Abbiamo selezionato circa duecento etichette ormai considerate “fuori tempo” e abbiamo scoperto che un invecchiamento decennale, in qualche caso, può riservare sorprese

Secondo una definizione in voga nella sommellerie si dice “pronto” un vino giunto all’apice della sua piacevolezza gustativa. Insomma pronto per essere bevuto. Eppure quando davvero si può dire pronto o, meglio, quante forme diverse può assumere questo aggettivo. Per scoprirlo ci siamo dedicati all’assaggio di diversi vini d’antàn che abbiamo conservato in questi anni. In molti casi il tappo ha ceduto lasciando spazio all’ossidazione, in altri aveva fatto da padrone l’ossidazione, in altri ancora il corpo si è via via smarrito lasciando un’ombra del vigore passato. In qualche caso però abbiamo avuto sorprese estremamente positive, per molti versi inaspettate. ecco allora i nostri migliori assaggi di etichette con (almeno) 10/15 anni sulle spalle.

Bergaglio Cinzia - Gavi 2007

 Il Gavi, si sa, viene soprannominato Barolo bianco per la sua innata capacità di invecchiare da gran signore. E questo vino ne è la prova: naso splendido, con idrocarburi, miele, note minerali. In bocca ha corpo, acidità, un finale leggermente amaricante.

Negro Angelo - Arneis 2009

Dell’Arneis ha ancora quei sentori leggeri di miele, poi la pera madernassa, la bacca di vaniglia. In bocca è sottile, di piacevole acidità con una nota agrumata che ritorna sul finale.

Selva Capuzza - Lugana Menasasso 2009

Selva Capuzza è uno dei più grandi produttori di Lugana e questo vino lo dimostra. Di colore oro brillanti, al naso ci sono marcate speziature, di zafferano e zenzero candito. In bocca ha corpo, stoffa fine, acidità. Un vino pronto in un modo tutto suo.

 La Crotta di Vegneron - Muscat Petit Grain 2013

 Il cooperativismo valdostano alla sua massima espressione per questo vino che nasce da un vitigno aromatico, vinificato secco, su terreni di montagna. Il risultato dopo dieci anni è un vino che al naso è pazzesco, con tutto quello che ti aspetteresti nell’evoluzione di un moscato: prima c’è il miele, la frutta matura (il caco), i canditi poi arriva la firma varietale con la salvia che si prende tutto il palcoscenico e che torna anche in bocca sul finale in un sorso dove sapidità e mineralità la fanno da padroni. Un bianco monumentale.

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Cascina Lana - Barbera Anniversario 2007

Siamo a Nizza Monferrato (At), da un produttore che conosciamo da sempre, un barberista di razza e il suo vino, a 16 anni dalla vendemmia, è qui a dimostrarlo. Di colore porpora intenso, consistente, ha naso con profumi evoluti di caffè e cioccolato accompagnati da una nota terragna. In bocca è piena, con l’acidità della Barbera ancora ben espressa.

Hohler - Barbera d’Asti Pian Bosco 2002

Remo Hohler fu tra i primi a scoprire le colline tra alta Langa e Astigiano, fu produttore naturale prima che questi fossero chiamati come tali. Noi lo scoprimmo molti anni fa, quando ancora nessuno lo conosceva e riportammo la sua storia di emigrato di ritorno dalla Svizzera a Cassinasco su un Papillon di qualche anno fa. La sua Barbera d’Asti Pian Bosco dell’epoca che abbiamo ritrovato e volentieri riassaggiato ci ha permesso di ricordare questo grande produttore capace di proporre una Barbera autentica che negli anni assume i crismi del grande vino con un naso minerale e di pietra focaia, un sorso ancora vivo nonostante le due decadi sul ruolino di marcia.

