'Alta Savoia) in purezza. Al naso la frutta va verso la marmellata e si arricchisce dei sentori sulfurei delle terre vulcaniche da cui nasce. In bocca è pieno, di grande intensità, vellutato ma con una freschezza che percorre tutto il sorso.
cottanera-ardenza.jpgStessa annata (il 2004) per il Nero D’Avola “Nerojbleo” dell'azienda agricola Gulfi che fu nostro Top Hundred 2003 con un altro Nero d'Avola, il Nerosanloré 2001. In questo caso il naso è particolarmente complesso con profumi di tabacco e pietra focaia, in bocca è pieno, di stoffa pregiata.
gulfi-nerojbleo.jpgUn vino assolutamente sorprendente è stato poi il Rosato “Minnammentu” di Li Duni che dal lotto possiamo presumere risalente al 2013 o 2014. Un rosato quindi di un decennio che però è capace di mostrare un naso ancora vivo, con una fragola leggera e in bocca un sorso equilibrato, minerale.
li duni.jpgIl Colli Berici Torengo di Le Pignole, da uve tai rosso, è stato nostro Top Hundred nel 2006 con l'annata 2004. Abbiamo riassaggiato lo stesso vino, annata però 2006, scoprendo un vino altrettanto interessante con naso intenso, balsamico, con profumi di amarena sotto spirito e liquirizia che in bocca si mostra pieno, intenso, con la nota di liquirizia che rimane a lungo in bocca.
le pignole-torengo.jpgIl Romagna Sangiovese Superiore “Crepe” 2013 dell'azienda Ca' di Sopra di Brisighella (Ra) è quasi un giovincello con i suoi undici anni. E dimostra la sua giovinezza con un naso esemplare di mora, sottobosco e note ematiche. In bocca è pieno, equilibrato, avvolgente.
ca di sopra.jpgMolto più in là con gli anni un altro Sangiovese strepitoso, il Sangiovese di Romagna Superiore “Calisto” 2007 di Stefano Berti, anche lui nostro Top Hundred 2002 ma con il Ravaldo 2001. In questo caso chapeau per un vino che al naso è evoluto in un profumo netto di liquirizia e in bocca si mostra pieno, caldo, con un tannino molto presente. E ci ha riconfermato quanto questo Sangiovese sia sempre sfidante dei campioni della vicina Toscana.
calisto.jpgAndiamo in Puglia per il Castel Del Monte Rosso “Pietra dei Lupi” 2005 di Cantine Carpentiere che fu già nostro Top Hundred nel 2008. Ritroviamo un vino emozionante con un naso dove la frutta si arricchisce del mallo di noce e di sentori di cola. In bocca è un vino caldo, morbido, vellutato con un tannino morbidissimo.
pietra lupi.jpgIl Salento Rosso “Graticciaia” delle agricole Vallone è uno dei grandi rossi italiani. Lo premiammo come Top Hundred nel 2006 con l'annata 2000. Qui però andiamo ancora prima a riassaggiare un campione del 1997 che sarà il più emozionante dell'intera tornata. Al naso si è evoluto verso l'incenso e le note ematiche, mentre in bocca ha raggiunto la sua piena maturità: il sorso è caldo, succoso, avvolgente, con l'equilibrio dato da un'acidità e un tannino perfettamente integrati.
vallone-graticciaia.jpgUn campione che avremmo pensato insuperabile almeno fino all'assaggio del Rosso del Veronese "Osar" di Masi da uve oseleta in purezza. Una rarità assaggiata nell'annata 1995 (già, 29 anni) per un vino che ha ancora una personalità ben espressa, con naso elegante, verde, di peperone e frutta secca e in bocca mostra ancora acidità e tannino. Un vino capace di ulteriore vita come solo i grandissimi sanno fare.
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