'Missoltino' (o missultit in dialetto) è il nome con cui in queste zone viene chiamato il pesce agone pescato nei mesi estivi, eviscerato, salato, fatto essiccare e messo nelle missolte, i piccoli barili di legno da cui prende il nome. La pesca e la lavorazione di questo prodotto sembrava destinata a una graduale e inevitabile estinzione: pochi pescatori si dedicavano all’attività e la presenza nei menù dei ristoranti era ridotta ai minimi termini. Poi alcune realtà sono ripartite valorizzando questo prodotto antico per ridare vigore all’intero settore, non solo per l’aspetto culinario ma anche grazie alla scoperta dell’ittiturismo, un equivalente dell’agriturismo ma sull’acqua: si sale su una barca all’alba, si va a pesca e alla fine si mangia quello che è stato catturato. L’interesse sorto attorno a questo prodotto si deve al particolare sapore, conferitogli dalla nota grassa che i pesci rilasciano nel corso della conservazione, che avviene in scatole di latta con foglie di alloro.
Da Ceko Il Pescatore i missoltini sono una vera istituzione. Gli agoni vengono trasformati manualmente, mentre il resto del pescato (lavarelli, alborelle, pesce persico, cavedani e agoni catturati dalla famiglia Ghislanzoni) viene lavorato con mano abile e trasformato in ricette che danno vita a succulenti piatti.

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