Se il tajarin conquista il mondo

15.04.2015

“Quando guardo al futuro, io dico: punterei ancora sui tajarin”. Domenico Massucco nel 1972 ha fondato la sua ditta di distribuzione sulle colline del Roero: Alfieri Specialità Alimentari (Magliano Alfieri - corso Marconi, 10/e - tel. 0173266898). Dieci anni dopo l’intuizione di puntare sulla pasta. Erano gli anni della globalizzazione, il mondo guardava al di fuori dei suoi confini e le prime paninoteche sbarcavano nelle grandi città. Invece a Magliano Alfieri, questo piemontese orgoglioso delle sue radici puntava sulla pasta di casa sua.

Trent’anni dopo i tajarin sono un simbolo della regione, presenti in tutti i ristoranti (insieme agli agnolotti) e questo pastificio, dove lavorano anche i figli Dario e Elena, esporta in tutto il mondo. Domenico è sempre più convinto di aver scommesso sul cavallo giusto: una pasta del formato più classico (sono tagliolini sottili) prodotta con semola di grano, laminata e una percentuale molto alta di uova (il 28%), rigorosamente senza acqua. Così versatili da poter accompagnare il sugo ai funghi, così come il brasato, le verdure o i gamberi (“al punto che anche alcuni ristoratori campani li vogliono da abbinare al pesce” ci ha raccontato Domenico).

Oggi l’azienda produce altri formati di pasta all’uovo, come le pappardelle e le fettuccine, oppure ripiene come gli agnolotti (del plin e quadrati) e una teoria di specialità in vasetto. Un patrimonio di conoscenze che rappresentano un’eredità di famiglia, un lavoro minuzioso di raccolta delle ricette tramandate in casa e ora riprodotte grazie alla collaborazione con laboratori artigianali specializzati. C’è il sugo piemontese con le carni di bovino, suino e coniglio, la bagna cauda, il bagnet verd o la mitica ratatuia (la traduzione sabauda della ratatouille francese) con 4 verdure diverse cotte in 4 diverse padelle.

Oggi i prodotti di Alfieri viaggiano in tutto il mondo, dalla Svizzera (dove si trovano in tutti i migliori negozi) fino alla Germania o agli Stati Uniti. Il marketing è ancora lo stesso: il passaparola che accompagna la loro pasta fin dagli inizi, da quel primo prodotto (i tajarin) che “dopo la bollitura lasciano l’acqua limpida perché il buono resta dentro”. E che oggi hanno il problema che affligge l’agroalimentare italiano: le imitazioni. L’obiettivo è trasformare quello che può essere confuso come un semplice formato di pasta in una indicazione geografica protetta, come già accade per altre celebri paste. Ma intanto rifatevi e non abbiate dubbi: Alfieri, una garanzia. Prossimamente… a Golosaria!

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