Quel Moscato non moscato da gesti antichi

A Saracena per scoprire passiti tra i migliori d'Italia

13.01.2017

Il Moscato di Saracena è uno di quei vini che sfuggono ad ogni tentativo di classificazione. E’ un Moscato non moscato, frutto di un processo di vinificazione particolare che, sommato all’utilizzo di uve autoctone, ne fa un vino unico. Per ottenerlo si procede infatti con la vinificazione separata di guarnaccia, malvasia e odoraca da un lato e, dall’altro, di moscato. Per le prime tre uve c’è la deroga di una bollitura del mosto al fine di concentrarlo ancora di più (e alzare così il grado alcolico). Il moscato, che appare come una varietà aromatica ed autoctona, viene invece fatto appassire e quindi pressato per una resa minore del 50%. Solo a quel punto inizia la vinificazione dei due mosti insieme, in botte o in acciaio. L’ultimo campione assaggiato è il Moscato passito al governo di Saracena della cantina Feudo dei Sanseverino (Via Vittorio Emanuele, 100 • Tel. 0981.21461di Saracena (Cs). Il campione è dell’annata 2011, una scelta azzardata per un vino che dovrebbe bersi relativamente giovane. A cinque anni dalla vendemmia, si è dimostrato un vino molto interessante, che alla vista si presenta di color ambra scuro, con riflessi che tendono al rossiccio. Al naso merita una sosta e adeguata attenzione. Da principio è un po’ chiuso, meno inebriante di quanto ci si aspetterebbe. Lentamente emergono l’albicocca secca e addirittura la prugna disidrata, poi la frutta secca, nocciola e noce. In bocca è moderatamente dolce, a fronte di un’alcolicità elevata e di un corpo importante. Lo contraddistingue una nota amara che continua nel retrogusto. E’ un vino da meditazione senza mezzi termini, che abbinare sarebbe un azzardo. Vino da meditazione e da dessert è invece il Passito Mastro Terenzio 2013 ottenuto dalla vinificazione di uve moscato. Ed è un gran bel passito. Colore ambrato brillante, al naso è intenso, con tutta l’esuberanza della pesca e dell’albicocca, dell’uva passa e una nota viva, vibrante che si ritrova allo stesso modo in bocca dove colpisce per la morbidezza, la consistenza carezzevole, setosa, e quel nerbo di freschezza che lo rende ottimo da accostare ai dolci lievitati della tradizione.

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