Una sosta da Re, di nome e di fatto

Viaggio a Castellamonte, a casa di Roberto Marchello e della moglie Federica, per gustare una cucina piemontese "comme il faut"

E’ sempre un piacere tornare in una delle mete classiche della cucina piemontese, un luogo senza tempo che ha superato il secolo di vita. Oggi a gestirlo ci sono Roberto Marchello e la moglie Federica, coadiuvati da collaboratori giovani e sorridenti che operano con professionalità.

Dopo un’amuse-bouche di salmone con creme di senape e formaggio si inizia con uno dei piatti forti di questo locale, l’antipasto “Tre da Re” con battuta di Fassone, vitello tonnato e insalata russa; interessante si è rivelato anche il polpo scottato servito su una ratatouille di peperoni e chorizo.
Amouse-bouche di salmone con creme di senape e formaggioTra i primi le scelte sono cadute su gnocchi di patate ripieni di taleggio con crema di nocciola e tartufo nero -un accostamento originale con profumo e gusto molto equilibrati- e sugli spaghettoni con cime di rapa, burrata (che purtroppo ha raffreddato un po’ il piatto), alici marinate e pane croccante - per non insistere solo sulla cucina piemontese- anche se gli agnolotti al sugo d’arrosto e il risotto Carnaroli con cipolla caramellata, fonduta d’Aosta e salame di patate attiravano non poco.
Gnocchi di patate ripieni di taleggio con crema di nocciola e tartufo neroIrrinunciabile tra i secondi la Finanziera classica dei Tre Re, esaltata dall’accompagnamento con La Monella 2020 di Braida, un inno alla convivialità. Se la finanziera vale il viaggio, i non amanti del genere possono deliziarsi con un Chateaubriand di Fassone con castagne e fonduta al bleu d’Aosta oppure con un Agnello in crosta di nocciole, il suo fondo e purè di zucca, che abbiamo visto passare in direzione dei tavoli vicini.
Finanziera classica Tre ReNon poteva mancare, per concludere in bellezza, un altro dei motivi per cui vale la pena venire in questo locale storico: lo zabajone alla fiamma preparato a vista e servito con i torcetti.