Maestoso il Sangiovese di Romagna/Prima parte

Il racconto di Paolo Massobrio della degustazione alla cieca di 105 campioni di Sangiovese

05.05.2021

Ed eccoci, dopo il precedente excursus sull’Albana e sui vini bianchi della Romagna, a parlare del Sangiovese, in tutte le sue declinazioni territoriali, dopo un assaggio di 105 campioni tutti alla cieca, per cui solo al termine degli assaggi ci sono stati rivelati i nomi delle cantine. Anche qui, privilegeremo il racconto, anziché la scheda prettamente tecnica, parlando, nel caso dell’eccellenza che per noi significa un giudizio superiore ai 4 asterischi (che hanno la scala di 4+, 4++ e 4+++ prima del 5 che rappresenta il top), anche degli altri vini meritevoli della stessa azienda. Tuttavia, dichiariamo subito il nostro giudizio positivo per la vendemmia 2019 che ci ha permesso di assaggiare una serie di campioni davvero interessanti, facendo scattare il desiderio di conoscere sempre di più le varie declinazioni territoriali, cosa che promettiamo di fare sempre, anno dopo anno. Merita qui menzionare le sottozone: Serra, Brisighella, Modigliana, Marzeno, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Cesena, S. Vicinio e Longiano.

Partiamo dalla cantina Montaia di Cesena (la premiammo nel 2007 col Sangiovese Superiore "Cubera”) che ci ha dato due campioni di Sangiovese comme il faut, dove il frutto intenso prometteva pienezza e ampiezza con un piacevole finale amarognolo. Detto questo il Sangiovese Romagna Superiore 2018 rappresenta una sorta di compiutezza, dove resta l’equilibrio tipico di questo vino ma l’intensità fruttata al naso è ancora più marcata.
Stefano Berti di Ravaldino in Monte (Forlì) fa parte della nostra storia, giacché quando uscì con i suoi vini il risultato mi aveva decisamente impressionato e già nel 2002 il suo "Ravaldo" 2001 figurava fra i Top Hundred. In questa degustazione sono stati 3 i vini assaggiati e per il sottoscritto la corrispondenza di un percorso è stato motivo di assoluta soddisfazione. Il primo assaggio riguarda il Romagna Sangiovese “Bartimeo” 2019, dove la ciliegia tipica si esprime in confettura ma anche in un che di sottospirito che spinge la profondità. Bell’esemplare equilibrato questo rosso, anche nell’espressione dei tannini levigati. Il Romagna Sangiovese “Ravaldo” 2018 ci porta nel pieno della sottozona di Predappio, dove emerge invece la freschezza della frutta rossa e poi una spada di acidità lunghissima. Notevole infine il Sangiovese Predappio riserva “Calisto” 2016. E qui la nota leggera di vaniglia esprime un vino con un sorso placido, ampio e decisamente intenso, grazie a un sorta di elevazione che si esprime in quell’equilibrio tipico del sangiovese.
Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna (Fc) è un’altra cantina che fa parte della storia del Golosario e che lo scorso anno fu “cantina memorabile” per il percorso che ha svolto in questi anni nella direzione di un’altissima qualità. Il Romagna Sangiovese bio “Nespolino” 2019 dava note fini e speziate quasi un ricordo di saba, con piccoli frutti a segnare la strada. Il Romagna Sangiovese superiore “Prugneto edizione limitata” 2017 aveva la pienezza della confettura di visciola che occupava il corpo centrale dell’assaggio con pienezza, anche se poi peccava in lunghezza. Invece il Sangiovese superiore riserva “il Nespoli” 2018 giovava di un’annata maggiormente favorevole ed esprimeva tutto il suo carattere, anche spigoloso se vogliamo, ma decisamente caratteristico. Mi piace!

Dei due Sangiovese della cantina Conti Guarini Matteucci di Castelfalcino (Fc) ci ha dato un pregevole Sangiovese superiore “Rubbio” 2017 che al naso aveva la finezza dei piccoli frutti e una pregevole trama gustativa di bella persistenza.

