Scopriamo insieme, in giro per il mondo, le usanze più curiose per celebrare l'inizio del nuovo anno

Qual è il vostro rito preferito a Capodanno?
Ogni Paese del mondo conserva le proprie tradizioni, talvolta centenarie, per salutare il Nuovo Anno con l’augurio di passarlo nei migliori dei modi possibili.

Partiamo subito dal nostro Bel Paese, dove a mezzanotte, dopo il classico brindisi, abbiamo la consuetudine di mangiare cotechino e lenticchie (sigh, se te lo servono dopo il panettone), perché pare le lenticchie siano portatrici di ricchezza e prosperità, in quanto la loro forma, appiattita e tonda, ricorda le monete. Difatti, l’usanza originale prevedeva di donare un borsellino pieno di lenticchie!
zampone.jpgVicino a noi, in Spagna - ma anche in molti paesi dell’America Latina - il rito è “a tempo”: a mezzanotte, a ritmo dei dodici rintocchi dell’Orologio della Puerta del Sol di Madrid, si mangiano dodici acini di uva, seguiti da un brindisi accompagnato dalla frase “Arribas abaco, al centro y pa’ dentro” in segno di fortuna e prosperità.
acini-uva.jpgIn Danimarca, si saluta l’anno nuovo inchinandosi per sette volte e rovesciando il contenuto delle proprie tasche per terra pronunciando quella che sembrerebbe una formula magica “Annuncia la fine del vecchio, annuncia l’inizio del nuovo, annuncia l’usura del falso, annuncia l’ingresso del vero”.

Voliamo in Giappone, dove l’ultimo giorno dell’anno si chiama Ōmisoka e, allo scoccare della mezzanotte, nei templi buddisti i monaci suonano 108 rintocchi di campana che, per credenza, simboleggiano la purificazione dai 108 bonno, ovvero i desideri terreni. Si conclude poi il rito, festeggiando con un banchetto a base di soba, tipica pasta di grano saraceno.
cina.jpgRispetto a noi per via del fuso orario, Wellington, in Nuova Zelanda, è la prima capitale a salutare il Nuovo Anno: il Matariki, dichiarata anche festa nazionale, non è nient’altro che il nome del gruppo di stelle che forma le Pleiadi, la cui apparizione determina l’inizio di un nuovo anno. Il loro rito celebrativo è legato, secondo la tradizione Maori, al ricordo dei defunti.

Una curiosità: la festa di Capodanno nasce nel 46 a.C. per mano di Gaio Giulio Cesare in onore di Giano, protettore delle porte, degli inizi e delle fini, simbolo perfetto di passato e futuro anche grazie alla sua iconografia con il volto a due facce.

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