Il patron Nicola Mecca e il giovane chef Marco Fortina hanno aperto nel settecentesco Palazzo Gozzani Treville

Segnatevi questo nome: Accademia Ristorante. Ha aperto da poco, nello storico Palazzo Gozzani Treville (via Mameli, 29 – tel. 0142 452269), sede dell'Accademia Filarmonica di Casale Monferrato, fondata nel 1827. Sotto le volte affrescate di questo bellissimo palazzo pernottò addirittura Napoleone Bonaparte, ospite dei casalesi, che vollero tenerlo buono per evitare alla città di finire a ferro e fuoco. Le cronache di allora farfugliarono che gli vennero offerte le chiavi dell'urbe, assieme a una bella donna e una bottiglia di vino. Si accontentò di Bacco e Venere, lasciando indenne la cittadina.

Si è percorsi da un misto di soggezione e stupore nel salire le imponenti scale che accompagnano al primo piano. Superata una stanza affrescata, dal soffitto altissimo, ecco il ristorante. Qui troverete l'affabilità di Nicola Mecca, padrone di casa, e la cucina di Marco Fortina, chef giovanissimo (ha 24 anni), già apprezzato ai fornelli del Relais 22: ha dei numeri. Troverete spazi adeguati per una sosta intima (i posti sono 40) come per eventi più ampi (con le sale accessorie si arriva a 200).

C'è un menu degustazione “La memoria Piemontese” a 36 euro (che comprende vitello tonnato, agnolotti del Plin tradizionali, guancia di vitello alla nostra maniera, biancomangiare alle mandorle carote zuccherate e arancia) e un menu a mano libera a 52, con sei portate.
La cucina affonda tra Monferrato, Langhe e Novarese (territorio d'origine dello chef). In sottofondo, una tradizione spesso rivisitata, sempre nel segno di una cura assoluta per le materie prime. E con curiosi richiami a sapori e colori mediterranei. Semplicità, come obiettivo finale, nel segno della bellezza.

Dopo la cipolla rossa in pastella e i riquadri Verrigni soffiati con maionese di pomodoro, si comincia con il vitello tonnato, cotto a bassa temperatura: la carne è morbida, la salsa delicata, senza acciughe e vino. Una versione delicata e “nitida” di questo piatto simbolo del Piemonte.

Poi, pesce, con la palamita leggermente affumicata, porcini e cipollotto: qui la palamita viene prima marinata e poi affumicata, e servita fredda. A seguire, l'antipasto che più colpisce: l'intrigante insalatina di coniglio con emulsione di agrumi e frutti esotici (mango).
Tra i primi, difficile non farsi tentare dal riso, zafferano, arancia, liquirizia e filone. L'impronta di Marchesi sta nel riso tirato senza brodo, ma con solo acqua. E nella bellezza del piatto, dove il filone della tradizione diventa una crema di filoni fritti tramutati in salsa col sostegno del brodo.

Il gioco della “nuova” tradizione continua con l'anatra, radicchio e arancia candita, ossia un'anatra alla arancia ripensata, con l'anatra cotta tutta la notte nel suo grasso a bassa temperatura e poi spadellata, in contrasto con l'amaro del radicchio e le note acide e dolci dell'arancia candita.
Si chiude con castagna, melaverde e sfoglia croccante: la castagna è impanata in fave di cacao, sul fondo c'è la panna, e la mela dà colore e freschezza.

Si beve bene, con vini territoriali e non solo, serviti dalla sommelier Laura Angelina (22 anni) che, con il secondo in cucina Alessio Ghiringhelli (24 anni), completa una brigata giovane, brava a muoversi sotto l'egida di Nicola Mecca. Si sta bene! 

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