La Val di Non nel piatto

A Sanzeno, famoso per il Santuario di San Romedio, c'è l'osteria Casa de Gentili

30.11.2016

C'è a Sanzeno, in Val di Non, un luogo profondamente mistico, di pace e preghiera. È il Santuario di San Romedio: un'architettura abbarbicata su uno sperone di roccia, sospesa e imponente sulla valle scavata dall'omonimo torrente. L'antico sacello sorge sulla tomba del santo da cui prende nome, ed è custodito oggi dall'ordine di San Francesco d'Assisi.

A fianco, una piccola area faunistica dà rifugio ad un esemplare di orso abruzzese, sottratto anni fa da ignobili sfruttamenti circensi. Ma c'è un motivo anche storico che giustifica la presenza del mammifero. La leggenda di san Romedio, infatti, racconta che il santo in tarda età avrebbe addomesticato un orso arrivando a cavalcarlo e scegliendolo come unico compagno nella sua vita da eremita.

Proprio sulla strada per il santuario, nella piazza di Sanzeno, c'è l'Osteria Casa De Gentili (piazza della fontana, 3 – tel. 0463 434136). Una bella costruzione, che ospita anche la sede del Centro Culturale D'Anaunia. Dal 2015 è ristorante e vineria, con spazio esterno davvero suggestivo. Daniele Prevedel in sala e Ivano Nicolodi in cucina propongono una cucina che si muove nel solco della valorizzazione dei prodotti locali, con buona mano e giusta fantasia, accompagnata da una selezione di etichette trentine ampia e competente.

Il menu, che non dimentica le coordinate della stagionalità, si apre con il tomino alla piastra con riduzione di fiori di tarassaco o buon carpaccio di salmerino affumicato alla menta. Tra i primi, il Groppello di Revò, antico vitigno coltivato da secoli in Val di Non, trova felice matrimonio con il riso Carnaroli, in un risotto di buona personalità. Ma meritano anche gli gnocchetti di patate mela e menta su fonduta erborinato e la vellutata di carote con zenzero, zafferano e guanciale croccante. Dalla tradizione, canederli alla trentina, proposti in brodo oppure al burro.

Tra i secondi, due piatti di tradizione come le trippe dell'eremita - un minestrone di verdure con l'aggiunta di trippe che risulta vero e proprio piatto unico per la maggior parte degli stomaci - e le lumache alla trentina con polenta integrale, che risultano quasi in verde, per la presenza abbondante di erba cipollina e prezzemolo. Si chiude con due dolci che non cadono nell'anonimato: buona la panna cotta con cioccolato bianco pepe rosa e lamponi, proposta in vasetto, così come il semifreddo al miele di edera. Prezzo medio, per quattro piatto, attorno ai 40 euro. Sosta da faccino contento.

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