Le gelaterie puntano sul delivery. Una tendenza destinata a restare?
In una storica Golosaria - anche se allora si chiamava ancora Salotto di Papillon - a Novi Ligure, maggio 2005, organizzammo il raduno dei carretti da gelato, articolo vintage che in quel momento era pressoché estinto da almeno una ventina d’anni, sorpassato prima dai veicoli a motore e poi dai furgoni dello street food.
Paolo Massobrio, Edoardo Raspelli e Marco Gatti al Salotto di Papillon di Novi Ligure nel 2005 alla guida dei carretti da gelatoSono passati quindici anni esatti da allora e la bicicletta da gelato torna, poco importa se sotto forma di fattorino sulle due ruote. Complice il Covid e, in parte le misure contro il climate change, il gelato è tornato a viaggiare sulle due ruote e, soprattutto, su web.
Come nel caso della pizza (link), anche la gelateria è stata costretta a ripensarsi.
Pur partendo da un prodotto che nasce già di per sé per il take away (pensiamo alla vaschetta), l’acquisto del gelato è per lo più un acquisto che viene fatto d’impulso. Insomma è il cono che si mangia passeggiando in centro, la vaschetta presa al volo prima di passare a casa di amici. Cosa significa invece vendere davvero il gelato on line, lo sapevano in pochi.
Andrea Soban della Gelateria Soban di Valenza (ma anche Alessandria e Trieste) è stato uno tra i primi, dieci anni fa, a misurarsi con la vendita di gelato on line però puntando su alcune nicchie di consumo (come ad esempio chi aveva particolari problemi di intolleranze). Spediva i suoi gelati in tutta Italia, ma - dati i margini ristretti dal punto di vista economico - l’impresa si era rivelata poco sostenibile e diventata marginale. Il lockdown però lo ha obbligato a ripensare l’attività on line: “La distribuzione locale, se ben fatta, può dare soddisfazione - spiega - Se decidi di lavorare per fasce di consegna puoi ottimizzare l’attività del laboratorio anche con personale ridotto. Poi le modalità di distribuzione (e il relativo successo) variano molto tra le diverse zone: in città, dove si fa fatica a parcheggiare, la spinta al delivery è forte, nei piccoli centri è più facile che l’ordine sia finalizzato alla consegna take away”.
Ci sono poi differenze anche in base al vettore scelto: “Con il delivery conta il servizio, spesso, più del prodotto. Contano le fasce chilometriche, le modalità di consegna e la possibilità ad esempio di raggiungere i piccoli centri". ( Un’osservazione, quest’ultima, da tener ben presente in un Paese come l’Italia fatto di piccoli borghi che spesso le grandi compagnie tendono a dimenticare. Ndr). C’è poi, contemporaneamente, il fattore più umano, sociale, di empatia con la propria comunità di utenti.
I titolari della Gelateria SobanStefano Guizzetti di Ciacco (con negozi a Parma e Milano) ha lanciato nelle scorse settimane un format #arrivaciacco che ha riscosso un’eco straordinaria. L’idea è stata quella di proporre, in abbinamento ai gusti del gelato, le materie prime con cui questo era fatto acquistabili dal cliente. Insomma, un delivery allargato che permette di avere al proprio domicilio anche crema spalmabile, caffè, ricotta, robiola e Parmigiano.
“Ai clienti - ci spiega Stefano - l’operazione è piaciuta molto soprattutto a Parma dove ho potuto andare io direttamente at home a portare il gelato e i prodotti. L’interazione con i clienti, poi, portata avanti anche attraverso i social e a una speciale cartolina con le ricette per farsi il gelato a casa, allegata a ogni vaschetta, è stata la carta vincente. Un’operazione che continuerò a Parma, dove la community (perché di questo si tratta, più che di semplice clientela) si è allargata, mentre a Milano, dove la logistica è tuttora fondamentale, il servizio deve essere ripensato”.
Stefano Guizzetti della gelateria Ciacco Alberto Marchetti, altro genio del gelato, dell’omonima gelateria di Torino (dove i punti vendita sono tre, ma ha negozi anche a Milano, in Liguria e ad Alba), ha estremizzato il concetto di gelatiere a casa e lanciato - in collaborazione con un tour operator - il format Mantecato e mangiato. Un appuntamento settimanale, in vendita sul sito, a un’ora precisa: ci si collega a Casa Marchetti tramite Zoom e si assiste alla preparazione del gelato che in quel momento viene recapitato direttamente a casa. Un format che è delivery, utilizzo dei social e turismo esperienziale. Utilizzabile su base locale, ma potenzialmente espandibile al mondo.
Alberto Marchetti dell'omonima gelateria di TorinoGusto17 è una gelateria milanese che nelle ultime settimane si è anche conquistata spazio sul media economico Forbes. Il motivo è semplice: ad interessare la redazione il particolare format che prevede pochi gusti (16) più uno che cambia settimanalmente in base alla richiesta dei clienti selezionata tramite i social secondo un’ottica di personalizzazione totale. Poi delivery fin dall’inizio della loro esperienza (cosa che gli ha permesso di essere già rodati durante il lockdown) e negozi di piccole metrature ideali per la formula easy-to-go ovvero pensata per l’asporto. Una formula che apre un altro tema, che sembra emergere dall’analisi delle diverse esperienze: la possibilità di dar vita a vere e proprie “dark ice-cream shop”. O almeno a un sistema di servizio diverso.
Le vaschette da asporto di Gusto17 di Milano“La produzione programmata facilita il lavoro, ci sono margini maggiori grazie a una riduzione dei costi (meno superficie, meno personale ad esempio) ma la grande difficoltà è organizzare un sistema efficiente e un proprio servizio di consegna che permetta di ottimizzare i costi” commenta Andrea Soban. Che però aggiunge: “Un unico laboratorio centralizzato e tante, piccole o piccolissime rivendite, dove comprare al volo o ritirare l’ordine, questo sarà il futuro della gelateria”. Piccole al punto di stare in pochi metri quadri o, addirittura, su una bicicletta.
Diciamolo (sottovoce): probabilmente nel 2005 ci eravamo sbagliati.