Salviamo i monasteri!

Con l’acquisto dei prodotti di sette comunità segnalate sul Golosario

03.05.2020

“Stella piissima del mare, soccorrici contro la peste / Ascoltaci: nulla infatti il Figlio tuo nega a coloro che onorano Colei che ora ti supplica ancora”.  

Così inizia un antico canto francescano che secondo padre Francesco Gonzaga fu donato alle clarisse del monastero di Coimbra da San Bartolomeo. Correva l’anno 1317 e la peste imperversava dentro e fuori le mura del monastero al punto di far riflettere la badessa sulla possibilità di sollevare le grate della clausura e lasciar disperdere le monache. Una decisione però bloccata proprio da questa antifona che avrebbe interrotto l’epidemia lì come nel resto della città.  

Un episodio che spiega come da sempre questi luoghi di pace e silenzio fossero anche i più bersagliati e colpiti dalle epidemie. Da un lato infatti c’era la concentrazione di una comunità in un ambiente chiuso, dall’altro la necessità di aprirsi al mondo, come centri di produzione, ma anche come foresterie e talvolta ospedali. Non dimentichiamo che per secoli i monasteri furono gli unici luoghi sicuri sulle principali arterie di comunicazione del vecchio continente.

Oggi la tradizione monastica sopravvive e molti centri hanno puntato proprio sulle produzioni enogastronomiche, dalla birra al vino alle marmellate, per sostenere i loro progetti e la comunità che vive tra le loro mura.
Ne contiamo diversi esempi all’interno del Golosario, che abbiamo raggiunto telefonicamente per accertarci della situazione e della possibilità di aiutarli sostenendo la loro opera anche a distanza. Come? Acquistando i loro prodotti, naturalmente. 

Partiamo dalla Liguria, da Finale Ligure, e più precisamente dall’Apiario Benedettino di Finalpia (http://www.finalpia.it/-home-page-.html) dove padre Giovanni, classe 1939, cura la produzione di miele che tuttora continua. Lì infatti i sette confratelli stanno tutti bene, però non possono vendere dato che il negozio è chiuso. Sono però molto attivi tramite il portale di e-commerce "L’erboristeria il convento" attraverso cui è possibile effettuare gli acquisti. In alternativa si possono fare ordini attraverso la mail: info@erboristeriailconvento.com o al tel. 019603129 (Responsabile sign.ra Cinzia).  Spediscono in tutta Italia con pagamento Paypal, bonifico o contrassegno con Bartolini e SDA.
Tra i prodotti attualmente disponibili: miele di acacia, miele di eucalipto, polline, propoli, pappa reale, grappa al miele, amaro al miele, caramelle al miele, cosmetica al miele, poi pesto e salse del Frantoio Folco di Gorra fraz. di Finale Ligure. Hanno anche aggiunto le mascherine di protezione. 

In Piemonte lo splendido monastero cistercense Dominus Tecum di Pra ‘d Mill (Bagnolo Piemonte - Cn) conta quattordici monaci capaci di rendere questo rifugio di pietra tra le montagne piemontesi un luogo di accoglienza. Il Covid ha bloccato tutti i contatti ma non la loro attività, anzi, in questo periodo ha debuttato il fornito shop del monastero con tutti i loro prodotti. Che sono davvero tanti: oltre trenta tipologie di marmellate, i mieli, i sali aromatizzati. Si possono acquistare sul sito bottegamonastica (https://www.bottegamonastica.org/) insieme ad altri piccoli oggetti d’artigianato realizzati rigorosamente a mano. 
Sempre in Piemonte, a Magnano nel biellese, c'è un altro importante ritrovo di contemplazione e preghiera: il Monastero di Bose fondato da Enzo Bianchi. Anche questo è stato impostato fin dall'inizio sul lavoro. Tra i prodotti ci sono eccezionali mostarde d’uva, conserve di verdura, peperoncini e mieli dell’apiario, oltre ai prodotti da forno tra cui il pane rustico, paste di meliga, fette biscottate, crostate e crostatine con le loro confetture. Il tutto accompagnato dall’oggettistica di creazione dei monaci: ceramiche in gres, raku, ceri. Si possono acquistare anche nel loro negozio on line

