Vent’anni di nobiltà raccontati in dieci vini di classe

Vola alto l’Aquila Reale di Cesarini Sforza! Metti un giorno a pranzo, con una cantina che con coraggio si sottopone al giudizio della critica rischiando un percorso di degustazione fuori dagli schemi e con un grande cuoco che si mette in gioco accettando di lavorare ai fornelli di una cucina che non è la sua, sapendo che i suoi piatti dovranno sposarsi alle caratteristiche di annate differenti, senza che il suo “ego”, come accade, ahinoi, non di rado con suoi colleghi anche famosi, oscuri i diversi millesimi.
katia cilia.jpgAd apparecchiare questa tavola speciale, il team guidato da Katia Cilia, capace di far incrociare venti anni di storia del cru di Cesarini Sforza raccontati in dieci vini, con dieci piatti d’autore, studiati ad hoc da Alessandro Gilmozzi, chef geniale e di talento cristallino de El Molin di Cavalese, capace di stregare con creazioni fedeli al territorio con profumi e atmosfere di boschi e montagne.
gilmozzi.jpgNon un anniversario, questo appuntamento, ma una première che voleva far conoscere evoluzione e longevità di Aquila Reale Riserva, spumante di classe, che è il fiore all’occhiello e alfiere dell’eccellenza della produzione vitivinicola di Cesarini Sforza.

“Nel 2019 Cesarini Sforza è entrata nell’orbita del Gruppo Cavit, senza però perdere la propria identità e filosofia” ha detto Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit, introducendo la degustazione. “La casa spumantistica con l’emblema dell’Aquila Reale racchiude in sé l’essenza del territorio, vanta una lunga storia e un’importante tradizione di qualità. Con l’acquisizione è iniziata una nuova era. Stiamo facendo molti investimenti sulla struttura, sui prodotti, sulla distribuzione e la comunicazione. Abbiamo obiettivi ambiziosi e siamo convinti che riusciremo a raggiungerli”.
enrico zanoni.jpgLa presentazione delle diverse annate, ha seguito uno schema inusuale, perché “con la verticale della nostra Riserva Aquila Reale – ha spiegato introducendo gli assaggi Andrea Buccella, Responsabile tecnico ed enologo di Cesarini Sforza – quello che abbiamo voluto realizzare è un percorso di degustazione con 10 vini che potesse rappresentare al meglio un periodo di 20 anni attraverso l’utilizzo non di vecchie sboccature, ma di riserve RD ovvero degorgiate tutte lo stesso giorno, a inizio settembre, e dosate con la stessa liqueur”.
buccella.jpgUna sfida che ha visto arrivare nei calici vini prodotti in annate calde, fredde, normali, con una maturazione in bottiglia sui lieviti che andava da 35 a ben 243 mesi (per l’annata 2001) consentendo di apprezzare appieno la longevità dello chardonnay e la sua evoluzione nel tempo. Prodotta con sole uve chardonnay, appunto, e solo in annate che permettono una perfetta sanità e maturazione delle uve, Aquila Reale nasce a Maso Sette Fontane, a una quota di circa 500 m slm su un terreno detritico, leggermente calcareo non molto profondo, esposto ad Ovest, che garantisce la salubrità degli acini. La conduzione del vigneto è di tipo biologico.
territorio.jpgIl viaggio nel tempo è iniziato con l’Aquila reale che ha spiccato il volo con il millesimo 2021, accompagnato da un macaron di pasta Felicetti. Ottima annata, in cui non si sono registrati eventi climatici di particolare rilevanza né problemi sanitari al momento della vendemmia, dove, per preservare l’acidità e la verticalità è stata svolta fermentazione malolattica parziale. Il naso ha note dolci fruttate, che dicono della sua giovinezza, avendo appena un anno di vita e in bocca si propone con promettente freschezza e buona struttura.
macaron.jpgIl 2018, dopo un inverno freddo che ha comportato un germogliamento tardivo delle piante e un aprile in cui le temperature sono aumentate in modo costante, garantendo una crescita ottimale, è stato caratterizzato da una vendemmia, nella prima settimana di settembre, con uve sane e di ottimale profilo organolettico. Con il panino di segale al vapore con speck Riserva speciale 22 mesi dello chef, uno spumante dall’esuberanza giovanile, che si propone con note fresche fruttate all’olfatto, e che al palato si segnala per il buon equilibrio tra acidità e struttura.
2018.jpgAnnata siccitosa il 2015 con il caldo che ha portato a una vendemmia relativamente precoce (27 agosto) con quantitativi inferiori di uva e grappoli di minori dimensioni rispetto alla media. Al naso si delinea un frutto intrigante, seguito da lievi percezioni di pasticceria. La spiccata acidità è perfettamente sostenuta da grande struttura, la quale conferisce morbidezza al sorso. Suggestivo l’abbinamento con “L’ipotesi di torba”, che si sposava a meraviglia con uno spumante elegante e profondo, che colpisce per persistenza e lunghezza.
ipotesi-torba.jpgRispetto alla media storica l’annata 2013 ha registrato ritardi in tutte le fasi fenologiche della vite sino alla raccolta delle uve, avvenuta nella prima decade di settembre. La maturazione tardiva ha permesso di ottenere un frutto ancora fresco e fragrante. Ecco perché nel bicchiere ha profumi freschi di mela verde, mentre in bocca ha sorso avvolgente e vellutato, arricchito da una buona struttura.

