Oltre sessant’anni di amore per il territorio, raccontati in una sfida avvincente di assaggi tra tredici annate dei due vini più prestigiosi della cantina Monte del Frà

Le storie più belle, sono scritte da persone dal cuore grande e dalla mente capace di vedere lontano. Una di queste storie è quella che ha scritto Massimo Bonomo. Nel 1958 affitta dei terreni a Monte del Frà e inizia a coltivarli producendo grano, fragole, pesche, uva, e avviando una piccola produzione di vino, che viene venduto sfuso nella “frasca” (osteria) di famiglia. In questa area laboriosa e viva del Veneto, uomini, terra e vini, hanno una storia che li vede camminare insieme da secoli, visto che era il 1492, quando i frati – in veneto “Frà” – dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona iniziarono a lavorare terre e vigne, come documentato da un testo conservato nella Biblioteca Capitolare della cittadina scaligera che registra l’affitto nel 1619 di 25 campi destinati a vigneti e ad alberi da frutto, nonché il canone dovuto per poter lavorare i terreni di Sommacampagna.
Per questo, sulle tracce di quella comunità monastica che aveva svelato con il suo lavoro, la vocazione alla produzione di vini di eccellenza della zona, Bonomo, inizia un cammino che, trent’anni dopo, lo vedrà portare sul mercato la sua prima linea di bottiglie etichettate.
Oggi a gestire la cantina ci sono i suoi figli, Eligio (“l’uomo della vigna”) e Claudio (l’enologo), con i nipoti Marica (figlia di Eligio), Massimo e Silvia (figli di Claudio), responsabili rispettivamente di export, comunicazione, cantina, ospitalità e social. Luigina e Miria, le mogli di Eligio e Claudio, supervisionano il punto vendita, situato in sede a Monte Del Frà.
famiglia.jpgL’azienda conta su 137 ettari di proprietà e 65 in affitto in tutte le principali denominazioni vitivinicole veronesi, con terreni che vanno da Sommacampagna fino alla Valpolicella Classica con la Tenuta Lena di Mezzo, acquisita nel 2006 e situata ad est di Fumane.
vigne-cantina.jpgIn una interessante “verticale incrociata”, guidata dalla bella e competente giovane patronne Marica Bonomo, abbiamo avuto modo di fare un viaggio nel tempo e nella storia di questa cantina, attraverso tredici annate dei due vini più rappresentativi dell’azienda, ovvero del Cà del Magro Custoza Superiore Doc e dell’Amarone della Valpolicella Docg Tenuta Lena di Mezzo.
image1-ok-lei.jpgIl Cà del Magro Custoza Superiore Doc è il bianco che ha fatto conoscere Monte del Frà a tutto il mondo, attraverso un’interpretazione del Custoza, che è documentazione affascinante del potenziale di questo vino. Eccellenza. Nasce da uve garganega, trebbiano toscano, cortese e Incrocio Manzoni di un antico vigneto di oltre cinquant’anni, collocato su una collina nel cuore di Custoza, a sud-est del lago di Garda. Con le colline, di origine morenica con terreno calcareo, argilloso, ghiaioso, che sono a 100/150 s.l.m.
Per quanto ci riguarda, detto che tutte le annate prese in esame (dal 2008 al 2021, unica assente la 2015), ci hanno confermato che questo bianco è autentico fuoriclasse di livello internazionale. A voler indicare il nostro podio, tre i millesimi che ci hanno entusiasmato. Sul podio, il 2010, figlio di un’annata che ha visto tutto il periodo primaverile distinguersi per temperature mediamente alte e buona disponibilità idrica, poi la stagione estiva, a luglio, caratterizzata da alternanza di giornate limpide e calde a qualche altra fresca e umida, con un lieve ritardo nella maturazione, e un agosto caldo che ha favorito un sostanziale recupero e che ha fatto sì che si arrivasse alla raccolta di settembre con gradienti di maturazione soddisfacenti e buon equilibrio acidico. Un anno, in sintesi, dove la singolarità climatica ha portato a un maggiore accumulo di aromi terpenici che hanno trovato la loro migliore espressione nei mosti dell’uva manzoni bianco, il cui apporto si è rivelato molto significativo per la qualità del Cà del Magro di questo millesimo. Nel bicchiere un vino dal profilo aromatico esplosivo, dove intensità e finezza viaggiano insieme, con una sequenza di profumi che vanno dal cedro candito, allo zafferano, alla frutta esotica con il frutto della passione, fino alle note di pietra focaia, mentre in bocca il sorso è fin spiazzante, per vitalità, dinamismo e freschezza, caratteristiche che fanno ipotizzare la possibilità, per chi lo volesse, di lasciar ancora riposare in cantina per anni questo vero gioiello.
Di classe cristallina il 2019. Nell’anno, dopo un maggio in cui le temperature sotto la media avevano ritardato la fioritura e causato un parziale rallentamento del ciclo vegetativo, poi l’andamento stagionale è stato favorevole, seppure in presenza di qualche settimana siccitosa. E, grazie a un fine agosto e a un settembre prodighi di notti fresche, lo sviluppo degli aromi è stato ottimale e corretto il rapporto zuccheri/acidità. Nel bicchiere si ritrova un vino dall’equilibrio alcolico, fresco e sapido, con un ampio patrimonio olfattivo-aromatico con note di camomilla e fiori bianchi, dai sentori fruttati di mela Golden, pera, albicocca, pesca gialla, litchi e mango, dalla raffinata nota speziata di zenzero, dall’ottima struttura, dove il gusto è sapido ed equilibrato.
ca del magro.jpgE il terzo millesimo che spicca è il 2020, dove la fine dell’inverno e una primavera miti, con buone precipitazioni, hanno favorito un sensibile sviluppo vegetativo e l’anticipo delle prime fasi fenologiche. Anticipo e rigoglio proseguiti anche durante la fioritura e l’ingrossamento degli acini (fine giugno), con necessità di un primo diradamento dei grappoli. Cui poi è seguito un secondo diradamento a luglio. Un agosto con temperatura media piuttosto elevata (che ha giovato alle varietà precoci, Incrocio manzoni e pinot bianco, portando aromaticità e struttura) e un settembre, che con l’arrivo di notti più fresche, ha intensificato l’accumulo del patrimonio aromatico portandolo ai vertici in fernanda e garganega. Han fatto sì che già dai suoi esordi, il vino mostrasse particolare ricchezza olfatto-gustativa, sapidità e complessità. Oggi è vino di particolare finezza, dal colore giallo paglierino brillante, dal naso elegante, piacevolmente floreale, di gelsomino, cui seguono note di agrumi e sentori di frutta esotica, poi una raffinata nota minerale e sentori speziati di pepe bianco, mentre al palato il sorso è pieno, caratterizzato da sapidità ed equilibrio.

