Fulmine, ieri e oggi una sosta che fa innamorare

A Trescore Cremasco, da Clemy e Gianni Bolzoni, piatti tutti profumi e sapori che sono interpretazione personale, unica e inarrivabile, delle ricette del territorio e della tradizione

09.10.2019

Clemy e Gianni e il loro Fulmine, Patrimonio dell’Umanità! Uscendo, li ho abbracciati, commosso. Quante volte son stato da loro, ma essere tornato a Trescore Cremasco, nei giorni scorsi, quando da tempo i locali che vanno bene per certa critica sono quelli che hanno ambienti da obitorio, cuochi (anzi, chef, se no si offendono!) che non vedono una padella da anni e se si mettono ai fornelli è per fare l’ultimo servizio fotografico o il promo di qualche trasmissione, e piatti che, messi insieme con i “soliti” ingredienti consegnati dai “camioncini”, ahinoi, nella migliore delle ipotesi son solo belli (neanche sempre), beh, è stata un’emozione indimenticabile.

Ma che Paese è, una nazione che non “difende”, meglio, “tutela” mettendo su un piedistallo, due persone dal cuore e dal talento come i coniugi Bolzoni? Detto che è una vergogna che per alcune guide, un luogo unico come il Fulmine, nemmeno sia citato (il che ci conferma ancora una volta, dell’importanza del nostro dare ai lettori una guida come IlGolosario Ristoranti – Gatti Massobrio) che, per fortuna, in controtendenza, non solo non spegne, ma casomai, accende, e più che mai ora, i riflettori su campioni del gusto di questa caratura. Una sosta qui, a qualsiasi costo, mettetela in conto.

Era il 1963 quando Gianni prendeva il testimone dal papà Angelo, che aveva aperto l’attività nel 1923. È trascorso più di mezzo secolo, ma oggi come allora, sedere ai tavoli del Fulmine è vivere un’esperienza che va bel al di là del mangiare e del bere (da dio, peraltro), perché solcare l’ingresso, maestoso, della Trattoria (così, con orgoglio, recita, da sempre, l’insegna aurea di fianco alla porta, pur sapendo, che di grandissimo ristorante si tratta), è qualcosa che ha a che fare con il gusto di vivere, con il mistero della Bellezza, con la poesia e la gioia. Ogni giovane ragazza o ragazzo che intraprende questa avventura, qui, dovrebbe venire! Perché come si fa a non rimanere a bocca aperta, nel vedere il piacere che Gianni mette nel coccolare ogni cliente, con i suoi modi signorili e sussurrati, tutto attento a cercare di cogliere i desiderata di ciascuno, per far sì che tutti, nessuno escluso, escano felici, e lo spettacolo nel vederlo illuminarsi quando i commensali, se appassionati di vino, gli danno l’opportunità di suggerire le bottiglie più adatte, lasciandolo pescare con “licenza di stupire” da quella cantina da mille e una notte, che, in tutta la sua vita, ha impreziosito giorno per giorno, facendone il capolavoro figlio della sua passione?
E Clemy? Una vita che si sceglie ogni ingrediente, non cedendo sulla qualità di un millimetro, in modo da avere quella materia prima di eccellenza inarrivabile, con cui, pranzo e cena, prepara quei piatti, che, grazie alle sue mani angeliche, fanno un racconto della tradizione che è musica paradisiaca per il palato. E allora, dateci retta. Quando verrete qui, nella sala con il camino, dove vi sentirete subito a casa, dopo gli imperdibili Culatello e polpettine (accoppiata da sogno che da subito vi farà capire cosa vi aspetta), lasciatevi travolgere dalla bontà di piatti dimenticati, e fenomenali, come polenta con ragù di interiora di capretto al tartufo, minestra di cotenne di maiale e fagioli, risotto ai pistilli di zafferano con pasta di salame mantecato al Reggiano Stravecchio, crema di patate con lumache, coscia d’anatra con la verza e la polenta, senza farvi sfuggire la trippa o quella millefoglie di patate funghi porcini e fegato grasso che, oltre a valere il viaggio, è uno dei piatti – icona del gusto italiano, che, almeno una volta nella vita, occorre assaggiare.

Ora è la stagione di funghi e tartufo bianco, e qui li propongono buoni come non li avrete gustati mai. A chiudere, a farvi toccare il cielo con un dito, l’interpretazione magistrale della Bertolina, la torta tipica del territorio, per chi è avanti negli anni, l’emozione di un altro sapore dimenticato, per i più giovani, forse, la scoperta di un gusto sconosciuto.

Che meraviglia! Clemy e Gianni, vi vogliamo bene!

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