In zona lo chiamano 'l’Aj d’Caraj' ed è una particolare cultivar locale di aglio, molto delicata e digeribile, che per lungo tempo era a rischio scomparsa. Solo nel 2005 se n’è ripresa attivamente la coltivazione e, dall’iniziativa di due giovani donne, Debora Garino e Sandra Arneodo, nel 2008 è nato il Consorzio Volontario per la Tutela e valorizzazione di questo prodotto, che è il centro dell’attività produttiva della fattoria dell’aglio. Qui viene praticata la coltivazione biologica con la tecnica del pirodiserbo per evitare l’uso di diserbanti chimici e si realizzano chicche come il sale e l’olio all’aglio di Caraglio, Crema di Caraglio spalmabile e i Petali di Caraglio, aglio secco dal profumo più delicato di quello fresco. C’è poi anche l’Eclisse, un aglio nero al gusto di liquirizia e prugne secche, frutto di un antico processo di fermentazione, e il MelAj, connubio di miele di melata di bosco con petalo d’aglio storico di Caraglio secco.
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