È morto all’età di 77 anni, il cuoco artista delle Langhe

Ci sono personaggi che hanno dentro qualcosa di eterno e Cesare Giaccone era uno di questi. Un cuoco, un pittore, un amico confidente, un langhetto fatto e finito che trovava la sua soddisfazione lontano dalle luci della ribalta. E’ morto ieri all’ospedale di Dogliani, che era il paese del suo amico Gianni Gallo, pittore come lui, che gli aveva disegnato le etichette dei suoi primi aceti di Barolo.

Quante volte io sia stato da Cesare davvero non lo posso conteggiare. Era una meta imprescindibile, per uno che per primo aveva portato il pesce nelle Langhe, e cucinava d’estate, nella sua trattoria dei Cacciatori ad Albaretto della Torre. La prima volta, tuttavia, mi ci portò Angelo Gaja, era il 1986, insieme a Giacomo Bologna e Antonio Santini, per festeggiare Peppino Cantarelli, uno dei cuochi mitici che stava a Samboseto di Busseto. Allora non riuscimmo a immortalare quel momento, ma lo ricordo come fosse oggi, nella veranda piena di luce. Ci ritornai qualche anno dopo, e questa volta ero con Luigi Veronelli, che dovevo intervistare proprio lì da lui. E poi le serate con Rino Fontana, a bere vini leggendari, con mia moglie Silvana, con Mario Calabresi, Luca Ubaldeschi e Luciano Bertello, forse l’ultima volta nel 2014, quando trovammo sul tavolo il menu disegnato e scritto a mano, segno massimo di accoglienza e di rispetto per l’ospite. In tutti questi pranzi un comun denominatore: il capretto allo spiedo che cuoceva lentamente sul camino, e la chiusura della cena con lo zabaione alla don Camera (già parroco in Albaretto), servito accanto a una composizione artistica di rami di nocciole, che in realtà erano dei dolci.
cesare in cucina.jpgLa prima volta con Peppino Cantarelli, mi riporta tuttavia ad Adriana Ghiozzi, la mamma di Gene e di Charlie Gnocchi, scomparsa anche lei pochi giorni fa e amica di Mirella Cantarelli, che le aveva insegnato a fare il Savarin di riso. Cesare invece aveva insegnato ai ragazzi che raccoglieva padre Eligio, nelle sue oasi di recupero, per farli tornare alla vita: a Cetona, a Cozzo Lomellina…
con mamma gnocchi.jpgEra generoso Cesare e sapeva essere un amico, tanto che per l’edizione del 2012 di Adesso, si prestò ad illustrarla con 13 suoi quadri, bellissimi, lui che era considerato un Ligabue. Poi passa il tempo e dal suo ristorante dove crea un laboratorio per fare aceti straordinari (ora continua il figlio Oscar), passa a un locale più piccolo in paese che poi rileva il figlio Filippo, oste in Albareto, bravissimo. Nel frattempo accetta di cucinare a Fontanafredda per Oscar Farinetti e lì ricordo una serata speciale, con Gianmaria Testa, che a fine cena ci cantò i suoi brani.

adesso 2012.jpgLa relazione con questo cuoco-artista straordinario sfila come in un film: quando mi chiamava perché mi confondeva con il suo macellaio; nella piazza di Dogliani, mentre faceva la spesa, oppure quando era la stagione del tartufo e lui si illuminava.

Di lui infatti conservo il racconto più bello, di quando Giacomo Conterno bussò alla sua porta in piena notte e gli mostrò cosa teneva dentro al fazzoletto. Al che Cesare fece cuocere tutte le uova che aveva in casa e insieme finirono quella trifola gigante. Ovviamente con una bottiglia di Barolo.

Lo ricorderemo sempre, per i momenti straordinari che ci ha regalato, per la precisione della sua cucina schietta, per la sua amicizia e la sua semplicità.

Condoglianze ai figli: Filippo e Oscar, alla figlia Elisa e alla compagna Margherita che gli è stata vicino sempre.
I funerali saranno celebrati martedì alle 15 nella chiesa di Albaretto della Torre.

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