Turismo del vino: ecco come non sbagliare

Il manuale firmato da Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini è il vademecum indispensabile per la cantina che vuol puntare sul turismo

06.06.2021

È arrivato nel momento più opportuno, questo prezioso manuale, Turismo del vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche (Edagricole, 2020) firmato da Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini con l’obiettivo non solo di tracciare un quadro del turismo enogastronomico in Italia ma anche di dare delle linee guida alle cantine che, sempre più numerose, si stanno orientando in questo settore di attività aziendale. 

La crescita del turismo enogastronomico infatti, in questo decennio è stata a dir poco imponente: 600mila vacanze dedicate all’enogastronomia ogni anno in Europa e ben 20milioni di viaggi che includono un’esperienza vocata al food&wine, ogni anno (dati Enit). Numeri che danno un’idea delle potenzialità di un settore che può diventare anche un valido sostegno alle economie delle aziende agricole e più in particolare delle cantine a patto che si abbiano gli strumenti giusti per farlo. E qui entra in gioco l’originalità del libro che affronta il turismo enogastronomico prima da un punto di vista normativo e associazionistico, con le Strade del Vino e il Movimento Turismo del Vino quindi un secondo passaggio più pratico di consigli in cantina. Il manuale prova a rispondere ad alcune domande partendo da quelle più generali per arrivare ai particolari. Viene infatti tracciato l’identikit delle wine destination (come deve essere organizzata, comunicata e come può differenziarsi dalle altre) insieme a una vera e propria check list di quello che non deve mancare in una perfetta accoglienza. Quindi la segnaletica, gli arredamenti esterni e all’interno, l’illuminazione, i parcheggi, la cartellonistica. Poi c’è una parte dedicata al punto vendita vero e proprio (come disporre le bottiglie, il banco, il listino e l’utilizzo della musica) e un ampio affondo sullo storytelling della cantina. Questo declinato in molti aspetti, dal racconto tramite web e social allo storytelling in cantina fino ad arrivare alla scelta e formazione del personale, con quattro assunti fondamentali da tenere sempre a mente: “se non ti distingui, ti estingui; le informazioni non si sommano, ma si dividono; le emozioni si ricordano più delle informazioni; la sensorialità delle informazioni può accrescere l’apprezzamento”. Ma soprattutto, e questo è l’ultimo capitolo, un consiglio d’oro: “Il vino non basta: l’enoturista vuole di più”. Quindi un enoturismo culturale dove enogastronomia, storia e benessere non possono andare mai disgiunti.

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