Una storia iniziata nel 1142, che prosegue con iniziative di accoglienza degli enoturisti e una produzione di vini di eccellenza, con i bianchi che sorprendono per longevità e i rossi per eleganza

La cantina dell’Abbazia di Novacella, situata in una frazione di Varna, a poca distanza da Bressanone, è stata fondata nel 1142. Legata sin dalle sue origini alla viticoltura, è arrivata a disporre di un cospicuo patrimonio di vigneti costruito nel corso dei secoli a seguito di donazioni, lasciti, acquisti e permute, ed è annoverata tra le più antiche cantine attive al mondo.
Affermatasi sin dalla sua fondazione come centro religioso e culturale tra i più importanti del Tirolo, grazie anche alla presenza di un patrimonio religioso e artistico di grande bellezza (tra gli spazi più importanti, la biblioteca in stile rococò dove son custoditi oltre 65.000 volumi a stampa).
palazzo.jpgL’Abbazia – dove nel monastero vivono e operano i canonici regolari di Sant’Agostino, una comunità di 16 confratelli (attivi come sacerdoti e impegnati nella pastorale in 25 parrocchie) e cui fanno capo 700 ettari di bosco e 400 ettari di pascoli d’altura destinati in parte a riserva di caccia – oggi gestisce due aziende agricole di proprietà.
cantina.jpgUna è a Novacella, e dispone di 6 ettari di vigneti, 12 ettari di frutteti e 0,2 ettari di erbari. L’altra, Tenuta Marklhof, è a Cornaiano, e conta su 22 ettari a vigneto, 13 ettari a frutteto e 24 ettari a bosco. La sua produzione, annualmente, è di 850.000 bottiglie (per l’80% bianchi), con una distribuzione che vede presenti i suoi vini in tutta Italia e in 40 Paesi nel mondo.
Tre le linee di vini, con la linea classica, che è composta da 9 vini bianchi e 4 rossi, la linea Praepositus, che con 8 bianchi, 2 rossi e 2 vini dolci mira a esprimere le doti di eccellenza e longevità delle uve che nascono nei migliori cru, e la linea Insolitus, nata nel 2020 e concepita per innovare e sperimentare, cercando valide risposte ai cambiamenti climatici in atto, e volendo perseguire una viticoltura sempre più sostenibile.

Nella nostra degustazione, il primo bicchiere è stato di Perlae Extra Brut, Metodo Classico della linea Insolitus, da uve sylvaner provenienti dalla conca di Bressanone, con sosta sui lieviti di 24 mesi. Piacevolmente fruttato, al naso è intenso e fine, con nota minerale spiccata.
perlae.jpgPoi è stata la volta del Sylvaner Stiftsgarten Alto Adige-Südtirol Valle Isarco Doc delle annate 2018 (degustato in anteprima) e 2019 (l’annata attualmente in commercio). Non stupisca che a uscire prima sia il 2019, perché la 2018, avendo fatto 100% legno nuovo, e presentandosi oggi con bella rotondità e struttura, si rivela ancora in fase di crescita e di maturazione. Mentre la 2019, dopo fermentazione e maturazione in barrique usate per 24 mesi prima dell’imbottigliamento, e poi, una volta imbottigliato, 18 mesi prima di entrare in commercio, risulta più pronta rispetto al millesimo precedente, con naso dalla spiccata mineralità, con note di pera e albicocca, e sorso teso, sapido, dinamico.
sylvaner 2018.jpgImportante sottolineare che il Sylvaner Stiftsgarten, visto da noi in versioni che raccontano due annate diverse e dai profili stilistici differenti, è figlio di un progetto nato dal giardino abbaziale “Stiftsgarten”, dove su un terreno ricco di sedimenti glaciali sono presenti uve di sylvaner in un vigneto di 0,24 ettari impiantato nel 1972. Posizionato a poco più di 600 metri di altitudine, ha l’esposizione ideale a sud-ovest, e naturali rese molto basse, di circa 35 hl per ettaro. La scelta di investire su questo vitigno, in questo cru, è stata fatta per la consapevolezza che quello che può nascere è un vino d’incredibile eleganza. Obiettivo raggiunto, diciamo noi, pur nei timbri diversi dei due millesimi.
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Peraltro, a conferma di come Abbazia di Novacella possa considerarsi l’ambasciatrice somma del Sylvaner, anche le emozioni provate con questo bianco della linea Praepositus, con il 2016, annata un po’ fredda, ma ottima e che ha dato al vino espressività suggestiva.
sylvaner 2016.jpgE il 2011, che nonostante sia stato anno caratterizzato da temperature più calde, nel bicchiere sorprende per la sua freschezza tagliente.
sylvaner 2011.jpg“Se il legame tra la Valle Isarco e i suoi vini bianchi è noto in tutto il mondo, quello con il Sylvaner lo è in modo particolare, poiché la conca di Bressanone rappresenta il terroir per eccellenza di questa varietà” il pensiero di Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella.
tipo-con-barba.jpg“I nostri pendii freschi, ma al tempo stesso molto soleggiati, la posizione dei vigneti tra i 650 e i 750 metri di altitudine, la presenza di terreni ricchi di depositi morenici, sono tutte caratteristiche che consentono a quest’uva di sprigionare la sua classica carica aromatica fruttata e minerale, insieme a un timbro acido e sapido al palato, in grado di rendere il sorso molto dinamico e vibrante, così come sorprendentemente longevo”.

Grandi bianchi, certo, ma non sono da meno i rossi. Da non perdere due interpretazioni di pinot nero. È stato il primo vino da uve di un solo vigneto, esposto verso nord, il Pinot Nero Riserva 6234 Alto Adige Doc 2018 (della linea Insolitus, con 6234 che indica la particella catastale) che, dopo maturazione in barrique e anfora, si rivela vino elegante, minerale con note di frutta rossa, prugna e sottobosco, sorso dalla beva leggera, con tannini setosi e finale di buona persistenza.
X6234.jpgUn vino di classe infinita il Pinot Nero Riserva Vigna Oberhof Alto Adige-Südtirol Doc 2019. Nato dal progetto “vigne singole” e figlio del podere Marklhof di Cornaiano, che trova dimora su un terreno di depositi ghiaiosi-morenici di 0,49 ettari, con esposizione a nord-ovest e altitudine tra i 445 e i 455 metri. Nel calice ha colore rubino intenso, profumi di amarena, piccoli frutti, e in particolare di lampone, e sentori di cioccolato amaro e spezie, tra cui spiccano cannella e chiodi di garofano, gusto elegante, equilibrato, con tannino teso e spiccata mineralità che rendono la beva dinamica e di assoluta piacevolezza.
pinot nero riserva 2019.jpgNota finale a beneficio degli “enoturisti”: l’Abbazia non è mai venuta meno alla sua secolare vocazione per l’accoglienza, che risale al Medioevo, quando era luogo di ricovero per i pellegrini provenienti dal nord Europa e in cammino verso Roma.
Oggi l’ospitalità si traduce nella possibilità sia di visitare l’enoteca dove sono commercializzati i vini e gli altri prodotti (grappe, succhi di mele, tisane alle erbe e cosmetici) dell’azienda sia di organizzare una degustazione con una tipica merenda tirolese, all’interno della Stiftskeller, la cantina ristorante.
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