Dedicata al genio di padre Costantino Ruggeri

Padre Costantino Ruggeri l’ho conosciuto attraverso i racconti di Aldo e Milena Vajra, produttori di Barolo a Barolo. Nella loro cantina c’è una vetrata realizzata con la tecnica del vetro soffiato, firmata proprio da questo umile frate, i cui motivi appaiono poi nelle etichette del Langhe Freisa Kye e del Barolo Albe. Tuttavia, andare ad Adro, porta della Franciacorta, nel bellissimo palazzo Bargnani Dandolo, sede del Comune per visitare la mostra “il Linguaggio delle cose”, curata da Giuseppe Marchetti, è stato qualcosa di emozionante e di affascinante.
palazzo-ingresso.jpgDopo la visita delle varie sale con le opere, il video che mostra padre Costantino in un’intervista me lo ha poi fatto sentire famigliare, nel suo evocare il senso della bellezza.
video.jpgNell’introduzione al catalogo Giuseppe Marchetti titola: “I veri grandi maestri ci obbligano a vedere il mondo con gli occhi sempre nuovi”.
introduzione.jpgE allora guardi vecchie tavole di legno che prendono la forma di volti (bellissimo il grappolo d’uva) secondo il versetto dell’Apocalisse di Giovanni che dice: “Io faccio nuove tutte le cose”.
uva.jpgCi sono poi i lavori su tele écru, fino a utilizzare i fili e le ragnatele. Fra i materiali poveri che padre Ruggeri utilizza ci sono anche le pellicole di plastica.
tempera1.jpgtempera3.jpgBellissima la parte che riguarda le vernici e le macchie guidate, prima di arrivare al capitolo delle tempere, dai colori accesi. La mostra riporta anche alcune opere di Vetro e Piombo, che tuttavia sono da ammirare nelle chiese sparse un po’ ovunque e non solo in Italia.
macchie guidate.jpgMa all’ingresso di Adro c’è una rotonda con una delle sue ultime opere che rappresenta la propria interpretazione della Franciacorta.
franciacorta.jpgSempre ad Adro, il sindaco Paolo Rosa con l’assessore alla cultura Patrizia Galli mi ha portato a visitare un pezzo della via crucis, ma anche la chiesa da lui immaginata, che fa parte della casa di riposo.
paolo-sindaco-assessore.jpgstazione.jpgPadre Costantino Ruggeri nasce ad Adro il 16 ottobre 1925 e si spegne il 25 giugno del 2007, dopo aver donato a Papa Benedetto, in visita a Pavia dove lui aveva il convento, un crocefisso in bronzo argentato. Diviene francescano e veste l’abito dei frati minori, finché nel 1948 celebra la professione solenne e nel 1951 riceve l’ordinazione sacerdotale dal cardinal Schuster nel Duomo di Milano. Nel 1958 si iscrive al corso di scultura all’Accademia di Brera a Milano e si diploma scultore nel 1962. L’anno dopo progetta la cripta del nuovo seminario vescovile di Mantova. Nel 1966 inizia la serie di vetrate artistiche in vetro antico soffiato legate in piombo. Collabora con alcuni architetti italiani, tra cui Figini e Pollini, Giò Ponti, Gardella, Vaccaro, Gresleri, Trebbi e Nervi, per la costruzione di nuove chiese e, appassionatosi al tema, affronta, assieme all’architetto Luigi Leoni, la realizzazione di propri progetti di architettura sacra: chiese e complessi parrocchiali, santuari, cappelle e cenacoli di preghiera di istituti religiosi.
vetrata-chiesa.jpgNegli anni impreziosisce e progetta numerose chiese a Pavia, Rho, Roma, fino in Giappone, dove nel 1993 progetta, a Yamaguchi, il santuario di San Francesco Saverio, che viene solennemente inaugurato il 29 aprile 1998. Dal 1993 egli stesso promuove la Fondazione Frate Sole, per la valorizzazione dell’arte sacra, istituendo il premio quadriennale “Frate Sole”. Il 24 giugno 2007, ad Adro dove è nato si inaugura la sua opera scultorea raffigurante il “volto della Franciacorta”. Il giorno dopo, 25 giugno 2007, Padre Costantino muore a Merate, nei pressi del Convento di Sabbioncello, dove ha vissuto le sue ultime settimane di vita.
tempera2.jpgUna storia avvincente, operosa e totalmente dedicata. Ma vorrei raccontarvi di lui attraverso gli occhi dell’amica Barbara Marini, che ha visto il video di padre Costantino Ruggeri che viene proiettato durante la mostra e che mi ha mandato questo messaggio.

