Un risultato in controtendenza dalle nostre degustazioni di fine anno: i risultati migliori arrivano dai grandi bianchi (e i rossi in botte piccola soffrono) 

Continuano i nostri assaggi delle bottiglie storiche (almeno 10 anni dalla vendemmia) che abbiamo conservato in cantina da precedenti degustazioni. Le sorprese non mancano, soprattutto tra alcuni grandi Bianchi che nel tempo hanno riservato un’evoluzione interessante. Da sottolineare anche, in senso contrario, il risultato sotto le aspettative dei Rossi che, purtroppo, scontano l’impiego della botte piccola per un risultato immediato e che quindi, sulla lunga distanza, subisce una sorta di invecchiamento precoce. Infatti tra i Rossi che abbiamo individuato - da cui sono state escluse le grandi denominazioni vocate di per sé all’invecchiamento - troverete qualche “underdog” molto interessante. 

Cominciamo dai Bianchi

La sorpresa dei Verdicchio di Jesi - sorpresa per modo di dire, perché sappiamo che questi vini hanno enormi potenzialità -. Lo abbiamo riscontrato nel Verdicchio di Jesi classico Velenosi “Querciantica”  2013 con naso di frutta esotica, papaja, banana. In bocca è pieno con una bella sapidità.
ivelenosi-verdicchio quercia antica.jpgAltrettanto interessante il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico “Balciana” 2014 di Sartarelli, altro grande specialista nel mondo del Verdicchio, che a  un decennio dalla vendemmia offre un naso ancora verde appena addolcito dai sentori caramellati sviluppati con gli anni.
saratarelli.jpgQuindi il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico sup. Casal di Serra 2012 firmato da Umani Ronchi. Al naso c’è ancora tutta l’eleganza di un grande Verdicchio con naso fine, balsamico, che già trasmette una sapidità da cogliere perfettamente in bocca, in un sorso pieno, di giusta acidità.  
umani ronchi.jpgIl Verdicchio Classico Superiore Vigna Novali 2016 di Moncaro, il più giovane della batteria, ha in realtà un naso abbastanza evoluto, di colore oro, con profumi immediatamente sulfurei che si aprono poi al miele di agrumi e allo zafferano con sorso pieno e acidità possente. 
moncaro.jpgPoi il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Villa Bucci riserva 2009 non delude le aspettative. Siamo di fronte a un re e lo dimostra fin dal colore oro brillante con un naso intenso, minerale e un sorso che ha sapidità e giusta acidità. 
villa-bucci.jpgSempre tra i bianchi, anche in Umbria sottolineiamo dei campioni che hanno vinto la sfida con il tempo, come il Colli Alto Tiberini Bianco “Silentium” 2010 di Tenute  Aliani.
silentium.jpgDa uve trebbiano, grechetto, chardonnay ha colore oro e naso minerale, ricco di idrocarburi. In bocca è pieno, di buona acidità. Quindi il Grechetto di Todi 2013 Fiorfiore di Roccafiore dal colore ambrato e un naso di  essenza floreale.
roccafiore.jpgGrandissimo l’ Orvieto classico 2013 di Barberani Luigi e Giovanna, di colore tendente all’oro, ha naso complesso, con idrocarburi e frutta gialla. In bocca ha stoffa, è pieno, intenso. 
barberani.jpgL’Alto Adige, terra di bianchi d’autore, mette in campo il Sauvignon Lieben Aich 2012 di Manincor, dal colore paglierino brillante tendente all’oro, al naso le erbe aromatiche si sono evolute negli idrocarburi, con sentori floreali e di pesca bianca. In bocca ha acidità, si ritrova il frutto nel retrogusto in un sorso che stupisce per la sua freschezza.
manincor.jpgAltro Sauvignon da conservare tranquillamente in cantina il Bianco Cuvée “Maso Toresella” di Cavit 2012 che ha naso intenso con i classici sentori di un sauvignon giunto alla sua maturità. In bocca è pieno intenso di stoffa setosa.
cavit-maso.jpgDa non perdere, sulla lunga distanza, anche l’evoluzione del pinot grigio. Il Pinot Grigio Santa Margherita Impronta del Fondatore 2012 è tutta finezza con un naso di frutta gialla e sorso equilibrato, minerale (incredibile la sua vitalità e integrità, per il miglior assaggio nella batteria dei Bianchi).
santa margherita-impronta.jpg
Stessa annata fortunata per il  Terre di San Rocco Pinot Grigio 2012 con naso di the e camomilla e una mineralità distintiva al palato. Migliora andando ancora in là nel tempo: il Terre di San Rocco Pinot Grigio 2009 è raffinato, in un naso con note fruttate leggere e un sorso pieno persistente che nel retrogusto evoca il caramello salato. 
terre di san rocco.jpgE poi ancora: Fiano di Avellino 2014  I Ricordi di Vigna Villae: si presenta di un bel colore oro, al naso ha sviluppato sentori di te nero accompagnati da erbe amare, cicoria, malva che diventano quasi balsamiche. In bocca è pieno, equilibrato. 
Ecco poi il Lessini Durello Metodo Classico Riserva Sandro De Bruno vendemmia 2010, con naso fine, dove i lieviti si sono trasformati profumi sottili di crema pasticciera che in bocca è pieno con finale piacevolmente amaricante.
Colli Trevigiani  2015 Incrocio Manzoni 6.0.13 di Ida Agnoletti  è un vino completamente inaspettato che al naso di dimostra balsamico, minerale, con menta ed erba amara. In bocca ha una bella consistenza con l’ammandorlato sul finale. Non a caso su un Top Hundred sorprendente già alcuni anni fa.
ida agnoletti.jpgL’assaggio che probabilmente merita lo scettro, considerando la durata nel tempo, è il Soave classico Alzari 2004  di Coffele che al naso ha note profonde di albicocca passita e chinotto. In bocca è grandioso, con bella spalla, pieno molto intenso, con un'eleganza amaricante che trae origine da un bel corpo. Un bianco commovente considerando i vent’anni di età. 
coffele.jpgInfine, come promesso, una carrellata di rossi inaspettati

