Un grande traguardo per un percorso iniziato negli anni Sessanta, che ha preso forma con Maurizio Zanella e che ha trovato la sua conclusione con gli spaziali ambienti della nuova cantina

Chi l’ha vissuta, potrà dire io c’ero. Ieri, a Erbusco, la festa che ha salutato “la nascita di Cà del Bosco 2.0”. Un evento che dalla mattina, alla presenza del ministro dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, con la moglie Arianna Meloni, ha visto la visita nei vigneti più alti, sopra il lago di Iseo, in località Santa Teresa.
ministro.jpgmeloni.jpgDal crinale di quella collina, i vigneti a sinistra guardano la contrada di Palaverno e quindi il confine con la Val Camonica; a destra si specchiano nel lago di Iseo.
lago iseo.jpgEd è qui che la squadra del ristorante Rosa di Iseo con Fausto Peci e la moglie Laura Sina hanno cucinato uno spiedo fantastico preceduto dalla tradizionale minestra sporca.
spiedo.jpgUn modo per onorare il futuro di Cà del Bosco che ha deciso di spingersi ad altezze capaci di contrastare il cambiamento climatico: siamo a 500 metri sul livello del mare, con un potenziale di 12 ettari a chardonnay e pinot nero.
vigneti.jpgE quest’anno siamo già alla prima vendemmia (l’assaggio dalla botte di sette tipi di chardonnay e pinot nero è stata confortante ed edificante).
ca del bosco esterno.jpgMa una menzione merita anche la cena realizzata magistralmente dagli chef Philippe Léveillé, Stefano Cerveni, Fausto Peci e Laura Sina e dal pastry chef Giovanni Cavalleri della Pasticceria Roberto, che hanno voluto celebrare un sogno realizzato, partendo da un piatto dedicato a Vittorio e Fusari con caviale e patate e cucinato dagli amici del ristorante Rosa di Iseo; quindi il risotto di Léveillé con una cappella intera di porcino; il manzo all’olio di Cerveni e infine la torta di rose con gelato di pasticceria Roberto.
chef.jpgLa giornata di ieri ha insomma sintetizzato un punto di arrivo di un percorso che esordì negli anni Sessanta, quando la mamma Annamaria Clementi Zanella acquistò col marito Albano “Ca' del Bosc”, una piccola casa in collina con due ettari immersi in un fitto bosco di querce e castagni. E, anno dopo anno, vigna dopo vigna, lavoro dopo lavoro, in mezzo secolo ha visto diventare quella piccola proprietà una delle aziende leader nel mondo del vino a livello internazionale.
paolo-con-zanella.jpgAnima di questa entusiasmante storia italiana è il figlio Maurizio Zanella, figura carismatica  che con l’amico Giacomo Bologna, già mezzo secolo fa, avevano saputo vedere la strada che poi negli anni avrebbe fatto della loro amicizia e delle loro cantine, i punti di riferimento cui tutti si sono ispirati, avviando quel movimento che sarebbe poi stato definito rinascimento del vino italiano.
ca del bosco-bottiglie.jpgLa festa di ieri, per festeggiare il fatto che dopo 52 vendemmie, Ca' del Bosco può finalmente mostrarsi con il suo "volto" definitivo, quello che un passo dietro l’altro ha preso forma. Una crescita iniziata dal primo vigneto, piantato nel 1968. Poi dai 13 ettari degli anni ‘70-'80 ha portato l’azienda a un patrimonio viticolo di oltre 280 ettari distribuiti su 11 Comuni dei 19 della Franciacorta, condotto seguendo il protocollo della viticoltura biologica e con un metodo di vinificazione che esalta il carattere delle varietà d'uva e dei suoli.
reception-ok.jpgUn lavoro di anni che ha riguardato anche gli spazi in cantina, ora con nuovi ambienti per l'accoglienza, un tunnel con caveaux delle Riserve di Franciacorta
tunnel vintage collection.jpge i caveaux nella Cupola storica dedicati alle Cuvée Annamaria Clementi; quindi la galleria delle pupitres e il tunnel riservato all'affinamento dei Millesimati Vintage Collection
tunnel cuvee prestige.jpge, vero capolavoro, la cupola dei sensi che precede l'installazione "Prestige Immersion".
cupola dei sensi.jpgPer cui, da un ascensore spaziale e dorato, battezzato Cono Prestige, ci si immerge idealmente in una gigantesca bottiglia dove le pareti sono 40.000 bottiglie di Prestige, per un viaggio emozionale che finisce in cantina dove viene evocato il rumore del remuage.
cono cuvee prestige.jpgPer festeggiare  questo traguardo, la scelta di proporre un vino speciale, "dimenticato" in cantina per oltre 40 anni: il Franciacorta Annamaria Clementi R.S. 1980.
Sogno nato oltre 40 anni fa (dopo che nel 1979 dalla Champagne era arrivato in Cà del Bosco André Dubois, maestro cantiniere di lunga esperienza) con l'annata 1980 , quando Maurizio Zanella ebbe “la folle idea” di dimenticare "sur pointe" 6.000 bottiglie, per studiare il potenziale nel tempo dei Franciacorta.
Maurizio Zanella e André Dubois-ok.jpgMaurizio Zanella e André Dubois nel 1979Emozionante rileggere gli appunti che Dubois annotava allora sul suo taccuino, dove scriveva: "Magnifiques vendanges, rendements réduits. Excellent millésime.... vin a garder longtemps" ("Vendemmia magnifica, rese in vigna ridotte. Eccellente Millesimo…. vini da conservare a lungo”). Interessante confrontare quelle note con quelle di Stefano Capelli, il prescelto da André Dubois nel 1986 a prendere il suo testimone nel 1990: “Dagli insegnamenti di André ho appreso che la complessità, la pienezza e l'armonia olfattiva si raggiungono solo con il tempo. Questo è stato quello più importante: «per fare un grande vino, devi conoscere il valore del tempo e dimenticare la fretta. I vini li dovrai scordare in cantina per poi riprenderli, studiarli, analizzarli, degustarli e misurarli negli anni. Solo con il trascorrere del tempo potrai valutare la loro attitudine alla conservazione, a migliorarsi nel tempo, fintanto che avranno sviluppato la loro originalità ed unicità. Una paziente attesa, fino al raggiungimento della migliore espressività varietale, dei suoli e del tempo".
bicchieri.jpgIl risultato è il Franciacorta Annamaria Clementi R.S. 1980, dosage zero a nostro avviso destinato a riconsiderare i parametri della spumantistica franciacortina e italiana.
Annamaria Clementi R.S. 1980 con astuccio.jpgDopo affinamento sui lieviti di 42 anni dei quali 7 con bottiglie coricate e 35 con bottiglie accatastate “sur pointe”, nel bicchiere ha colore oro brillante, bollicine finissime e persistenti e fluidità ampia; quindi naso intenso con bouquet ampio e complesso che va dalle  note di muschio e felce a quelle di agrume candito e confettura di mela cotogna e ancora di mandorla dolce, chiudendo con sfumature iodate, di cera d'api e legno di cedro. Il sorso è cremoso, quasi "carnoso", al palato ha forza e armonia ed è importante l’alcolicità così come le sua struttura complessa e pregnante che arriva fino in fondo a quel sorso secco e vibrante.  
zanella con gatti.jpgIn alto i calici! È nata Cà del bosco 2.0!
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