“Caro Paolo, grazie di avermi condotta a questo grande artista. Ascoltando la sua voce, mentre fisso le sue opere, trovo un uomo con una voce certa che ha ospitato il suo talento, proteggendolo dalle regole e dalle convenzioni e nel suo talento ha lasciato crescere e vivere un grande significato. Le sue vetrate permettono alla luce di attraversare la materia e di arrivare a dirci qualcosa, in una esperienza di semplice (nel senso di autentica) attrazione. Proprio come siamo a volte attraversati da qualcosa che ci parla e ci racconta di noi stessi come nessuno sa dire. Nella mia educazione, nei miei studi, l’Estetica è il terreno su cui la ricerca della verità e la bellezza conducono la loro drammatica battaglia. E qui ho visto una vera e propria esperienza estetica che trascende i sentimenti e i gusti e diviene qualcosa “che rimane, che sta, che resta”. Non esiste una bellezza, che sia reale, cioè esperienziale che non sia vera, buona. È come dire che il male non ha il potere di generare la bellezza. Questa lotta non è solo per chi ha la fede ma è propria, per chi voglia accorgersi, che nonostante tutto il male esistente, nonostante la guerra, nonostante la paura di questi nostri tempi e il limite entro cui vaghiamo come esseri umani fragili e sordi, nonostante tutto questo, esiste la Bellezza che contraddice la fine e si insinua “nel fine”. Siamo infatti attirati alla bellezza “aprendo il nostro cuore” come dice Costantino Ruggeri e dunque, l’esperienza estetica è quella di chi cerca nella Bellezza, la verità del mondo, la verità di sé. A ogni costo. E poi, una volta trovata, la offre – questa scoperta – sotto forma di intuizione artistica. Egli, il fraticello minore, dice “io credo nella Bellezza” e la sua vita crede nella verità del Dio fatto carne. “La bellezza salva la mia giornata e salva la mia vita, devo scoprirla ovunque…” Quando un artista ci lascia questa mole di lavoro (che è fatto di silenzio, sudore e fatica, architettura, pittura, scultura e aggiungo poesia), attraverso la sua opera, il miracolo dell’arte accade: percepire che quella bellezza è una promessa per tutti. Costantino Ruggeri va fatto conoscere, perché è un privilegio poter vedere il suo talento: è uno scrigno, è un testimone impavido della carne che diventa sacra, della stoffa, del vetro, del colore che diventano sacri. Del nulla che diventa essere. E chi di noi non ha bisogno di questo? È infatti un potente amico di chi, in questo mondo in fiamme, sta ancora cercando la Bellezza. “Io ho bisogno di essere vivo”, dice Padre Costantino. E senza Bellezza è impossibile anche solo sopravvivere. Una mostra che spacca il cuore e lo conforta, restituendolo a se stesso in un sapore di promessa e di eterno. Grazie, vorrei ancora nutrirmi delle sue opere. E per questo andrò a cercarle, nella speranza che mi cambino”. (bm)
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Vi suggerisco anche delle belle edizioni che raccontano la sua opera. Per edizioni Skira “Costantino Ruggeri, l’architettura di Dio” e del Comune di Adro il libro “Costantino, il frate che regalava raggi di Sole”, dove Luciano Costa racconta della sua ammirazione per don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo (fra Mantova e Cremona) che fu una figura scomoda e profetica nella prima metà del Novecento.
mostra.jpgLa mostra è aperta al pubblico fino al 31 dicembre con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 22.00. Durante la settimana è possibile anche la visita guidata al mattino su prenotazione.

Per informazioni:
Comune di Adro - Via Tullio Dandolo, 55 - Tel. 030.74 54 311
Biblioteca comunale di Adro Via Tullio Dandolo, 55  - Tel. 030.74 54 344
mail: biblioteca@comune.adro.bs.it

Foto d'apertura da sito: http://www.padrecostantino.it

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