Le caratteristiche morfologiche e pedoclimatiche della Sardegna la rendono un habitat ideale per lo zafferano, coltura introdotta sull’isola ai tempi dei Fenici, prospera per tutto il periodo Romano e Bizantino, anche se la prima vera testimonianza della sua commercializzazione risale a un regolamento del Porto di Cagliari del 1317. Oggi è considerato Dop lo Zafferano di Sardegna coltivato in pieno campo nei territori dei comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca nella provincia di Medio Campidano. La coltivazione è estremamente laboriosa, la pianta necessita infatti di trapianti periodici e la raccolta dei fiori viene fatta a mano in autunno, così come la separazione della corolla dagli stimmi, che vengono fatti essiccare al sole, oppure in piccoli forni, e spesso sono precedentemente umettati con olio extravergine d’oliva. Per ottenere un chilo di zafferano puro, occorrono circa 200.000 fiori.
A Turri dove opera un’intera famiglia attorno a Maria Itria Paulis, volitiva imprenditrice di un’azienda dotata di un laboratorio in cui avviene l’intero processo di lavorazione dello zafferano, coltivato con i dettami del biologico. La raccolta viene effettuata in autunno e tutti i fiori sono presi e mondati manualmente nel corso della medesima giornata, onde evitare il loro rapido degrado. Accanto allo zafferano, vengono coltivati e proposti anche origano sardo e alcune varietà di peperoncino piccante.