Quei ravioli del plin che valgono la sosta

Da Rosanna, ristorante (e agriturismo) a Castagnole delle Lanze

23.02.2018

Gli appassionati di musica conoscono bene il nome il Castagnole delle Lanze. Qui ogni estate, da decenni, si organizza il Controfestival, una settimana di concerti che ha portato nella piccola piazza del paese i più grandi cantautori italiani. Sì, proprio tutti: dai grandi nomi un po' mainstream (da Vasco a Zucchero, da De Andrè a De Gregori, da Venditti a Eros Ramazzotti), ai principali protagonisti della scena indie-rock (Afterhours, Marlene Kuntz...). Tra Langhe e Monferrato, Castagnole è un paese di ottime Barbera e notevoli Moscato d'Asti (provate quello di Gianni Doglia, ancor meglio se il Casa di Bianca).

Mancava soltanto l'indirizzo giusto per una buona sosta a tavola. Lo abbiamo trovato. Merito di Rosanna Romito che - dopo aver gestito per 10 anni la Bottega dei 4 vini di Neive e una precedente esperienza tra sala e cantina alla Ciau del Tornavento -da quattro anni ha aperto un ristorante (e agriturismo) che porta il suo nome, fuori dal paese, tra le colline che digradano verso il lungo Tanaro.
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È un luogo molto piacevole, curato nello spazio esterno, dove si cena nella bella stagione. Caldo e accogliente all'interno, con una veranda tutta vetrata che ha il respiro dei locali di classe. La cucina di Rosanna, coadiuvata dal figlio Massimiliano, 20 anni, studente all'Università di Scienze Gastronomiche, è territoriale, sì, ma con un gusto personale convincente. Il menu è stringato: pochi piatti (i secondi sono solo due), segno che in cucina si fa tutto in casa (a partire dalla pasta fresca).

Per cominciare, l'antipasto misto è un sunto di come Rosanna interpreta la tradizione: le acciughe sono accompagnate da un bagnetto verde molto delicato, la carne cruda da un biscotto al Parmigiano, il vitello tonnato è calibrato per cottura e salsa, il soufflé di zucca con fonduta è piacevole. Più scenografico il cestino di pasta fillo con gallina alle spezie arancia, lamponi e maionese alla nocciola, ma meno convincente (la gallina non è morbidissima e si perde nell'insieme).

Tra i primi, gradevoli i maltagliati di farro con sugo di salsiccia, porri di Cervere e zucca. Ma il piatto da non perdere sono quei ravioli del plin ai tre carni, che uno può scegliere di condire con il ragù di Langa, oppure tuffare nel brodo di gallina o coniglio. Scelto il brodo di gallina, impossibile restare insoddisfatti: sono tra i più buoni in circolazione, per consistenza della pasta, equilibrio del ripieno e bontà del brodo.

Due, come detto, i secondi: tenerone di vitella piemontese al Barbara d'Asti con castagne e polenta e un filettino di vitello in crosta di grissini con frittura dolce che è notevole nella succulenza della carne (la frittura dolce in accompagnamento è quasi un di più). Dolci ben presentati: semifreddo al torrone d'Alba con cioccolato fondente, bunet con zuppetta di pesche dell'orto o frutta sciroppata (dell'orto) con amaretto e cioccolata a scaglie.

È una sosta da ripetere. Anche per i vini: buona la Barbera d'Asti prodotta in azienda, ma la carta è una selezione di ottime scelte territoriali, con grandi bottiglie – leggi Barolo e Barbaresco - di annate importanti a prezzi più che ragionevoli. Appassionato e sorridente il servizio. Scelta musicale di sottofondo azzeccata (riallacciandoci all'incipit: è degna di Castagnole Lanze). Per quattro piatti si spendono circa 40 euro. Con qualche euro in più, si può portare a casa qualche prodotto dell'agriturismo: ottime confetture, la Barbera, le nocciole di Langa.

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