L’inchiostro può superare le distanze e far giungere il nostro affetto a chi amiamo

Natale non sarà Natale senza regali. 

(Louisa May Alcott)

Questo è l’incipit di uno dei classici americani più noti: “Piccole Donne”. Eppure, il personaggio che pronuncia queste parole, Jo March, sbaglia: non sono necessari pacchetti avvolti in carte luccicanti e fiocchi colorati, per sentire scorrere nelle vene lo spirito di dicembre.

 

Quest’anno la distanza ci divide gli uni dagli altri, non regaliamo qualcosa di comprato di fretta nella frenesia dello shopping online; sediamoci con carta e penna e scriviamo lettere, biglietti, cartoline. L’inchiostro può superare le strade che ci separano, può farci sentire amati, può fungere da abbraccio. E può farlo solo l’inchiostro, perché tracciando solchi scuri su una pagina, non ci limitiamo a salutare un parente lontano e a informarlo dei mesi trascorsi: scrivendo in questa maniera, imprimiamo sulla carta una parte di noi.

 

Cristallizziamo un nostro attimo nel tempo e lo doniamo all’altra persona, grazie alla peculiarità della scrittura a mano. Non accade lo stesso con i messaggi inviati attraverso il cellulare: di quelli se ne ricevono talmente tanti che si perde l’unicità del singolo. Arrivano a decine, accompagnati da emoticon che hanno la pretesa di esplicitare sentimenti, ma che si limitano ad appiattirli, renderli ovattati, meno definiti e originali. Scriviamo con la carta e con la penna ai nostri cari e a chi non vediamo da anni, scriviamo anche a noi stessi.

 

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