Cesarini Sforza, una Riserva monumentale e un Rosè da conoscere

Cesarini Sforza è uno dei riferimenti della spumantistica trentina nonché della denominazione Trentodoc fin dal 1974 quando dalla cantina uscirono le prime bottiglie di spumante firmate da Lamberto Cesarini Sforza. Da allora questa è un riferimento per la spumantizzazione di chardonnay e, in percentuale minore, pinot nero. 
Cesarini-Sforza_interno.jpgI vini nascono in Val di Cembra, la base ampelografica è tutta al di sopra dei 500 metri di altezza nella parte sinistra della valle, che gode di un microclima unico con un sole intenso e una fortissima escursione termica capace di fissare il profilo aromatico di questi vini, come hanno certificato gli studi dell’Istituto di San Michele all’Adige. Poi c’è il terreno: le vigne poggiano sul porfido, roccia di origine magmatica che incide sul prodotto finito con una punta di sapidità che rappresenta quasi la firma sulle diverse etichette.

Il Cesarini Sforza Brut è il vino d’ingresso, quello che dovrebbe teoricamente rappresentare il prodotto di beva più semplice, quasi da aperitivo. In questo caso si dimostra però già capace di mettere in luce il carattere della cantina. Da chardonnay in purezza, trascorre circa trenta mesi in affinamento sui lieviti, come farebbe una Riserva. Al bicchiere si trova un prodotto di grande piacevolezza, vivo, con una nota agrumata evidente prima al naso - dove si accompagna alle più classiche note di crosta di pane - mentre il palato resta decisamente pulito. 
CesariniSforza-Brut.jpgCesarini Sforza Brut Il Cesarini Sforza 1673 Riserva porta in etichetta il millesimo 2012, fa una prima fermentazione in acciaio (con una piccola parte in barrique esauste, dal 10 al 20% a seconda delle annate) e quindi una permanenza sui lieviti tra i 60 e i 70 mesi. Ne esce un brut dal profilo decisamente più complesso, con perlage fine, profumi ammorbiditi, quasi caramellati, e una nota di pietra focaia che gli dona i galloni di nobiltà ricercati.
CesariniSforza-1673RISERVA.jpgCesarini Sforza 1673 RiservaL’Aquila Reale Riserva è un brut monumentale, sicuramente uno dei riferimenti nel campo della spumantistica trentina. Lo dimostra anche questo campione, che nasce dalle uve di un solo appezzamento di due ettari e mezzo a 500 metri d’altitudine, curato da 30 anni dalla stessa famiglia. Un grand cru se volessimo andare nella nomenclatura della Champagne. Dopo nove anni di affinamento, si assaggia un vino di complessità sorprendente, dal colore dorato e perlage impalpabile, che al naso richiama profumi di pesche di vigna e macchia mediterranea, con una leggerissima canditura di fondo. In bocca c’è tutta la cremosità che ci si aspetta da un prodotto di questo tipo, con la sapidità puntuale che ci segue sotto traccia fin dal primo campione e che qui si esprime al meglio.  
CesariniSforza-aquilarealeRISERVA.jpgAquila Reale RiservaChiudiamo il giro degli assaggi con il Cesarini Sforza 1673 Rosè, forse il vino concettualmente più nuovo della cantina (anche se qui il primo rosè da pinot nero porta la data del 1985). Questo rosè esce per la prima volta nel 2017. Il campione assaggiato è il millesimo 2013, otto mesi in acciaio (e per un 10% in barrique) e quindi circa 60 mesi di permanenza sui lieviti per arrivare a un vino con perlage talmente fine quasi da scomparire al palato, che si traduce in una cremosità e una piacevolezza che colpiscono fin dal primo assaggio. Il colore rosa antico che vira quasi  su note aranciate è un vestito che gli calza alla perfezione. Perché si tratta di un vino elegante, ben equilibrato, con i profumi di piccoli frutti che arrivano in punta di piedi accompagnati in bocca da quella sapidità che abbiamo imparato a conoscere e che porta lo iodio e il mare anche in Val di Cembra.
CesariniSforza-Rosè-1673.jpgCesarini Sforza 1673 Rosé

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