La cura della vigna, la vinificazione e i vini di questa cantina di Velletri

Omina Romana è un’azienda unica nel suo genere, in una regione considerata di scarsa vocazione per i vini. Conoscendola si è obbligati a ricredersi e immaginare un confronto diretto che fa capire come qui non ci sia nulla da invidiare alla Toscana o al Piemonte per i vini rossi o al Trentino Alto Adige per i bianchi.
omina-romana_4vini.jpgIl nome è riconducibile alle ricerche storiche su questo territorio a ridosso dei Colli Albani e alle conoscenze antropologiche e archeologiche sviluppate dal signor Boerner e della figlia Katharina in più di trent’anni di permanenza a Roma. In un luogo abitato anticamente da latini ed etruschi l’azienda è costituita da un corpo unico di 82 ettari che si trova appena sopra il Tirreno a 200 metri di altezza e si affaccia sul promontorio del Circeo, dando le spalle alle montagne della Maiella, su terreni vocati al vino sin già dall’800 a.C. Qui la vite (come pure l’ulivo) fu introdotta dai Greci e prosperò sino al primo scontro bellico mondiale; da lì in poi divenne zona per vinelli di pronta beva, rustici e un po’ superficiali.

Oltre al suolo vulcanico tipico del Monte Artemisio, sabbioso-argilloso su strati di 4 esplosioni da eruzioni diverse, la coltivazione risente anche di una brezza marina che spira senza sosta tutto l’anno, mantenendo le vigne sempre ventilate ed asciutte. Le importanti escursioni termiche notturne, date dall’aria che giunge dalle montagne abruzzesi, rinvigoriscono le piante dando loro la forza di radicarsi in profondità. Su queste basi, dopo aver condotto ulteriori approfondite ricerche sui terreni e sulla qualità dell’aria in collaborazione con le Università di Firenze e Hockenheim, che hanno confermato le grandi potenzialità vitivinicole di quest’area, i Boerner decidono di investire nell’impresa.
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LA CURA DELLA VIGNA

Dal 2007 l’obiettivo perseguito è di continuare un ideale percorso iniziato più di 2000 anni fa, estirpando le vecchie vigne e ripopolando il terreno con le specie varietali più vocate per questo ambito geologico: chardonnay, viognier, bellone, cesanese, cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot, incrocio Manzoni e petit verdot. Tutti i filari possono essere irrigati goccia a goccia, attingendo acqua pura da due pozzi di faglia a 140 metri di profondità; se ne fa uso dopo indagini quotidiane sulle faglie e solo se strettamente necessario.

L’idea portante di Omina Romana non è di pensare a una produzione per ettaro, bensì per ciascuna pianta, monitorandola costantemente fin dal momento del suo impianto, con l’ausilio di addetti ai lavori che conoscono alla perfezione i protocolli e seguono quotidianamente l’evoluzione delle vigne.

Data la forte prosperità del terreno, che conta più di 250 tipi di graminacee e leguminose, qui non si applicano semine. Esse vengono trinciate solo a primavera regalando al suolo humus organico e il giusto ambiente per gli insetti che aiutano nella lotta ai parassiti.

Il vigneto è dotato di tre stazioni meteo: in questo modo, prevenendo gli eventi atmosferici avversi, si può intervenire in modo mirato contro le malattie utilizzando solo un decimo delle dosi di trattamento abitualmente previste.

È l’enologo a scegliere varietà e quantità d’uva oltre ai filari da vendemmiare, avendo la certezza di farlo nel momento perfetto e mantenendo in cantina un rigore assoluto. La vendemmia è gestita eseguendo analisi sensoriali quotidiane sul grado di maturazione con una valutazione collegiale del momento ideale per agire.

Le uve bianche subiscono una criomacerazione, con l’esclusione del passaggio in pressa quando non necessario; il mosto non subisce chiarifica. Pure i rossi subiscono la criomacerazione, operazione che consente di lasciare intatto il loro corredo aromatico e ottenendo vini di bella struttura, caratterizzati da sapidità e freschezza.

Si vinifica in piccole vasche: al termine della fermentazione alcolica, le vinacce che solitamente vanno a costituire il pressato vengono ripassate all’interno con ghiaccio secco arricchendo il mosto fiore. Si ottiene così un liquido denso, oleoso e ricco di tannini (circa il 2% della massa) che verrà dosato dopo i 24 mesi di élevage dello stesso, escludendo così l’uso di sostanze come la gomma arabica.
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OMINA ROMANA: I VINI

Ars Magna rappresenta la linea top di gamma. Tra questi, grandissimo il Viogner, strordinariamente intenso di note agrumate e aromatiche. Poi lo Chardonnay, iodato, floreale di ginestra e gelsomino, carico di pesca a polpa bianca.
omina-romana_chardonnay-ars-magna.jpgTra i rossi, invece, ecco Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Quest'ultimo soprattutto è un concentrato di corpo ed eleganza, intenso e seducente, che va ascoltato a lungo per cogliere ogni sua nota, tra spezie esotiche, note scure di sottobosco, con una sapidità che scuote il sorso, per una persistenza esemplare.
omina-romana_merlot.jpgDa ricordare anche il Lazio Rosso Cuvée “Diana Nemorensis I”, nostro Top Hundred nel 2015, cuvée delle classiche varietà bordolesi merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc, dedicato alla dea romana della caccia, di cui questo vino ricalca la forza vitale. 

In generale, i bianchi affinano per 10 mesi in botti francesi di solo legno nuovo a grana fine, mentre i rossi vanno in legno a fine fermentazione alcolica con l’obiettivo di ottenere qualcosa di unico, fondendo armonicamente gli aromi e consentendo lo sviluppo di una struttura longeva.

Sono circa 500 le barrique dove i rossi stazionano per 24 mesi; esse ruotano su se stesse, in modo da poter effettuare il batonnage senza introdurre nulla ed evitando spostamenti e ossigenazione: in questo modo si crea un micro-clima inalterato sino all’imbottigliamento.

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