Cominciamo da un grande dell’Oltrepò Pavese, Andi Fausto, con la sua Bonarda vivace 2004  che a vent’anni di distanza è ancora lì con la sua bollicina e un naso di frutta e liquirizia. Piacevole, equilibrato, fragrante.
andi fausto.jpgQuindi sempre in zona, Tenuta Mazzolino con il Pinot Nero Noir 2006 dal colore ancora vivo e il naso di bella stoffa dove domina la nota fumé. In bocca è elegante, ancora vibrante. Underdog per eccellenza il vino della provincia di Milano: in questo caso parliamo del Banino di Panigada anno 2003: ancora vibrante, pieno, amaricante.
banino.jpgSempre in Lombardia tiene alta la bandiera del Bardolino il campione di Villa Calicantus. Il  Bardolino superiore “Avresir” 2013 può vantare ancora un naso fresco, fruttato, con una sottile liquirizia che tornerà anche per via retrolfattiva.
villa calicantus.jpgIn Alto Adige si fa notare il Lagrein Riserva 2012 di Muri-Gries con un naso di grande complessità che annovera peperone, mora, noce e cioccolato.

Dal Veneto e più precisamente dai Colli Euganei un altro campione della nostra predilezione firmato da Il Pianzio di Selmin. Il Cabernet Sauvignon Jenio 2013 ha naso potente ed elegante, dove la roccia vulcanica fa il paio con il peperone per aprire a un sorso che è tutto equilibrio, con un tannino che accarezza. 
il pianzio.jpgAndiamo nel Vicentino per scoprire invece due vini di una cantina che con il tempo ha un ottimo rapporto: Le Pignole. Il Rosso Veneto “Soastene” 2005 da cabernet franc e carmenere ha naso di grande eleganza con note di mallo di noce e peperone, interessante al pari del Merlot della stessa cantina - anno però 2006 - che spicca al naso per la foglia di pomodoro e il cioccolato e in bocca è vivo, con un’acidità che sa ancora pungere. 

Come sempre belle sorprese, benché gli assaggi abbiano interessato oltre 100 bottiglie. Quindi poche quelle ancora vive, ma queste poche sono risultate decisamente grandi!

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