Per quanto riguarda l’Amarone della Valpolicella Docg Tenuta Lena Di Mezzo, i nostri tre coup de coeur, i millesimi 2009, 2015 e 2016.
Una sorpresa, per finezza, eleganza il 2009 figlio di un’annata in cui l’andamento climatico estivo si è sviluppato con costanza di temperatura media senza punte tropicali e limitata, ma corretta piovosità. Con settembre e la prima quindicina di ottobre ventilati e asciutti, con considerevole escursione termica giorno/notte. Che hanno favorito uno stato sanitario e una maturità perfetti. Nel bicchiere è un Amarone complesso, dalle tonalità di colore non cariche, coerente con la sua finezza al naso, dove si avvertono note di marasca sotto spirito, raffinata speziatura con sentori di cannella, buona struttura, con il sorso che è reso dinamico da freschezza e sapidità.
Pur in presenza di eterogeneità climatica per qualche eccesso di temperatura estiva, il 2015 si è concluso con settembre e ottobre molto regolari, ventilati e luminosissimi, per cui le uve sono arrivate alla raccolta in perfetta sanità e in equilibrio fra concentrazione zuccherina/acidità/accumulo fenolico. Oggi nel bicchiere l’Amarone ha grande complessità, con profumi intensi di ciliegie sotto spirito, prugne, liquirizia, cuoio, tabacco, cacao e spezie che vanno dal pepe ai chiodi di garofano, mentre al palato è di struttura potente, asciutto, armonico.
Ultimo, ma non ultimo, il 2016. L’annata, dopo una primavera fresca, ha avuto un’estate con temperature ottimali con saltuari e propizi eventi temporaleschi. E, a fine agosto e a settembre, le temperature diurne elevate con nottate fresche e buona ventilazione hanno favorito una perfetta maturazione. L’assaggio ha subito stupito per la profondità e l’ampiezza dello spettro aromatico, che va dalle note floreali di peonia e rosa, a quelle di frutta rossa, dove si impone l’amarena fino alla speziatura, per chiudere con nuance di china. Di bella struttura, in bocca ha sorso vellutato, bilanciato, con finale lungo e dal retrogusto piacevolmente ammandorlato.
bottiglie.jpgOra, se questa degustazione ha confermato, anche con l’assaggio “fuori programma” di un Cru, ossia del formidabile Amarone della Valpolicella Riserva Scarnocchio 2016, che non c’è dubbio che Monte del Frà oggi sia a buon diritto tra le realtà che firmano i migliori Amarone. Cosa forse più interessante, la verticale incrociata ha detto pure che il vino che però colloca la cantina tra le eccellenze del mondo, è il Custoza, bianco che nella sua interpretazione dimostra un fascino senza eguali.
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Monte del Frà

Strada Custoza, 35
Sommacampagna(VR)
tel. 045 510490

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