La storia del Grillo, un vitigno “born in Sicily” dalle caratteristiche eccezionali

Il grillo è certamente uno dei vitigni chiave della produzione vinicola siciliana, in particolare nel territorio di Trapani. Essenziale per i Marsala, si è sempre più diffuso anche sulle tavole evolvendosi in modo sorprendente, tanto che le feste potrebbero essere un’ottima occasione per sperimentarne la versatilità, dalla forza caratteriale nei pasti a quella elegante nelle forme spumantizzate. Forse non sono ancora ben conosciute la potenzialità e le molteplici sfaccettature che questo vitigno offre, e anche per questo il Consorzio di tutela vini Sicilia Doc ne ha approfondito le origini e ha organizzato diversi eventi, tra cui una spettacolare edizione “Discovery Grillo”, tre giorni dedicati a esplorare la ricchezza e l’identità del vitigno stesso e del suo territorio.
grillo-sala.jpgAntonio Rallo, Presidente del Consorzio, si è particolarmente impegnato nel tracciare la storia e i natali dei vitigni autoctoni siciliani, partendo da studi condotti in collaborazione con Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura all'Università di Milano, che hanno identificato il profilo genetico del Grillo nell’incrocio del catarratto bianco con lo zibibbo moscato di Alessandria, espresso in due possibili biotipi. In laboratorio non era però possibile definire se tale inusuale incrocio fosse stato spontaneo o meno; perciò, la ricerca proseguì negli archivi bibliotecari di Favara (AG) con la collaborazione di Rosario Lentini, storico bibliografo amico di Antonio Rallo.
grillo-uve.jpgLe tracce storiche del Grillo conducono al 1874, quando il barone Antonino Amendola di Favara, agronomo e ampelografo che dedicò la sua vita allo studio di oltre quattromila varietà di viti, ibridò “il Catarratto comune di Sicilia collo Zibibbo, per ottenere un ibrido colle virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore, per potere fabbricare un Marsala più aromatico”, come scrive egli stesso nel 1904 in uno dei tanti manoscritti ritrovati e studiati per tracciare la storia di questo vitigno, e tra cui si annovera anche una breve, ma intensa, corrispondenza con il celebre naturalista britannico Charles Darwin, votata proprio all’approfondimento delle possibilità di incroci ed evoluzioni.

Il Grillo si conferma quindi come vitigno autoctono, uno dei pochi davvero “born in Sicily”, che ha ereditato i caratteri dei “padri”, prendendo il meglio da entrambi e adattandosi alla perfezione alla terra siciliana per tre ragioni principali: il clima caldo arido, spesso soffiato da venti africani, che determina una condizione climatica regolare e ottimale per la coltivazione di questo ceppo (anche in cultura biologica, particolarmente sviluppata in Sicilia); in secondo luogo il terreno, con le sue specifiche influenze sugli aromi e le acidità che ne esaltano le qualità; e infine il mare, che completa il quadro ambientale in cui il Grillo ha potuto prosperare.
grillo-vigne.jpgTra gli anni ‘10 e ‘40 del secolo scorso, il Grillo diventa infatti il primo vitigno in provincia di Trapani, sostituendo gran parte delle coltivazioni distrutte dalla filossera (catarratto, inzolia, catanese bianca e damaschino) e spiccando per la sua grande capacità di trattenere gli zuccheri (almeno un 30% in più degli altri vitigni) senza andare in appassimento e con un’acidità più alta ed un Ph sempre più basso, caratteristiche ottimali per produrre vini importanti, che ne hanno quindi decretato la fortuna e il successo.

Curiosa e ancor più incerta l’origine del nome. Alcune ipotesi riportano l’etimologia al latino “arillum”, ovvero “senza seme”, dato che appunto questa varietà contiene 1 o massimo 2 semi in ogni acino, a fronte dei 4 consueti. Ma potrebbe anche riferirsi a una produzione alterna, in cui alcune annate, per potature malfatte o scarsità di piogge, “saltano” proprio come fossero grilli.

Al di là dei natali storici ed etimologici, in generale il vitigno presenta una buona produttività grazie soprattutto a un peso medio del grappolo superiore, variabile per colatura e/o cascola, e un efficace accumulo degli zuccheri, che ha inizio tra metà/fine luglio fino ai primi giorni di settembre. Tradizionalmente allevato ad alberello marsalese, richiede potature piuttosto ricche e si adatta a forme di allevamento a controspalliera, con potatura mista a tralcio rinnovabile (eventualmente anche a sperone, ma con una riduzione di produzione per la più bassa fertilità del germoglio nel tratto basale).
grillo-bicchieri-tavolo.jpgDalla presentazione dello stesso Consorzio Sicilia Doc, “il vino presenta un colore giallo intenso con riflessi verdolini, all’olfatto è di elevata intensità aromatica, da cui emergono le note tipiche di agrumi, come il pompelmo, accompagnate da quelle vegetali speziate e di fiori bianchi. A queste si possono anche aggiungere note di frutto della passione; al gusto risulta ricco di elevata struttura ed ha un buon equilibrio tra la sensazione alcolica e quella acida; inoltre sovente risulta particolarmente sapido. La persistenza aromatica è elevata.”

Queste rimangono le caratteristiche di base; ma noi, come Grillo, non possiamo perdere l’occasione di “saltare” da una bottiglia all’altra delle tante alternative incluse nel Consorzio Sicilia Doc, scoprendo nuove ed entusiasmanti sfaccettature di questo vitigno in tutte le sue declinazioni e potenzialità espressive.

P.s. L’eccezionalità del Grillo l’abbiamo rilevata quest’anno a Golosaria, che ospitava nell’Enoteca dei vini Top il Grillo “Edesia” 2021 di Alcesti cantina in Marsala. Un vino esattamente come viene descritto, di piacevolissima bevibilità, intenso e persistente, con note di agrumi e macchia mediterranea che attesta il lavoro di questa cantina, premiata fra i Top Hundred nel 2005 con il Sicilia Grillo 2004 (che ora è proprio il Sicilia Grillo “Edesia”) e nel 2007 con il Sicilia Pignatello 2006 (attualmente non più in produzione) come una delle più interessanti d’Italia.

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