I ricordi, come le candele, bruciano di più nel periodo natalizio. (Charles Dickens)

La consolazione dei libri aiuta chi ha perso qualcuno o qualcosa a causa del Covid

10.12.2020

Non possiamo incamminarci verso il nuovo anno e, semplicemente, lasciarci alle spalle quello trascorso: i numeri, le immagini e le memorie del 2020 e del COVID, che ha impregnato l’aria e le nostre giornate, ci resteranno per sempre impressi. Nella mente. E così chiudendo gli occhi rivedremo il corteo funebre di Bergamo, sentiremo le voci del telegiornale commentare grafici, non riusciremo più ad ascoltare le parole di chi ci ha lasciati.

La prima tappa del percorso di questo piccolo zibaldone è dedicata alle vittime dell’emergenza sanitaria e alle loro famiglie. Come si affronta la morte di un caro, di un conoscente, di parte del mondo intero? E quella del proprio mestiere e dei propri sogni? Purtroppo, una risposta corretta non esiste. Si pensa, chi se la sente prega, chi può aiuta il prossimo, ci si rifugia dentro di sé per raccogliere la forza di andare avanti. E se la forza non la si trova subito nel proprio animo, la si cerca altrove: nell’abbraccio di un caro o nel suo sorriso attraverso una foto, nelle parole stampate, in quelle cantate, nel progettare un futuro memore del passato.
La consolazione più immediata è, forse, proprio quella che ci offrono i libri, da sempre tane in cui sostare al bisogno, come “Il cielo è sempre lo stesso”, libro di Julia Samuel, che fa sentire compresi ed è basato su storie vere: numerosissimi personaggi, estremamente diversi tra loro, danzano tra le pagine e si scontrano con la morte, la affrontano.

Elettra Solignani

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