Ad Albaretto della Torre una sosta che è una certezza, a casa di Filippo Giaccone
Ci sono soste che rappresentano certezze e trasmissioni di saperi; ci sono famiglie - come quella dei Giaccone - che evocano la grande cucina di Langa. E ad Albaretto della Torre, il testimone di questo binomio di valori e di affetti è Filippo, figlio del mito “Cesare”, con il quale ha lavorato fino al 2004. E poi, proprio come il padre, ecco gli anni di importanti esperienze in cucina e come maitre all’estero, fino al definitivo ritorno a casa. Che non è stato certo banale e nemmeno scontato. Insieme alla moglie Silvia, ha infatti voluto creare una autentica bomboniera del gusto, ricavando gli spazi dalla sapiente ristrutturazione della antica casa di famiglia in centro paese. Va perciò da sé che il senso di accoglienza e di ospitalità avvolgono l’ospite fin dall'uscio dell’osteria.
All'interno, tre sale raccolte e calde, rese ancora più preziose dalla mano di Silvia; ed in una di queste, la suggestione del camino acceso con lo spiedo che gira lentamente, accompagnato dallo screpitìo delle braci. Qui prende forma e sostanza il piatto sovrano di Filippo che da solo merita il viaggio in Alta Langa; ovvero il delizioso coniglio allo spiedo (€ 23), che come indicato in carta viene “servito alle 21.30 più o meno”. Quasi a ribadire la sacralità di un rito, di un’esperienza, e non di una semplice consumazione orologio alla mano. E’ generoso nelle porzioni, dalla pelle color nocciola, con le patatine tagliate a cubetti che fanno da contrasto alla morbidezza di quella carne. Fantastico.
Come lo è, tornando agli spazi dell’Osteria, quel giardino assai curato dove poter pranzare e cenare nella bella stagione, che rappresenta una terrazza naturale con vista a 360° sulle Langhe.
Ma ecco la “lista delle vivande” che raccontano di stagionalità e di materie prime locali: “L’Insalata di Filippo”(€ 19) - dedicata a Vasco Rossi, del quale sia Filippo che Silvia sono fan fin dalla prima ora, è la seconda certezza del locale: differenti ingredienti a seconda della stagione con insalata di diverse tipologie, mela, pistacchio, parmigiano e sottofiletto di vitello. In alternativa, avremo “Fiori dell’orto, Castelmagno e tartufo nero” (€ 14) oppure carne cruda classica (€ 13).
Spazio ai primi piatti: i tajarin al ragù di carne (€ 13). Rispetto ai classici di Langa, quelli di Filippo hanno una croccantezza particolare e risultano meno grevi. Ma ci sono anche i maccheroni Martelli al pomodoro pachino (€ 12), semplici ma buoni.
Si prosegue - del mitologico coniglio abbiamo già raccontato - con un superlativo carrè di vitello alla pietra (€ 26), servito su pietra rovente di Langa. E c’è anche il tagliere di formaggi del sommo Fiorenzo Giolito di Bra (Cn).
L’ingresso in sala di Filippo che, sorridente, porta stretto a sé un pentolone ancora fumante di zabaione appena preparato - servito con squisita cialda di torta di nocciole - rappresenta l’estasi finale di una cena che è racconto sincero e schietto (e con il sorriso) di un intero territorio. Al pari della sontuosa e sapiente proposta dei vini, dove primeggiano Barolo, Barbaresco, Langhe Nebbiolo.
E per dirla alla Vasco Rossi “Macché importa se è finita, e cosa importa se ho la gola bruciata o no, cosa importa s’è durata, quello che conta è sia stata una splendida giornata”.
Filippo Oste in Albaretto
Albaretto della Torre (Cn)
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