Enio Ottaviani, anche questa è una cantina che ha sviluppato una sua idea originale di enoturismo, qui a San Clemente, e che noi ricordiamo fra i Top Hundred del 2019 con il Rubicone Bianco “Clemente Primo” 2017, benché la tentazione di premiare un rosso arrivò a dividere i nostri assaggiatori e, dopo la visita in cantina alla fine del 2019, qualche dubbio ce l’ho avuto anch’io (complici quei piatti memorabili, come i sardoncini, cucinati dalla mamma di Davide e Massimo Lorenzi abbinati a tutti i vini). Comunque dei miei assaggi il migliore è stato il Sangiovese superiore “Caciara” 2019. Un rosso serio, immediatamente fruttato con un’ampiezza coerente con quella che si prova in bocca dove l’intensità di alcoli e acidità si rincorrono fino alla fine e oltre, lasciando in bocca proprio quella sensazione avvolgente di questo vino molto buono. Del resto i due fratelli ci sanno fare, avendoci dato anche la miglior Rebola dei nostri assaggi.

Colombarda di San Vittore di Cesena è un’altra cantina sulla quale è scesa la nostra attenzione in questi anni e che si è fatta conoscere a Golosaria Milano, anche con il suo brut particolare. Nel 2017 la premiammo con il Pagadebit ed è stata una soddisfazione scoprire che anche il 2020 era all’altezza, così come l’Albana. Sono dunque dei bianchisti i discendenti diretti del cavalier Aldo Domeniconi? Sarà, ma il Sangiovese Superiore 2020 ha raggiunto voti alti mostrandosi in tutta la sua eleganza, anche nel colore rubino consistente. Al naso la visciola rincorre piccoli frutti, fra ribes e uvaspina e l’acidità in bocca si fa pregnante dentro un sorso che io ho appuntato con “molto elegante”. Chapeau!
Balia
di Zola di Modigliana (Fc) l’abbiamo conosciuta solo l’anno scorso, durante il lockdown, ma l’assaggio di quest’anno, a memoria, mi ha fatto pensare a un bel salto in avanti. E se non era male l’Albana secco, il Romagna Sangiovese Superiore “Balitore” 2019 era molto buono. Le note di ciliegia appaiono immediatamente piene come se fossero mature, e in bocca questo significa rotondità scalfita solo da una tannicità presente che non intacca l’eleganza. “Un prototipo” che mi sono segnato. Il Sangiovese Modigliana riserva 2017 era altrettanto interessante soprattutto per la sua profondità e la medesima avvolgenza, anche se fra i due il preferito resta il Balitore.
Terre Cevico (le Rocche Malatestiane) di Lugo (Ra) rappresenta il percorso virtuoso delle cantine cooperative e i campioni in assaggio ci hanno dato dimostrazione. Il Sangiovese superiore “I Diavoli” 2019 ci ha dato subito un vino con note fruttate e speziate assai profonde con un che di mallo di noce che rappresentava una sorta di anima verde, ben espressa poi con quell’acidità diffusa. Il Romagna Sangiovese superiore “Tre Miracoli” 2019 al naso esprimeva la dolcezza della caramella di frutta rossa per poi dare al sorso un ampio equilibrio sostenuto da una bella spada di acidità. Fra i tre è quello che ci è piaciuto di più. Senza nulla togliere al Superiore Riserva "Il Mastino” 2017 che aveva sempre note verdi nella sua espressione complessa e terminava con un retrogusto ammandorlato.

Terre della Rocca di Riolo Terme (Ra) ha due Sangiovese Superiore entrambi del 2019. Ora, La Furha del Basino ha superato, ma solo di un + , i 4 asterischi il Trinzano del Basino. Il primo aveva un naso fruttato quasi aromatico, in bocca il sorso era nervoso e intrigante grazie ai tannini ben amalgamati. Il secondo rimarcava invece la freschezza.

