Champagne francese o londinese?

Il commento del grande esperto di vini internazionali Massimo Martinelli sull'origine dello Champagne

01.02.2019

La notizia che Taittinger avrebbe detto che lo Champagne è un’invenzione inglese sta facendo discutere (vedi notizia del giorno 1° febbraio - link).

Riceviamo e pubblichiamo il commento di Massimo Martinelli, enologo e grande esperto di vini internazionali.

«La storia dello Champagne è sicuramente singolare! Le prime bottiglie del gradevole nettare vengono riempite in Inghilterra! Il motivo è semplice: il vino in barili dalla Champagne arrivava a Londra. Si trattava di un vino non completamente secco il quale veniva imbottigliato e conservato in cantina prima del consumo. Ma la vera "evoluzione" è fortemente legata alla bottiglia di vetro, in genere fragile e soggetta a rotture. L'Inghilterra è potenza marinara e il legname è sempre stato dedicato alla costruzione delle navi. Nei forni dove si fondeva la silice per la produzione delle bottiglie si utilizzava invece che la legna il carbon fossile (le miniere inglesi sono ben note...). L'uso di questo combustibile permetteva temperature di fusione più elevate e quindi bottiglie resistenti alla pressione, in quanto una rifermentazione in bottiglia provocava la formazione di CO2 e problemi di tenuta con molte bottiglie soggette ad esplosione e con molti cantinieri feriti dai frammenti di vetro!
Quando i francesi hanno capito il grande successo di questo vino spumeggiante hanno proibito l'esportazione di vino sfuso della Champagne verso l'Inghilterra e utilizzato nei forni di fusione della silice il carbone proveniente dalle miniere della Lorena, a pochi passi dalla regione Champagne. Tutto questo è successo fra la fine del 1600 e gli inizi del 1700... Dom Perignon è stato bravo a utilizzare le tre varietà di uva per produrre il vino base ma soprattutto per l'utilizzo dei turaccioli di sughero proveniente dalla Spagna dove operavano i frati confratelli. Questa notizia è anche citata su un testo francese di "storia del vino", di cui, purtroppo, non ricordo il titolo (è la gioventù che avanza!)».

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