Viaggio fra gli artigiani del Golosario nel paese distrutto dal terremoto del 2016

La tentazione di andare a Visso era troppo forte, trovandoci al confine con l’Umbria, per l’Anteprima del Sagrantino. E così siamo partiti, prima in direzione Cupi, che è un paesino medievale dove una ragazza coraggiosa di cui vi racconteremo, Ginevra Coppacchioli, produce vini fantastici utilizzando anche il Vissanello, vitigno a bacca bianca progenitore del pecorino.
capacchioli-tattini.jpgDi fronte, c’è il caseificio Pastorello, che produce una teoria di pecorini eccellenti e più avanti, verso il paese, l’eccellente Cacio Sopravvissano bio del caseificio Roberto Scolastici di Macereto, frazione di Pievetorina, che troveremo fra le novità del prossimo Golosario. Vicino c’è il Santuario di Macereto, che è in fase di restauro per via del terremoto.

Siamo sempre sui 1.000 metri dei Monti Sibillini, e c’è ancora la neve. Ma che posti fantastici, dico a Matteo Cutini che mi accompagna in questo piccolo paradiso, dove i cartelli stradali ci informano che non siamo lontano dall’Abbazia di Fiastra. Scrivo questi dettagli per dirvi che questa è una meta di viaggio per un turismo intelligente che non vuole dimenticare. Come hanno fatto Luigi Galluppi e Arnaldo Cartotto, i nostri delegati del Club di Papillon che subito sono venuti a trovare Fabio e Lina Cerri dell’Albero del Pane di Visso (Via Cesare Battisti, 11), per poi avviare con tutto il Club di Papillon una raccolta di fondi immediata perché si sentissero dentro una comunità che voleva la loro ripartenza.
albero del pane.jpgE Fabio lo incontro nella sua nuova panetteria, mentre sforna il pane montanaro (buonissimo) e le fette biscottate. È in una struttura poco prima del paese, che è ancora distrutto, inaccessibile, coi lavori che vanno a rilento, mentre il paese di oggi è fatto di nuclei di villaggi con le casette in legno messe a disposizione dalla Protezione Civile nei giorni dopo il terremoto. Qualche metro più in là, sulla sinistra, c’è invece la Pasticceria Vissana (Via Valnerina, 43), che è rimasta intatta, per fortuna.
pasticceria vissana.jpgDietro al banco c’è Lina, la moglie, che serve anche ai tavoli del dehors. Arriva anche il loro figlio Samuele: è un volitivo panificatore che partecipa anche al Campionato Mondiale della Pizza e che il 13 marzo di quest'anno a Cervia si è aggiudicato il premio Pizza d'Oro della Nazionale Italiana Pizzaiola. Facciamo qualche foto insieme, ma si capisce che sono emozionati, perché non è così usuale vedere persone che arrivano da molto lontano, proprio per loro. E ci raccontano della nostalgia della loro casa in paese, dove c’era anche il negozio, che sperano di recuperare, nonostante i tempi lunghissimi della ricostruzione. (Come non ricordare, quando il delegato di Papillon della Marche, Pio Mattioli, nel 2004 fece un’edizione di Golosaria all’Abbazia di Fiastra e dopo il concerto di Bruno Lauzi, mangiammo il ciauscolo col loro pane di Visso).
_lauzi.jpgUscendo dal viale principale non passa inosservata una bella struttura di particolare design, in legno, dove si affacciano alcune realtà artigianali e un ristorante: è la Compagnia Maestri Artigiani di Visso (via Cesare Battisti), ospitata qui grazie a un’iniziativa dell’azienda tessile Loro Piana che pare abbia investito 2 milioni di euro per dare una casa a questi artigiani e per offrire un’idea di centro a un paese che non c’era più. E qui incontriamo Giorgio Calabrò, un maestro delle carni, che mi invita a visitare il macello, che sta in fondo al negozio dove spiccano i prodotti di Sigi ma anche quelli a base di trota di Cherubini e, naturalmente, i vini di Ginevra.
calabro.jpgAssaggio il loro prosciutto cotto e la mortadella, buonissimi, e poi il ciauscolo, l’insaccato spalmabile prodotto con la carne magra e il grasso dei loro maiali. Quando ci fu il terremoto lanciammo un appello a tutti i macellai del Golosario d’Italia, già un’idea di Colleganza, che non ha permesso di soccombere. E proprio Giorgio è andato a lavorare da un paio di colleghi, in attesa di accasarsi in questa struttura funzionale e per certi versi elegante. All’ingresso è esposta una copia del Golosario del 2002, segno di quanto affetto e attenzione abbiamo sempre avuto per loro.
golosario2022.jpgPoco più avanti, quasi all’uscita del paese, c’è un altro grandissimo, che produce salumi da quasi 120 anni: Cappa, che ha sempre realizzato un ciauscolo da campioni in questa frazione Sant’Antonio, colpita dal terremoto. Ma ora lo chiamano Villanello perché non hanno accettato il disciplinare di produzione dell’IGP troppo ispirato alle logiche dell’industria.
cappa e figlio.jpgAntonio Cappa e il figlio mi riconoscono mentre prendo un caffè nel dehors di fronte alla bottega dove ho acquistato un classico salame spalmabile che ho affettato la sera stessa appena arrivato a casa, con il pane Montanaro della famiglia Cerri (superbi entrambi). Ma loro insistono perché assaggi anche quello al finocchietto, di cui vanno fieri. E ne hanno ben donde. Ripartiamo, felici di avere incontrato queste persone speciali, autentiche, tenaci, che ora vivono in un sorta di limbo, anche se le casette di legno hanno i prati davanti, i fiori sbocciati, mostrando a chi arriva un clima di serenità. Non sono andati via, e questo è già un bel risultato: i figli sono rimasti con loro. Gli mancano solo i turisti. Ma se seguite i miei consigli e ce lo comunicherete, capirete bene quanto queste terre valgano il viaggio. Partite!

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