Nel 1733, in occasione della beatificazione di suor Caterina de’ Ricci, le monache domenicane di Prato allestirono un banchetto con la mortadella tra i grandi protagonisti del menu. Da allora Prato è stata sempre un centro di produzione di questo insaccato, e proprio qui Orlando e Carlo Conti ne danno un’interpretazione da applausi. La mortadella si ottiene da carne magra di spalla, rifilatura di prosciutti, dadi di grasso da guance e lardoni con aggiunta moderata di spezie e Alchermes e cottura a vapore di 14 ore. Si fanno notare anche la polpa di spalla stagionata, il salame toscano, la pancetta stesa stagionata, la finocchiona, il prosciutto stagionato, il tronco di porchetta al forno, le salsicce, i würstel artigianali, la Sbriciolona e la Capocchia (o soppressata), ottenuta con parti della testa del maiale bollite e aromatizzate con pepe, cannella, noce moscata, aglio, prezzemolo e scorze di arancia e limone.
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