Cos'è il genio? “È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione”, ci hanno spiegato in tre atti gli Amici Miei. E invece, come deve essere un amaro per definirsi contemporaneo e spiccare in una bottigliera sempre più ricca di proposte? Biologico, ecosostenibile, riconoscibile nel gusto, d'impronta locale. E si è sicuri di aver fatto centro.
È la strada intrapresa dall'Amaro Rubino (www.amarorubino.it), nato a fine 2019 dalla passione del quarantaduenne Matteo Rubino – ecco spiegato il nome – e che deve la sua impronta al territorio dove è prodotto: Varese, i suoi laghi e le Prealpi. Tutti i suoi ingredienti provengono da agricoltura biologica e biodinamico, e così è uno dei primi amari ad esser certificato bio. Anche il packaging guarda all'ambiente: dal tappo in sughero e legno, all'etichetta, fino ai processi di produzione, tutto è ecosostenibile.
Per realizzarlo mi sono regalato due anni creativi di sperimentazioni e costanza quasi ossessiva, durante i quali ho fatto ricerche sulle erbe prealpine, ho scovato e conosciuto piccoli biocoltivatori di erbe locali e ho messo a punto la ricettaMatteo Rubino
“La storia del mio amaro parte qualche Natale fa – spiega Matteo Rubino - quando, per gioco e per piacere, inizio a creare liquori da regalare agli amici. Il tempo passa, io perfeziono l’arte di mescolare erbe, disegnare e stampare etichette, scegliere nomi improbabili, riempire bottiglie che si svuotano molto velocemente. È così che ci prendo gusto e l’immaginazione si afferma in modo chiaro: voglio creare un amaro. Per realizzarlo mi sono regalato due anni creativi di sperimentazioni e costanza quasi ossessiva, durante i quali ho fatto ricerche sulle erbe prealpine, ho scovato e conosciuto piccoli biocoltivatori di erbe locali e ho messo a punto la ricetta”.
21 ingredienti, 25 gradi alcolici. Le erbe che lo compongono vengono messe in infusione in alcol a 55 gradi, lasciate riposare per alcune settimane, e poi torchiate. A questo punto viene aggiunta una soluzione a base di acqua pura ed estratto di liquirizia. Il preparato riposa ancora qualche giorno, per poi essere portato alla gradazione alcolica definitiva di 25 gradi, con l’aggiunta di acqua e zucchero di canna. In questa fase viene miscelato a freddo anche il miele, rigorosamente bio e locale. Al liquore vengono aggiunti gli ultimi due ingredienti che gli daranno un maggiore accento speziato (il carum carvi, detto cumino dei prati), e agrumato (scorze di limone essiccate). Dopo una settimana avviene la filtrazione, che lo rende limpido e dal caratteristico colore ambrato.