La comunità dei SS. Pietro e Paolo di Buccinasco (Mi), che per noi è più semplicemente nota come La Cascinazza, dal nome della loro birra che siamo stati tra i primi a recensire, conta ventidue monaci per fortuna tutti in salute. Le birre sono quattro: la Amber, speziata dal colore ambrato, la Bruin più strutturata e con note zuccherate di malto, la Blond dissetante  e leggera e la Kriek una rossa dalle decise note floreali. Oltre a queste preparano anche un amaro e l’Idromele con le tre tipologie di miele ottenuto dal loro apiario. Attualmente registrano un calo vendite del prodotto principale (birra) dovuto alla chiusura dei ristoranti che ne sono i principali destinatari, per cui chiedono aiuto nell’incentivare la vendita al dettaglio attraverso i negozi dotati di e commerce che hanno la loro birra.
Ci segnalano: la Casa del Bere di Brescia (www.casadelbere.com), Mocine Cascine Santa Marta (www.mocine.it), Bottega del Monastero di Barbiano (Ra) (www.bottegadelmonastero.it), Terra in cielo di Ancona (www.terraincielo.it). 

Abbiamo anche raggiunto le Monache Trappiste di Vitorchiano, autrici di marmellate e confetture straordinarie, ma anche di vino e altri prodotti. In questo momento si stanno riorganizzando, anche per la vendita dei prodotti, che non può essere più fatta in foresteria, per ovvi motivi. Questo è forse il monastero più popolato che sta progettando una gemmazione in Portogallo, all’attenzione delle nostre cene in ComPagnia.
Tutti i prodotti si possono acquistare on line sul sito dallatrappapervoi.it
L’Abbazia di Casamari a Veroli (Fr) è purtroppo fra le realtà più colpite. I venticinque monaci presenti hanno perso l’abate don Eugenio Romagnuolo e in questo momento hanno chiuso la splendida chiesa medioevale e la parte del complesso  aperta al turismo. Casamari è fin dal Medioevo e poi soprattutto dal Settecento e dall’Ottocento legata all’attività di infusione e liquoreria. Ancora oggi, all’interno dell’abbazia sono realizzati l’Elixir San Bernardo alle erbe digestive, l’Elixir Sette Erbe e le celebri Gocce Imperiali, preparate da una ricetta di Fra’ Giustino di duecento anni fa. E poi ancora l’Amaro Ferrochina, quello di genziana, il nocino, la liquirizia di Casamari. Tutti si possono acquistare anche attraverso il negozio on line presente sul sito dell’Abbazia (https://www.abbaziadicasamari.it/index.php/negozio)
I nove monaci benedettini della Comunità di Siloe (http://www.monasterodisiloe.it/) di Poggi del Sasso (Gr) sul Monte Amiata, sono in salute e continuano a dedicarsi alla coltivazione biologica di ulivi, viti, cereali e legumi autoctoni, ma soprattutto peperoncini e zafferano. Nel loro paniere ci sono un grande olio extravergine d’oliva, i peperoncini di nove diverse varietà, che furono il prodotto che per primi recensimmo sul Golosario e poi ancora vino, visto che questa è la zona della doc Montecucco; quindi confetture e salse, pasta bio da semi antichi.
Si possono ordinare tramite mail a monasterodisiloe@libero.it
Birra Nursia è la birra prodotta dai monaci che dal Duemila sono tornati a Norcia e che non si sono arresi nemmeno quando nel 2016 un terribile terremoto ha distrutto la città e il monastero. Anzi, proprio la birra è servita come mezzo per finanziare la ricostruzione del Monastero di San Benedetto in Monte. Le referenze sono due: una Bionda allegra e leggera, ideale per un aperitivo o un primo piatto, e una Extra ambrata, dal sapore pieno e persistente. Le vendono in tutto il mondo e anche presso il negozio del monastero anche se in questo momento sono fermi. Fortunatamente stanno tutti bene e le loro birre si possono comprare in alcuni punti vendita di Norcia che la spediscono anche a casa: la Norcineria Coccia (https://shop.norcineriacoccia.it/) e la Norcineria Fratelli Ansuini (http://www.norcineriaansuini.it/negozio/). 
La tappa finale è in questo monastero non a caso. Perché qui è nato il monachesimo occidentale con la sua storia millenaria. Una storia che non si è arresa nemmeno di fronte alle peggiori tragedie come ci ricordano le parole di Don Benedetto Nivakoff, O.S.B. Priore del Monastero di San Benedetto in Monte di Norcia:

“Nella tragedia Dio immette semi di nuova vita. Dobbiamo innaffiarli con le nostre preghiere (sia visibili che invisibili), i nostri sacrifici e, forse, anche le nostre vite. La morte, però, non ha l'ultima parola”.

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