Giulio Bava e Giovanni Carlo Bussi confermati al vertice del Consorzio Alta Langa

Se ne parla poco. Ma se le ragioni per cui l’Alta Langa solo raramente conquista “i riflettori” sono di facile intuizione, visto che nasce in una terra dove il palcoscenico è sempre di giganti come Barbaresco, Barbera, Barolo e Moscato, e si colloca in un mercato dove a farla da mattatori sono Franciacorta, Oltrepò Pavese e Trento. La verità è che le cantine che lo stanno facendo stanno raggiungendo traguardi importanti.
Denominazione dalla produzione contenuta, con storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee”, dal giugno 2014 riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. Realizzato con uve pinot nero e chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile, sia bianco sia rosé, brut o pas dosé, con lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare (almeno 30 mesi), l’Alta Langa è esclusivamente millesimato.

Di questi giorni il rinnovo delle cariche nel Consorzio Alta Langa, con il consiglio di amministrazione recentemente eletto dall’assemblea che ha confermato presidente e vicepresidente, Giulio Bava (Giulio Cocchi), al suo terzo mandato consecutivo e Giovanni Carlo Bussi, viticoltore di San Marzano Oliveto.

“Nel 2016 il proposito del Consorzio era quello di completare il raddoppio della superficie vitata per arrivare a circa 200 ettari di vigneto Alta Langa – il commento di Bava – e oggi ne abbiamo più di 230 e abbiamo superato il milione e trecentomila bottiglie (vendemmia 2018) a fronte delle 650 mila che producevamo tre anni fa. Dalle 19 cantine del 2016 siamo saliti a 42, benché non tutte ancora in produzione. La base agricola dei soci resta salda, con circa 80 viticoltori”.

Rinnovato anche il consiglio d’amministrazione che guiderà l’ente fino al 2022, con Alessandro Picchi (F.lli Gancia) che è entrato al posto di Paola Visconti nella compagine, mentre sono stati confermati gli altri consiglieri, ossia Alberto Lazzarino (Banfi), Sergio Germano (Germano Ettore), Piero Bagnasco (Fontanafredda) e Mariacristina Castelletta (Tosti).  Per la parte agricola: Luciano Chiarle (viticoltore di Borgomale), Luciano Ferrero (viticoltore di Mango), Gianpaolo Menotti (viticoltore di Castel Rocchero), Giacinto Balbo (viticoltore di Bubbio e Cassinasco), Loredana Penna (viticoltrice di Loazzolo).

Al nuovo percorso che attende il Consorzio, brindiamo con l’Alta Langa che ci ha fatto conoscere Ivano Antonini, patron del Blend4 di Azzate e sommelier di razza. È quello della cantina Roberto Garbarino di Neviglie. Da due ettari di vigneto, con vigne di oltre vent’anni, il suo elegantissimo Alta Langa Extra Brut 2015, dal colore giallo paglierino con riflessi oro, il perlage fine e persistente, i suoi profumi di frutta bianca e di agrumi, le note di crosta di pane, il sorso fresco e armonico, caratterizzato da invitante sapidità, che spinge alla beva, e dal finale di buona lunghezza.

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