Sorpresa per l’azienda Dalfiume NobilVini, in particolare con il Sangiovese Superiore “Franco” 2019 che si rifà a Villa Poggiolo. Il colore è subito rubino profondo e al naso la ciliegia sotto spirito esprime dolcezza. C’è anche qualche nota vegetale, che si affaccia nella complessità di un vino dove i legni hanno dato il loro contributo.

Tenuta Piccolo Brunelli ci porta a Galeata (Fc) con tre Sangiovese. Il Sangiovese Superiore “Pietro 1904” 2019 che al naso esprimeva frutta con un nerbo verde come essere di fronte a una siepe; in bocca equilibrato, caldo, decisamente piacevole. Interessante il Sangiovese Predappio 2019 che, qui come altri campioni di questa sottozona, mostra una sua profondità con note speziate. In bocca colpisce la pienezza. Nel Sangiovese Superiore Riserva “Dante 1872” torna la piacevolezza della ciliegia dentro un leit motiv palatale che significa equilibrio.

Poderi delle Rocche che ha sede a Dozza (Bo) ci ha dato un Romagna Sangiovese Superiore “Canovaio” che segna uno stile ben riconoscibile: fruttato classico, equilibrio piacevole, ma soprattutto fine. Avanti così! (Anche l’Albana secca ha avuto i nostro 4 asterischi pieni e piacevole il Colli di Imola Bianco 2016 cuvée di albana e chardonnay)

Fattoria Zerbina di Marzeno (Ra). Questa cantina rappresenta un simbolo, almeno per la nostra storia iniziata nel 1988 con l’uscita della prima guida ai 100 migliori vini d’Italia dove i grandi sangiovese di Cristina Geminiani (Pietramora e Marzieno e poi lo Scaccomatto c’erano già). Nel 2005 fu Top Hundred con il Pietramora 2001, quindi subito con un Sangiovese, benché lo Scaccomatto è sempre rimasto un outsider. Fra le Albana passite, l’Arrocco 2019 si è subito distinto, mentre i due rossi che ha messo in degustazione sono stati due Sangiovese: un 2019 e un 2016. Il primo è il Sangiovese superiore “Poggio Vicchio” 2019 che esprime al naso il ciliegione pieno e poi note molto profonde con speziature rare. In bocca l’equilibrio si esprime in una verticalità ampia con una freschezza pronunciata che prolunga la persistenza. Notevole anche il Sangiovese Superiore Riserva 2016 “Torre di Ceparano” che aveva note di erbe officinali insieme a quelle fruttate e un’ampiezza in bocca di una certa suggestione.

Il Castello di Montesasso mi ha colpito con il suo Sangiovese superiore “Rapsodya”. Il 2019 aveva un’elevazione fruttata davvero intensa e il sorso è risultato decisamente placido e ampio come un abbraccio, con il finale marcato dai tannini, molto meglio del 2018.

Tenuta Neri di Cesena è una cantina da tenere sotto osservazione. Lo dico perché il Sangiovese Superiore “Casata Pasquinon” 2019 aveva una bella espressione di amarene e frutta sottospirito che poi in bocca dava freschezza ed equilibrio. Ma anche il Sangiovese Superiore Riserva “Luis” 2017 non era niente male: addirittura con una promessa sugosa al naso, grazie a quei frutti maturi che poi offrivano un sorso anche qui elegante e di bell’ampiezza. Uno stile, che forse ha ispirato il Rubicone Merlot “Alma” 2017 che aveva note di caffellatte e cacao, confettura e cenni balsamici per un assaggio pieno e rotondo come una confettura.

Podere la Grotta sta a Saiano (Fc) e il suo Romagna Sangiovese superiore “Mazapegul” 2019 ci ha convinto sia per l’intensità dell’amarena al naso, sia per la verticalità. Il tutto per un rosso dove la tannicità non intacca l’equilibrio ed esprime tutta l’eleganza.

