Una riflessione di Emanuele Sanguineti, collaboratore de ilGolosario Ristoranti

Riflessioni dopo una cena in una località turistica, in un ristorante dove tutto è stato perfetto. Posto con vista spettacolare, proposte tutte eccellenti ed eseguite magistralmente. Servizio al top su tutto. Bella carta dei vini, con tante proposte al calice. Prezzi piuttosto alti (dall'antipasto al dolce si arriva a 80 euro, il menu degustazione è proposto a 90 euro), ma proporzionati all'offerta. Direi da Corona.

Detto questo, mi sorge una riflessione: sembra che alcuni locali, specie laddove l'imprenditore è distante dal ristorante, ovvero non è né chef né oste e si occupa anche di altre attività, tendano ad appiattire un po' la proposta sulla moda del momento, perdendo di identità.
Nel caso in questione le influenze orientali sono state spettacolari dal punto di vista della resa nel piatto, ma concettualmente le ho trovate un po' forzate e poco coerenti.
Mi sembra che si punti soprattutto a un pubblico internazionale, si schiacci l'occhio alla Michelin, col rischio di perdere in identità territoriale. Questo locale, col suo menu, spettacolare – mi ripeto – poteva essere in Bretagna o in Catalogna, addirittura ad Edimburgo (fatti salvi alcuni dettagli che salvaguardano la territorialità come il pane, l'olio, il lardo, i pesci del Mediterraneo).

È un passo di maturità della ristorazione di alto livello o un rischio? 

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