Bava - Gionson 2011

Qual è il futuro del nebbiolo in Monferrato? Se lo sono chiesto in molti negli ultimi anni che hanno visto questo vitigno conquistare sempre maggior spazio anche a queste latitudini. Una risposta può arrivare da questo nebbiolo firmato da Bava di Cocconato (At), un vino dal naso elegante, piacevolmente speziato, che gioca tra anice (netta) e liquirizia, in bocca con un tannino ben disteso.

Il Roccolo di Mezzomerico - Colline Novaresi Valentina 2009

A proposito di nebbiolo “outsider” che grande questo vino delle colline novaresi. Un naso imperioso, a tratti balsamico, con l’arancia amara e le spezie del vermut che in bocca si dimostra vivo, tannico, disteso.

Rossese di Dolceacqua

Non specifichiamo subito il produttore perché i nostri assaggi sono stati su più campioni e quella del Rossese è forse stata la scoperta più esaltantre dell’intera tornata. Si sono fatti apprezzare il Rossese di Dolceacqua 2008 di Terre Bianche che ha raccolto il plauso unanime per il naso fresco, pepato e l’acidità viva e lo strepitoso Rossese di Dolceacqua 2001 di Maccario Dringenberg che ha un naso di viola accompagnato da note fumé appena accennate e in bocca ha ancora un tannino ben presente.

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A Trincea - Roccese 2005

Siamo ad Airole, nell’entroterra di Imperia. Le vigne sono uno spettacolo, la fotografia di un rapporto costante, secolare, dell’uomo con l’ambiente che lo circonda. Il vino è una conquista capace però di ripagare come dimostra questo vino che a quasi vent’anni dalla vendemmia ha ancora corpo e un naso che si è evoluto nel minerale, in quella pietra dove nasce.

Rascioni e Cecconello - Toscana Ciliegiolo Poggio Ciliegio 2009

Un altro underdog almeno quando usciva questo vino, nel 2009. L’affermazione della Maremma nel mondo del vino - salvo qualche eccezione - è cosa abbastanza recente e, in parte, ancora da sviluppare. Le potenzialità sono enormi come dimostra questo Ciliegiolo di colore pieno, intenso, impenetrabile, con un naso ricco di frutta matura e note ematiche. In bocca è pieno con un tannino disteso. Un vino che sembra avere, tranquillamente, dieci anni di meno.

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Poggio Ridente - Albarossa 2011

Dell’Albarossa si è detto tutto (e il suo contrario), vitigno dalle enormi prospettive che però, spesso, si è dimostrato la grande promessa mancata. Eppure quest’anno possiamo annoverarne due che ci fanno dare ragione a chi sostiene che possa dare vita a un grande rosso. Lo abbiamo fatto con l’Albarossa di Cossetti che abbiamo premiato come Top Hundred e lo rifacciamo ora con questo campione firmato dall’azienda Poggio Ridente di Cocconato d’Asti (At). Anche in questo caso si tratta di un campione pazzesco fin dal colore carico, concentrato. Al naso ha l’evoluzione dei grandi rossi: c’è il cuoio, la grafite che accompagnano la frutta rossa matura. Un naso complesso, minerale che introduce a un sorso ancora vivo, di buona acidità.

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Castello di Ama - Chianti Classico Ama 2003

Ci voleva un campione conclamato, uno che ti aspetteresti grande. E questa etichetta che ha varcato il ventesimo compleanno non tradisce le aspettative: grande naso di grafite e note minerali, in bocca ha ancora equilibrio, tannino lungo.

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Tenuta Isimbarda - Oltrepo Pavese Montezavo 1999

L’anno dell’euro (che verrà adottato stabilmente due anni dopo) e dell’apertura della porta santa del Giubileo. Il tennis era Pete Sampras e Sinner doveva ancora nascere. In quel ’99 vissuto con lo spauracchio del Millennium bug si vendemmiavano le uve di croatina, barbera e uva rara che oggi abbiamo riassaggiato sotto forma di un vino dal naso incredibilmente profondo, minerale, che in bocca è ancora pieno, potente. Un vino anni Novanta che sa essere estremamente moderno.

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