Il teatrante del gusto, al Cibrèo di Firenze

Questa foto l’ho rubata quel 16 febbraio 2020, quando Gianni Mercatali mi ha portato da Fabio Picchi a Firenze a vedere la sua teoria di vita, voglio chiamarla così, perché lo ascoltavo a bocca aperta mentre in una mezz’ora mi raccontava la sua vita aprendo le porte dei suoi locali ed io mi chiedevo perché mai fossi arrivato solo ora.
teatro-del-sale.jpgTeatro del SaleIn quel momento preciso eravamo in un luogo del quartiere Sant’Ambrogio di Firenze che è un teatro, il Teatro del Sale, dove lui faceva cultura, attraverso un’Associazione creata coi clienti di tutto il mondo: spettacolo e cucina, per il club di amanti di Firenze. Fabio quella sera mi parlò della sua ammirazione per il Giappone, della ricchezza del rapporto con sua moglie Maria Cassi, attrice, artista, con la quale condivideva la sua genialità, dopo aver fondato il Cibrèo nel 1979, ristorante diretto, caldo, di cucina tradizionale, conosciuto in tutto il mondo ed oggi nelle mani del figlio Giulio.
giulio_picchi.jpgGiulio PicchiLo abbiamo premiato a Golosaria, quest’anno, perché la sua trattoria, che aveva tante declinazioni in uno spazio raccolto di questo quartiere di Firenze, era l’esempio della Colleganza. C’è il Cibleo, che fa il verso alla cucina orientale, il lounge bar e anche il suo progetto in nuce che era il Cbio (Cibo, Buono, Italiano e Onesto), una bottega di specialità uniche. Insomma il mondo dell’ospitalità di Fabio, che ci ha lasciati a 67 anni e sono davvero troppo pochi.
cibreo2.jpgIl CibreoLo ricordo allora con la sua voglia di giocare, quando ci si incrociava a Roma alla Prova del Cuoco, col suo desiderio di comunicare, essendo anche uno scrittore e un uomo impegnato persino in politica, perché la vita è fatta anche di questo e su ogni cosa lui aveva il desiderio di metterci la faccia. Una faccia e un volto che resteranno nella storia, con quei baffi e barba da Babbo Natale, che diceva ciò che aveva dentro: la festa. La festa di quando urlava dalla cucina: “È pronto il cinghialeeeee!” qualunque piatto fosse. Il ristorante era un teatro, era vita, e quel palco nel Teatro del Sale, a pochi metri dai suoi locali, rappresentavano la sua espressività e quella della moglie.

Ciao Fabio, ci hai dato davvero tanto!!!

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