Il Carapace Lunga Attesa: arte nel bicchiere, arte nel territorio

Nel cuore dell'Umbria, nella Tenuta Lunelli di Castelbuono, per un'importante e rara verticale di Montefalco Sagrantino

17.03.2023

Usando l’espressione greca kalós kaì agathós, ovvero il legame del bello e del buono, Alessandro Lunelli e l’enologo Luca D’Attoma ci hanno condotto dalla Fondazione Pomodoro di Milano fino al cuore dell’Umbria nella Tenuta Lunelli di Castelbuono, attraverso una importante e rara verticale di Montefalco Sagrantino che ne ha ripercorso gli oltre vent’anni di storia tramite 4 annate di 3 vini diversi: Lampante 2013 e 2018, Carapace 2004, 2013, 2016 e 2018 per chiudere infine con il Carapace Lunga Attesa 2016.

La verticale ha dimostrato l’esperienza multigenerazionale della famiglia Lunelli e la sua profonda conoscenza del vitigno, che viene sapientemente addomesticato e ammorbidito in una vinificazione che porta nel calice la giusta morbidezza, eleganza e bevibilità senza perdere la tipicità delle sue origini: perché il vino, come diceva Mario Soldati, dev’essere “poesia del territorio”.
Ed è proprio il territorio umbro che si beve a ogni assaggio, con una naturale evoluzione che permette di gustarlo subito (sorprendenti le annate 2016 e 2018 che risultano eleganti e morbide pur nella loro struttura e tannicità) oppure dopo decenni, godendo anno per anno le peculiarità del suo sviluppo sapiente ed equilibrato.
È proprio questo concetto di attesa, di longevità, di tempo che passa, che sta alla base del progetto della famiglia Lunelli per la Tenuta Castelbuono: 30 ettari vitati nei comuni di Bevagna e Montefalco acquisiti nel 2001, integrando nuovi impianti e valorizzando quelli esistenti tramite un articolato progetto di selezione dei cloni (il tutto convertito poi al biologico nel 2014). Così come il Sagrantino è un vino unico nel panorama internazionale per potenza e longevità, anche la nuova cantina è un’opera unica che rappresenta queste peculiarità sfidando i confini tra scultura e architettura. Realizzata dal Maestro Arnaldo Pomodoro, uno dei maggiori artisti contemporanei, in virtù di una solida e vecchia amicizia con la famiglia Lunelli, il “Carapace” – come Pomodoro ha voluto chiamare la cantina – è la prima scultura al mondo nella quale si vive e si lavora, unendo arte e natura, scultura e vino, uomo e tempo.
Ispirato dalle forme morbide delle colline umbre, il M. Pomodoro ha immaginato un guscio di tartaruga (carapace, appunto), animale di buon auspicio ma anche rappresentante simbolico di longevità e attesa. Nel 2012, dopo 6 anni di lavori con l’ausilio professionale dell’architetto Giorgio Pedrotti, è dunque sorta una grande cupola ricoperta di rame splendente, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra, con la precisa intenzione che il suo aspetto mutasse successivamente, tramite ossidazione naturale in funzione delle intemperie e dei fattori climatici, a rappresentazione concreta dello scorrere del tempo e dell’interazione fra le opere dell’uomo e quelle della natura, fra terra e cielo. La barricaia stessa, cuore pulsante della Tenuta, è stata disegnata creando una spirale che sale verso la cupola e che il Maestro Pomodoro ha chiamato Ziggurat (come uno dei vini della tenuta) in onore dei templi Sumeri e Assiro-babilonesi che ambivano a elevare l’uomo al cielo.
Questo, rimando costante agli elementi in interazione reciproca, racconta anche dell’impegno della famiglia Lunelli nella Tenuta, certificata “Biodiversity Friend” nel 2017, nel preservare e valorizzare l’ecosistema del vigneto aumentandone i parametri di biodiversità quali la quantità di insetti, l’utilizzo delle acque, la cernita dei muschi boschivi sulle piante, l’utilizzo di arnie di api e la relativa presenza di fiori all’interno dei vigneti. Maggiore biodiversità significa più equilibrio nel vigneto, e dunque un ecosistema che sta bene nel suo piccolo e che può offrire prodotti armonici e destinati a durare nel tempo, in accordo con le leggi della natura e con la sapiente opera dell’uomo.

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