Ed eccoci all’annata che presto uscirà sul mercato, la 2012, caratterizzata da un marzo molto caldo e siccitoso che ha portato a un germogliamento della vite precoce, con le piogge di aprile che hanno successivamente rallentato lo sviluppo fino alla fioritura, e il caldo di luglio e agosto che ha abbreviato la fase di invaiatura, portando a una vendemmia lievemente anticipata (27 agosto). Il piatto abbinato il risotto alla cenere di pigna fermentata, perché la precocità dell’annata non ha compromesso l’incredibile finezza ed eleganza di questo Metodo Classico. I sentori fruttati sono in perfetta armonia con le note agrumate, al palato sorprendono l’ottima struttura e la netta verticalità. Il sorso è equilibrato e appagante.
risotto.jpgElegante, armonico, fine e di avvincente lunghezza il 2010, figlio di un’annata mediamente precoce che ha richiesto una vendemmia leggermente anticipata (31 agosto) e che all’assaggio è di buona complessità, con note fruttate di mela e agrumi, cui seguono invitanti sfumature di piccola pasticceria ed erbe montane.

Un’emozione il millesimo 2009, che pur precoce, ha donato uve perfettamente sane, con la vendemmia che è avvenuta a inizio settembre. Abbinato a un geniale carpione al Gilbach gin mele selvatiche e levistico. Al naso è elegante e di grande freschezza, con una complessità che sorprende e incanta per le raffinate sfumature olfattive che vanno dalle note di frutta candita alla pasticceria, dalla mandorla alla nocciola, fino alle spezie, con un sorso che è strutturato e cremoso, e chiude con un finale appagante e lungo.
carpione-gilbac.jpgL’annata 2007 è stata precoce, ma non eccessivamente calda, con l’anticipo del germogliamento delle piante e delle successive fasi fenologiche della vite che ha condotto a una raccolta delle uve il 21 agosto. Reale di Grigia Alpina scottata in braci topinambour e porri tardivi, il piatto per questo millesimo che ha ancora marcate note di tostato. Nel calice ha colore giallo dorato carico, luminoso, mentre al naso ha profumi di albicocca e frutta secca, note balsamiche e nuances di pasticceria e di caffè, vaniglia, per un sorso che svela struttura importante.
carpione.jpgÈ un bicchiere che si segnala per profondità, quello del 2004, anno che ha portato allo sviluppo di uve di grande personalità, vendemmiate ai primi di settembre. Giallo oro, ha note di grande evoluzione e complessità, con sentori di frutta secca e spezie, gusto equilibrato.

Annata torrida, il 2003, dove le condizioni climatiche hanno imposto una raccolta anticipata delle uve a fine agosto. Tuttavia, il suo corredo aromatico è suggestivo, con un bouquet che si rivela ricco e complesso, con note di frutta secca che si alternano a eleganti nuances balsamiche e fine speziatura.
tutte.jpgIl gran finale con l’Aquila Reale Riserva 2001 in versione magnum. Spontaneo l’applauso per questo “gioiello”, gustato con il panettone di montagna con zabaglione al pino mugo. Un vino che vince la sfida del tempo, presentandosi perfetto sotto il profilo organolettico. Al naso, poesia, con un bouquet che va dalle note di frutta secca, al fico, all’albicocca e al miele. Emozione anche in bocca, dove il sorso è pieno e complesso, con un finale carezzevole di lunghissima persistenza.
Vent’anni di nobiltà raccontati in dieci vini di classe!

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