Le storie più belle, sono scritte da persone dal cuore grande e dalla mente capace di vedere lontano. Una di queste storie è quella che ha scritto Massimo Bonomo. Nel 1958 affitta dei terreni a Monte del Frà e inizia a coltivarli producendo grano, fragole, pesche, uva, e avviando una piccola produzione di vino, che viene venduto sfuso nella “frasca” (osteria) di famiglia. In questa area laboriosa e viva del Veneto, uomini, terra e vini, hanno una storia che li vede camminare insieme da secoli, visto che era il 1492, quando i frati – in veneto “Frà” – dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona iniziarono a lavorare terre e vigne, come documentato da un testo conservato nella Biblioteca Capitolare della cittadina scaligera che registra l’affitto nel 1619 di 25 campi destinati a vigneti e ad alberi da frutto, nonché il canone dovuto per poter lavorare i terreni di Sommacampagna.
Per questo, sulle tracce di quella comunità monastica che aveva svelato con il suo lavoro, la vocazione alla produzione di vini di eccellenza della zona, Bonomo, inizia un cammino che, trent’anni dopo, lo vedrà portare sul mercato la sua prima linea di bottiglie etichettate.
Oggi a gestire la cantina ci sono i suoi figli, Eligio (“l’uomo della vigna”) e Claudio (l’enologo), con i nipoti Marica (figlia di Eligio), Massimo e Silvia (figli di Claudio), responsabili rispettivamente di export, comunicazione, cantina, ospitalità e social. Luigina e Miria, le mogli di Eligio e Claudio, supervisionano il punto vendita, situato in sede a Monte Del Frà.
Per quanto ci riguarda, detto che tutte le annate prese in esame (dal 2008 al 2021, unica assente la 2015), ci hanno confermato che questo bianco è autentico fuoriclasse di livello internazionale.
Di classe cristallina il 2019. Nell’anno, dopo un maggio in cui le temperature sotto la media avevano ritardato la fioritura e causato un parziale rallentamento del ciclo vegetativo, poi l’andamento stagionale è stato favorevole, seppure in presenza di qualche settimana siccitosa. E, grazie a un fine agosto e a un settembre prodighi di notti fresche, lo sviluppo degli aromi è stato ottimale e corretto il rapporto zuccheri/acidità. Nel bicchiere si ritrova un vino dall’equilibrio alcolico, fresco e sapido, con un ampio patrimonio olfattivo-aromatico con note di camomilla e fiori bianchi, dai sentori fruttati di mela Golden, pera, albicocca, pesca gialla, litchi e mango, dalla raffinata nota speziata di zenzero, dall’ottima struttura, dove il gusto è sapido ed equilibrato.
Per quanto riguarda l’Amarone della Valpolicella Docg Tenuta Lena Di Mezzo, i nostri tre coup de coeur, i millesimi 2009, 2015 e 2016.
Una sorpresa, per finezza, eleganza il 2009 figlio di un’annata in cui l’andamento climatico estivo si è sviluppato con costanza di temperatura media senza punte tropicali e limitata, ma corretta piovosità. Con settembre e la prima quindicina di ottobre ventilati e asciutti, con considerevole escursione termica giorno/notte. Che hanno favorito uno stato sanitario e una maturità perfetti. Nel bicchiere è un Amarone complesso, dalle tonalità di colore non cariche, coerente con la sua finezza al naso, dove si avvertono note di marasca sotto spirito, raffinata speziatura con sentori di cannella, buona struttura, con il sorso che è reso dinamico da freschezza e sapidità.
Pur in presenza di eterogeneità climatica per qualche eccesso di temperatura estiva, il 2015 si è concluso con settembre e ottobre molto regolari, ventilati e luminosissimi, per cui le uve sono arrivate alla raccolta in perfetta sanità e in equilibrio fra concentrazione zuccherina/acidità/accumulo fenolico. Oggi nel bicchiere l’Amarone ha grande complessità, con profumi intensi di ciliegie sotto spirito, prugne, liquirizia, cuoio, tabacco, cacao e spezie che vanno dal pepe ai chiodi di garofano, mentre al palato è di struttura potente, asciutto, armonico.
Ultimo, ma non ultimo, il 2016. L’annata, dopo una primavera fresca, ha avuto un’estate con temperature ottimali con saltuari e propizi eventi temporaleschi. E, a fine agosto e a settembre, le temperature diurne elevate con nottate fresche e buona ventilazione hanno favorito una perfetta maturazione. L’assaggio ha subito stupito per la profondità e l’ampiezza dello spettro aromatico, che va dalle note floreali di peonia e rosa, a quelle di frutta rossa, dove si impone l’amarena fino alla speziatura, per chiudere con nuance di china. Di bella struttura, in bocca ha sorso vellutato, bilanciato, con finale lungo e dal retrogusto piacevolmente ammandorlato.
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Sommacampagna(VR)
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