C’è una zona della Sicilia sulle colline a Nord Est di Campobello di Licata (Ag) che si è messa in testa di fare come Trentino e Franciacorta e diventare, dalla parte opposta d’Italia, un centro d’attenzione per il metodo classico. Anche in questo caso il merito dell’idea va a un imprenditore coraggioso, Giuseppe Milazzo, che negli anni Sessanta iniziò a coltivare il sogno di creare un grande spumante siciliano. Così sono iniziate le prime trasferte in terra francese e le sperimentazioni sullo chardonnay. Quell’epoca pionieristica è poi continuata su altre strade, seguendo due criteri: l’ambiente e le uve autoctone.

Biologico ante litteram (oggi le certificazioni biologiche campeggiano in etichetta), fin dagli anni Sessanta scelse di coltivare senza utilizzo di prodotti chimici di sintesi. Per sottolineare questa scelta mise sulle sue bottiglie un simbolo preciso: il Martin Pescatore, segno di bellezza e delicatezza. L’utilizzo di uve autoctone nella spumantizzazione prese invece avvio fin dagli anni Ottanta e oggi questi, insieme allo chardonnay, sono protagonisti dei loro vini.

Il Milazzo Metodo Classico Brut è un blend di inzolia (70%) e chardonnay (30%): la cuvée rimane sui lieviti per 18 mesi, che diventano 20 con un leggero passaggio in barrique per la Riserva. Il Terre della Baronia Gran Cuvée deriva sempre da inzolia e da due cloni di chardonnay; il Federico II Rex Sicilie annovera tre cloni di chardonnay e pinot bianco che stanno quattro anni sulle fecce. Ma dai 75 ettari di terreno posti in una posizione invidiabile per il perfetto equilibrio tra clima mediterraneo e leggera brezza con buona escursione termica notturna, si ottiene in realtà una gamma ancora più ampia di vini che contemplano il nero d’Avola, il perricone, ma anche l’Inzolia, il catarratto a cui si sommano i diversi vitigni del campo di sperimentazione aziendale che continua a essere l’officina delle idee dell’azienda. Qui negli anni è stato elaborato un programma di valorizzazione dei cloni e parallelamente uno studio delle forme di allevamento per incidere sulla qualità dei vini.

A colpirci è stato proprio il lavoro su un vitigno conosciuto nell’area di Campobello di Licata come inzolia rosa che entra al 70% (l’altro 30% è costituito da una selezione di biotipi di chardonnay) nel Milazzo D.Zero Metodo Classico Rosé. Le uve sono pressate separatamente e fermentate in acciaio. Una volta assemblata la giusta cuvée questa rimane a maturare 18 mesi sui lieviti. Nasce così questo vino che ha i colori del tramonto, avvolti da una schiuma persistente e un bel perlage, che nel bicchiere sembra non volersi spegnere. Al naso è particolarmente fine, con guizzi di mediterraneità nei suoi profumi di fiori e fragole di bosco e poi, all’assaggio, quella sapidità marina che, combinata all’acidità quasi nervosa, rende così piacevole la beva. E’ vino che evoca la Sicilia e un aperitivo con i fritti da gustare in una terrazza affacciata sul mare.

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