Viaggio nel significato etimologico

L’analisi delle etimologie è il discorso della verità. Lo conferma il vocabolo stesso: etimo era un sostantivo usato dai filosofi e dai grammatici greci e latini per indicare il significato reale, vero di una parola. Logia era ed è un suffisso che si lega a più termini per dare vita a un discorso, un’espressione, uno studio, una trattazione. 

Le etimologie spiegano, colorano, illuminano, permettono di guardare il mondo con uno sguardo nuovo, più attento. Creano delle ragnatele di significati che si intersecano tra loro, si rincorrono e bastano a se stessi: scoprire un’etimologia implica comprendere la natura del soggetto preso in considerazione. 

Questa scienza viene spesso dimenticata, ma il suo fascino non cessa di esistere; essa si può applicare a ogni ambito della vita - svelando misteri e scoprendo tesori - compreso quello alimentare: la necessità e l’arte del nutrirsi, il bisogno di cucinare, la voglia di degustare. 
Già uno dei termini alla base del cibo e della loro preparazione nasconde un paradosso, da capire e fare proprio: la parola gastronomia. È composta da gaster e nomia: gaster indica il ventre, la pancia, mentre nomia è il suffisso della legge, dell’amministrazione, del governo. La gastronomia è la legge del ventre, il governo della pancia. 
La contraddizione insita in questo sostantivo è concettuale: il ventre è la sede dell’istinto, della sregolatezza, e si unisce a una disciplina rigida, a regole definite. L’arte della cucina è un precario equilibrio tra la natura quasi animalesca che ci portiamo dentro dalla notte dei tempi e l’idea di governo, protagonista della filosofia politica, che vantiamo come nostra invenzione da secoli a oggi. 
preparazione-piatto.jpgLa gastronomia è quindi una dicotomia, una polarizzazione che implica complementarietà: l’arte culinaria celebra la coesistenza di istinto e rigore. Questo richiama alla memoria una lezione antica come il mondo, che tanti autori hanno trasportato dall’inchiostro alla carta; tra questi, Robert Louis Stevenson è riuscito a riassumerla con una lucidità di pensiero particolarmente efficace: nel celeberrimo racconto Lo strano caso del dottor Jekyll and del signor Hyde scrive “Man is not truly one, but truly two”. L’uomo non è veramente uno, ma veramente due: perché in lui vivono due parti diverse, l’impulso e la ragione. E così accade nella gastronomia: la gastronomia e l’umanità sono allo stesso modo, l’arte di essere umani combacia con l’arte della cucina.
Nutrirsi e cucinare, espressioni della condizione umana. 

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