La storia del Bettelmatt risale al XIII secolo, epoca di colonizzazione Walser della fascia subalpina, quando veniva usato come merce di scambio e pagamento di affitti e tasse. Il nome è citato anche in documenti dell’Archivio Borromeo, dove si racconta di un formaggio 'Bettelmatto', dall’unione di battel, la questua intesa come beneficienza, e matt, ovvero il pascolo. La sua zona di produzione è limitata agli otto alpeggi che vi segnaliamo: produttori certificati nei comuni di Formazza e Premia, nella Comunità Montana delle valli dell’Ossola. Gli alpeggi del Bettelmatt sono collegati da antiche vie che oggi sono meta per gli appassionati di trekking.
La realizzazione di questo prodotto cult del panorama caseario piemontese prevede l’impiego di solo latte vaccino e la sua pasta ricorda il colore dell’oro, il profumo è perfettamente riconoscibile grazie all’erba mottolina brucata dalle vacche e la produzione è più che limitata. Il periodo di stagionatura può spaziare dai 40-60 giorni fino a raggiungere i 12 mesi e le forme possono variare di peso dai 4 ai 6 chili con un diametro medio di 30 centimetri e uno scalzo di circa 7/8 centimetri.
La realizzazione di questo prodotto cult del panorama caseario piemontese prevede l’impiego di solo latte vaccino e la sua pasta ricorda il colore dell’oro, il profumo è perfettamente riconoscibile grazie all’erba mottolina brucata dalle vacche e la produzione è più che limitata. Il periodo di stagionatura può spaziare dai 40-60 giorni fino a raggiungere i 12 mesi e le forme possono variare di peso dai 4 ai 6 chili con un diametro medio di 30 centimetri e uno scalzo di circa 7/8 centimetri.
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