Dopo aver ammirato i maestosi palazzi e la cattedrale di Enna, prevedete una sosta alla trattoria di Gaetano e Carmela Tilaro: non ve ne pentirete

La Sicilia, non lo scopro io, è una regione meravigliosa ricca di ineguagliabili bellezze e ricordi di glorie millenarie e monumenti sontuosi ma, quando cerchi di snocciolarne le sue meraviglie ti vengono alla mente Agrigento, Siracusa, Selinunte, Palermo, Catania, il parco dello Zingaro, ma forse pochi nominerebbero Enna. Eppure il borgo vecchio della città, abbarbicato sulla vetta di un erto colle a 900 metri d'altitudine di fronte all'altro fascinoso borgo di Calascibetta è, pur nella sua trascuratezza, con i suoi maestosi palazzi, un esempio di quella nobile Sicilia agreste narrata da Tomasi di Lampedusa e la sua Cattedrale ricostruita nel XV secolo è incantevole nel suo organo in legno intagliato, nello splendido soffitto in legno e nella cancellata in ferro battuto.

Sarà per questo motivo che, nel nostro peregrinare da Catania a Licata, altra meta meno battuta dal turismo, ma patria e sede di un nostro mito della cucina Pino Cuttaia, con un appetito sempre più incalzante a Enna, la sosta del mezzogiorno è parsa obbligata. Ricordi e suggerimenti ci hanno condotti a La Rustica (via Gagliano Castelferrato - tel. 093525522 - 3341221577), osteria vera con pochi tavoli spartani con il patron che srotola ai tavoli il menu indicante con un circolino i piatti che in quel giorno non ci sono, con poche bottiglie locali ma di qualità e tanto vino sfuso discreto.

La carta è ricca di piatti della tradizione ennese e palermitana ma Gaetano Tilaro, il patron, con la moglie Carmela ai fornelli, ti viene in aiuto spiegando e consigliando le varie preparazioni. Abbiamo concordato un assaggio di antipasti e così, in rapida sequela, al nostro tavolo sono arrivati un esempio della migliore cucina tradizionale locale.

Ricordo ancora con entusiasmo una splendida caponata, pomodorini secchi non meno succulenti, frittatine, crocchette di patate, arancini e un fantastico polpettone ennese. Finiti gli antipasti che erano di per sé un pasto, per non perderci nulla abbiamo affrontato una pasta con le sarde fatta come si deve e la curiosità ci ha spinto a provare la Stigghiola, un budello di agnello ripieno di ogni ben di Dio, carni e verdure, piatto di una originalità e gustosità veramente uniche. Il patron sostiene che il piatto è rigorosamente ennese ma esiste una versione anche palermitana ovviamente non considerata autoctona.
A completamento del pranzo non poteva mancare il cannolo fresco, veramente delizioso con una ricotta che definire fresca è farle un’offesa.

Pranzo completo sui 20-30 euro con un rapporto qualità/prezzo eccellente. Abbiamo assaporato l'autentica cucina regionale siciliana più autentica e verace, oserei dire la cucina siciliana di casa. Chi dovesse passare da quelle parti e potesse fermarsi visiti il borgo antico telefoni a Gaetano per un tavolo: non se pentirà. 

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