Franco Galli ha la cantina a San Giovanni in Marignano (Rn) e se avete letto il dialogo sul vino con Ruenza Santandrea, ecco un esemplare che secondo il mio parere risponde in pieno alle aspettative di un Sangiovese appagante, corretto. Il suo è un Sangiovese Superiore 2019 che ha subito un’ampiezza di frutti rossi che ormai sono indicatori di quello che ti aspetti: un vino avvolgente, equilibrato e persistente. Un prototipo efficace.

Tenuta Santini è un’altra azienda storica del Golosario, avendo avuto il Sangiovese “Beato Enrico” in tante tavole del Club di Papillon. Sandro Santini ha preso sul serio quella battuta che Coriano è la “Montalcino della Romagna” e il suo desiderio di superarsi ogni anno è ammirevole. Dai nostri assaggi alla cieca ecco i tre alfieri della sua produzione. Il primo è proprio il Sangiovese superiore “Beato Enrico” 2019 che premiammo nel 2005 col millesimo 2003. A distanza di tanto lo abbiamo ritrovato coi descrittori dei grandi vini: note di incenso, speziatura fine, frutta e gradevole armonia. Tuttavia è il suo Romagna Sangiovese Superiore “Orione” 2018 quello che si impone con una concentrazione ancora più avvolgente e una speziatura che inizia dal naso e termina con la croccantezza dei tannini. Ha invece ricordi di caffè il Colli di Rimini “Batarreo” 2018, uvaggio di cabernet sauvignon, sangiovese, merlot che spicca al naso con note che segnano l’affinamento in legno (è stato sempre così), ma poi in bocca vince la placida rotondità.
Sorpresa al mio doppio assaggio con i vini dell’azienda Pian dei Venti di Corpolo (Rn), che entrerà di diritto sul prossimo Golosario. Intanto l’imponente Sangiovese Superiore “Superba” 2019 che aveva note fruttate molto intense e in bocca un’esemplare integrazione fra acidità e tannini. Ma che buono poi quel Rubicone Rosso “Stciupteda” 2020 che ha sfiorato il massimo dei voti. Alla vista il rubino è impenetrabile, il naso è molto profondo e la ciliegia si esprime fra freschezza e spezie. Un’eleganza pazzesca, trasportata anche dalla buona alcolicità. Complimenti!
I Filarini è un’azienda di Cesena, anche agriturismo, che rappresenta un’altra novità assoluta. Il suo Sangiovese Superiore “Quatrin” 2019 aveva note di piccoli frutti e la corrispondenza in bocca con una beva fine si è manifestata. Ma notevole anche il Rubicone Rosso “Ostar” 2019 anche qui presente con un rubino molto concentrato, sugo di ciliegia al naso e qualche nota sottospirito leggera. È tuttavia imponente in bocca, “maestoso” nella sua espressione che lascia un ricordo di tannini domati dentro un grande equilibrio. Nel Rubicone “Sbutz” 2018 l’amarena domina il naso, prima di scendere in un sorso pieno, anche di soddisfazione. Complimenti pure a voi!
Podere La Collina sta invece a Brisighella (Ra) e il Sangiovese Superiore “Rio Paglia” 2019 esprime al naso note di frutta dolce. Anche al gusto è filologico, equilibrato, decisamente piacevole. Ma la sorpresa che non ci si aspettava è stato il Ravenna Cabernet Sauvignon 2016 che aveva note balsamiche e di freschezza la naso. Una pulizia esemplare accanto a un’intensità invitante. Che in bocca ha sortito l’effetto di raccontare come in un terroir storico anche un Cabernet si sappia esprimere con eleganza e setosità. Infine il Ravenna Sangiovese “Sangiovita” 2016 che si apriva con note ammandorlate, di perfetta corrispondenza poi al palato, con chiusura amaricante.

