Due giovani chef nelle cucine di Castell’Alfero
Il panorama che godi dalla terrazza di Castell’Alfero fa parte del corredo struggente del Monferrato. Ci si veniva ancora, anni pre Covid, quando Marisa Torta aveva preso in gestione il locale dopo l’esperienza trattoriesca di Dirce. Dopodiché la chiusura, anche se la piazza intorno al castello che conforma il centro storico del paese offre vitalità fra caffè e giardini, che danno sulla piazza e sui panorami che dicevamo. Ma, colpo di scena, da qualche mese questa location ha riaperto le porte, con due giovani chef che arrivano da grandi esperienze in Francia e Spagna, dove si sono conosciuti. Alessandro Bartoli, astigiano, 30 anni, ha incontrato Giulio Canavese, ligure, 35 anni, nelle cucine del Disfrutar di Barcellona. E da qui sono partiti per un grande rientro. Ora, se il primo è stato capo partita dei secondi (carni e pesci), il secondo, ingegnere, è un pastry chef.
Fuori dall’ingresso una targa riporta il nome Àlea, che si rifà al detto romano “Il dado è tratto”. Quindi nessun ripensamento: le radici nell’Astigiano, del resto, hanno avuto nobili esempi (da Guido ai Fassi del Gener Neuv) e ora è arrivato il momento di ripartire. Con il fine dining? Certamente e come potrebbe essere altrimenti, benché il primo dei tre menu degustazione sia dedicato alla Tradizione (55 euro). Il secondo menu è totalmente Vegetariano (70 euro), il terzo è Creativo e di chiama Àlea (85 euro). Tuttavia, ogni piatto menzionato nei tre menu può essere ordinato alla carta.
C’è poi una selezione dei vini con buone etichette (anche se una ricerca più approfondita e appassionata) sarebbe gradita e una selezione indovinata e generosa di etichette a bicchiere (Bravi!).
La sala coi tavoli tondi è elegante e su ogni tavolo c’è una zuppiera con fogli che riportano brani letterari arrotolati intorno a un cucchiaio o a una forchetta.
Detto questo, Àlea non è il luogo per le abbuffate anzi: c’è un equilibrio nutrizionale nelle scelte che può anche farti alzare senza sentirti satollo (e oggi, questo, è da considerare un valore aggiunto). Per capirci: i due giovani hanno evitato di ammorbare il cliente con una sequenza esagerata e presuntuosa di amuse bouche (ne basta uno, molto buono e succulento, come hanno fatto loro) e al termine di pezzi di piccola pasticceria che creano solo disagio (ne bastano due). Il pane da intingere in un buono olio Evo ligure e i grissini li fanno loro e sono eccellenti.
Ora, dal menu della Tradizione ecco un superbo flan di bietola e bagnacauda alla nocciola (15 euro),
mentre dal menu vegetariano (70 euro intero) abbiamo provato il geniale “Mela, cetriolo e zenzero”, dal sapore incisivo (che però più che una portata può sembrare un appetizer, almeno per la quantità). A me è piaciuto moltissimo, anche per quell’equilibrio di freschezza sostenuto da un aroma persistente.
Dal menu Àlea avremmo ordinato la salsa fredda alla ciliegia con anguilla e robiola di capra (20 euro), ma quella sera l’anguilla non è arrivata e quindi abbiamo optato per altro.
Ai primi ecco i plin (ma perché chiamarli col modaiolo nome di plin, quando la dimensione è quella dell’agnolotto astigiano?) al sugo di noci. Sono gustosi, succulenti e anche la pasta ha una texture perfetta. Bravi!!!
Dal menu Vegetariano ecco invece lo gnocco di melanzana e pomodoro (20 euro) che offre una piacevole nota affumicata. Sono simili a gocce che si sciolgono in bocca per un piatto che divori in un baleno (ma essere vegetariani vuol dire mangiare poco, ci vien da chiedere dopo il secondo piatto di questo menu?).
Coi secondi applausi a scena aperta per la loro originale e soddisfacente interpretazione del coniglio alla ligure con cipollotto (24 euro). Eccezionale!
Ma molto buono (dal menù Àlea) il merluzzo e zucchina, interpretati da uno chef che ci sa fare con le materie prime giuste e con i prodotti di stagione dell’orto.
Apoteosi sui dolci, con Risolatte al Barbera (12 euro), eccezionale,
ma anche il geniale “mais, finocchio e limone” del menu vegetariano che ci ha offerto la stessa incisività di sapori degli altri piatti di questa raccolta.
Molto buono, anche dal punto di vista dell’equilibrio complessivo, il dolce “Cioccolato e caffè”.
La piccola pasticceria è un cioccolatino che evoca l’intensità del bonet accanto a un boccone che invece ricorda la torta di nocciole.
In conclusione, abbiamo mangiato molto bene; i prezzi sono adeguati, il loro coinvolgimento in sala è apprezzato, anche per la simpatia che infondono. Insomma un luogo dove vorremmo tornare almeno una volta a stagione, se il menu cambia con quella frequenza, per testare il genio che vogliono esprimere e l’entusiasmo che hanno dentro. Il Monferrato ha bisogno anche di questo! Bravi bravissimi! (provato il 25 giugno 2025)
ÀLEA Ristorante
piazza Castello, 2
Castell'Alfero (AT)
Tel. 0141 176 0232