Dante Rivetti: la sostenibilità non va in malora

Per la rubrica #bollicinesostenibili andiamo nella cantina di Neive dove i Metodo Classico affiancano il Moscato, nel segno della sostenibilità

09.09.2021
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Evolvere

Continua il nostro tour tra le cantine che hanno fatto della sostenibilità uno dei cardini della loro filosofia di produzione. Un progetto editoriale, #bollicinesostenibili, che condividiamo con Evolvere, azienda leader nella generazione distribuita di energia da fotovoltaico. Ecco la nostra seconda tappa, la cantina Dante Rivetti di Neive (Cn).

Neive è uno dei paesi simbolo delle Langhe, assurte a simbolo letterario grazie all'immagine che ne ha lasciato Beppe Fenoglio, ma anche Franco Piccinelli. La famiglia Rivetti abita queste colline fin dalla fine dell'Ottocento e proprio negli anni in cui Fenoglio descrive lo spopolamento e la fuga dalle campagne, per scampare alla "malora", Pinin inizia la sua attività nel mondo del vino. Sarà poi Dante nel Dopoguerra a proseguirne l'attività, fondando l'azienda che porta il suo nome negli anni Settanta, quando le celebri Langhe del vino erano ancora di là da venire. Dante Rivetti, scomparso pochi mesi fa, è uno dei protagonisti del Barbaresco ma non si potrebbe parlarne senza citare un vino del cuore che qui sul Bricco di Neive, proprio accanto alla casa, ne ha rappresentato il primo passo importante: il Moscato d'Asti. Le #bollicinesostenibili di cui vogliamo parlarvi sono quindi proprio quelle del suo tappo raso "Riveto", vinificato con macerazione sulle bucce e spremitura soffice. Un Moscato unico con quella nuance di limone, che poi svela il glicine, l’arancio, per un’aspettativa di dolcezza. Si guarda nella sua lucentezza, e poi ti viene da spalancare gli occhi prima di appoggiare la bocca alla coppa, farsi bagnare dalla schiuma bianca delle bollicine ricche e sentire la dolcezza che ti entra dentro, in un sorso pieno, fresco. Non sono però le uniche #bollicine sostenibili prodotte da questa cantina che può vantare anche due ottimi Metodo Classico da uve pinot nero 100%, il Brut e il Brut Rosé Ivan.
L'azienda Rivetti però ha saputo fare la storia non solo con i suoi vini ma anche con un approccio alle vigne sempre più sostenibile, quasi un segno di rispetto e di cura verso quelle terre faticosamente salvate dalla malora.
Partiamo dal vigneto: qui i materiali utilizzati sono stati scelti per avere il minor impatto possibile. Quindi pali in ferro al posto del cemento, perché più facilmente smaltibili, mentre un sistema di doppi fili e molle in acciaio sostituisce i cordini di plastica in vigneto. Nei terreni non vengono più distribuiti diserbanti chimici e nel processo di coltivazione è stato introdotto il metodo della Lombricoltura, che permette di trasformare i rifiuti organici in humus proprio grazie all'azione di questi organismi. Una fertilità ritrovata e rinnovata naturalmente che si accompagna a un utilizzo di energia rinnovabile in cantina fornita da un impianto fotovoltaico che consente di risparmiare fino a 200.000 kg di CO2 all’anno. 
L'azienda Dante Rivetti infatti aderisce anche al Kyoto Club, un’organizzazione non profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra assunti con il Protocollo di Kyoto e, successivamente, con gli accordi di Parigi del 2015.
Il viaggio con le #bollicinesostenibili proseguirà anche a Golosaria Monferrato, nella location di Barbera&Champagne, dove utilizzeremo la CO2 negli spumanti per parlare di lotta alle emissioni, mentre per restare aggiornati sulle prossime uscite, potete seguire qui la rubrica o registrarvi alla newsletter firmata da Evolvere, ricca di informazioni utili, a 360°, sul mondo del fotovoltaico e delle energie rinnovabili.

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