Maria Galassi sta invece a Paderno di Cesena (Fc). E qui i campione speciale è stato il Sangiovese Bertinoro riserva bio “NatoRe” 2016. Un esempio di come si esprima uno storico terroir, capace di dire la sua con una lenta maturazione dove resta integro il frutto, mai scalfita la rotondità e la pienezza che quasi abbraccia quei tannini ancora vivi. Buono anche il suo Sangiovese superiore bio senza solfiti aggiunti che porta il nome di “Smembar” 2019. Qui si evince più la frutta sottospirito, per un sorso ampio che può sembrare austero alla fine. Ma è la sua particolarità il bello.
L’azienda Masselina è un’altra realtà di cui sentiremo parlare spesso. Siamo nelle colline faentine, per una produzione a regime biologico. Ora, se il Romagna Sangiovese Superiore 138 del 2019 è quello che ti aspetti da un sangiovese rispettoso, il Sangiovese Serra Riserva 2017 ha invece note più complesse e un po’ fumé. Ma il corpo è sempre quello di un vino che nasce da una buona uva.

I Sabbioni è una gloria di Oriolo, piccola frazione di Faenza (Ra) e il suo Sangiovese Oriolo 2018 ha una finezza inusitata. Senti sia la ciliegia sotto spirito sia note di susine e floreali a marcare la complessità. Finissimo rosso con una doppia spada, se mi è concesso: una fruttata e una di freschezza ben integrata coi tannini. Un gran bell’assaggio che ha raggiunto la soglia dei 5 asterischi. Note di rabarbaro e una piacevole beva per Il Sangiovese superiore “I voli dei Gruccioni”, mentre il Sangiovese riserva “i Rifugi” 2016 aveva note calde, animali, un che di sulfureo dentro a un sorso che si definisce croccante grazie ai tannini vivi. Questa cantina ci sa fare molto bene!
Della Tenuta de'Stefenelli di Meldola (Fc) mi è piaciuto il Sangiovese superiore “Rondò’” 2018 che ho voluto riassaggiare il giorno dopo, apprezzando le note fruttate sotto spirito e animali, per un naso evoluto che in bocca offriva tuttavia finezza in un sorso ricco di sfumatura, anche vegetali.

I vini di Poggio della Dogana, azienda a conduzione biologica di Castrocaro Terme e Terra del Sole (Fc) sono stati oggetto di un assaggio prima della mia degustazione alla cieca, da parte di Marco Gatti che, come me, è rimasto colpito dai vini rossi. In particolare dal Sangiovese Superiore “I Quattro Bastioni” 2018 che a me ha dato un profondità minerale e fruttata con note di lamponi e un che di balsamico. In bocca una beva armonica con una chiusura sapida. Ancora più iconico per la zottozona Castrocaro il Sangiovese Castrocaro, Terra del Sole “Santa Reparata” 2017 che ti avvince per la larga ampiezza, quasi a dire un Sangiovese generoso di tutti i suoi caratteri identitari.

Nella prossima puntata pronta domani, parleremo invece dei vini di:
TOZZI GIOVANNA
MADONIA
COLOMBINA
PODERE LA BERTA
ZAVALLONI
CA’ PERDICCHI
VECCIANO
PALAZZONA DI MAGGIO
SPALLETTI
COLLINA DEL TESORO
PODERI MORINI
TENUTA LA VIOLA
VILLA PAPIANO
BISSONI
TORRE SAN MARTINO
MUTILIANA
TENUTA CASALI
CHIARA CONDELLO
PODERE PALAZZO
MERLOTTA
FATTORIA MONTICINO ROSSO
FERRUCCI
PODERE DELL'ANGELO
VILLA BAGNOLO
CONDE’
CELLI
FIORENTINI
FATTORIA PARADISO
TENUTA MARA
UMBERTO CESARI
MORINI
VILLA LIVERZANO
MINGAZZINI
LA SABBIONA
LA CASETTA DEI FRATI

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