La Circolare

Aggiornamento dal 26 marzo al 1 aprile

01.04.2020

È il mistero della vita bellezza

Stamane mi sono svegliato accendendo il telefonino e su WhatsApp mi ha dato un senso di letizia la foto che mi ha inviato Alfonso da Tremosine, nel Bresciano. Il sole che spunta su un nuovo giorno e abbraccia con la sua luce la nostra quotidianità. Che è bella, così come la vita, mai come in questi giorni, ci siamo ricordati che è qualcosa di speciale.

la foto di Alfonso da Tremosine, nel BrescianoCos’era successo prima, che tutte queste cose non le vedevamo? Chi ci ha oscurato il video della vita? Paradossalmente un altro video, che oggi è di cattiva compagnia, mentre nelle nostre case ci stiamo riappropriando della verità nei rapporti. Eppure accendere la tivù vien quasi d’istinto, mentre i miei suoceri ultraottantenni a Milano hanno imparato a spegnerla e a giocare a carte. Quanto tempo che non si fa, anche perché, solitario a parte, bisogna essere in due a giocare. O in quattro… e abbandonare il telefonino sopra un altro tavolo.

Tuttavia, divagazioni a parte, il mistero di queste giornate che ci stanno cambiando come la goccia che scava nella roccia, sta distruggendo anche l’effimero e il banale. Che non è mai così stato riluttante, a vederlo rappresentato, che so, nel Grande Fratello o in quelle trasmissioni di intrattenimento con volti che francamente hanno fatto il loro tempo. Melensi, falsi, nostalgici, tromboni. Ma dopo tutto questo periodo di purificazione torneremo ad alimentarci ancora di queste cose? E i soloni, anche quelli della critica che stanno sotto traccia come i topi, torneranno a pontificare e a discettare?

Faccio allora mia la proposta di Pupi Avati, che rimbalza da un opinionista all’altro, senza produrre mai un barlume di azione concreta. E lo dico con le sue parole, tratte da una riflessione uscita 5 giorni, che è diventata una sorta di petizione.

È il primo periodo della mia vita in cui anziché abbracciare vorrei essere abbracciato. Dormo di più la mattina, nel silenzio profondo, cimiteriale di una città morta, appartengo anagraficamente alla categoria di quelli più svelti a morire.
Ma in questo sterminato silenzio, che è sacro e misterioso e che ci fa comprendere la nostra pochezza, la nostra vigliaccheria, ci commuove la consapevolezza dei tanti che stanno mettendo a repentaglio le loro vite per salvarci.
E questo stesso silenzio sarebbe opportuno per i tanti che destituiti di ogni competenza specifica continuano a sproloquiare saltapicchiando da un programma all’altro privi di ogni pudore, di ogni senso del limite. Coloro che con tanta solerzia, con tanta supponenza, ci hanno accompagnato nel corso degli ultimi decenni appartengono al Prima del Coronavirus, quando era possibile il cazzeggio
”.

Già, lasciamoli in quell’epoca che ancora non si è materializzata: “Prima del Coronavirus”. Sennò che occasione è mai questa. Prosegue ancora Pupi Avati:

E allora mi chiedo perché In questo tempo sospeso, fra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità, i media e soprattutto la televisione e soprattutto la RAI, in un momento in cui il Dio Mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza all’Auditel, non approfitta di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al paese l’opportunità di crescere culturalmente. Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza, insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti. Perché non proporre quel tipo di programmazione che fa rizzare i capelli ai pubblicitari”.

Lui, alla fine, tutto questo lo ha chiamato “l’effetto terapeutico della bellezza”. Già la bellezza che salverà il mondo dell’Idiota di Dostoevski. Che diventa quanto mai appropriato in questi giorni dove il mondo intero è in pericolo.

Detto questo, resto convinto che l’appello di Pupi Avati, come ho scritto oggi su Avvenire, resterà un Bla Bla, finché qualche industriale illuminato (certamente di vecchia generazione) non deciderà di mettere le palanche sull’adozione di trasmissioni del genere, anziché sui dati Auditel.

Però credo che un vantaggio ci sia, alla fine di tutto, ed è come un virus positivo che sta contagiando tanti altri pupi avati (ed io mi metto fra questi). Possiamo sperare che domani, così pensando, si formerà un nuovo pubblico, una nuova sensibilità, un modo di pensare e di vivere l’informazione e lo spettacolo che seppellirà l’insulso che ancora oggi ci verrà propinato da questi sacerdoti del nulla. Anche questa è una goccia che sta scavando nella roccia. Vogliamo stare dentro alla bellezza!

Paolo Massobrio

25 marzo - Il dramma nel dramma

Giorni difficili in cui sale l’apprensione, perché il numero dei contagiati sale e sembra non esserci mai fine. Dal monitoraggio del nostro sito internet scopriamo che i lettori della Notizia del Giorno sono diventati il doppio e migliaia i nuovi lettori che si approcciano a ilGolosario.it. Abbiamo scelto di ricondizionare La Notizia, commentandola sagacemente, ma anche facendo un punto della situazione del Coronavirus, con spunti e notizie che escono dalle veline ufficiali delle agenzie e quindi da ciò che viene recitato nei telegiornali. Da casa quindi il lavoro è piuttosto intenso, perché coordinare tutto il lavoro che, su invito diretto, ci portano gli amici e i collaboratori richiede un bel ritmo. Il portalettere comunque svolge ogni giorno il suo mestiere e anche i corrieri sono attivi a fare le consegne (vino ovviamente). Dalla cassetta della posta ritiro una copia del bisettimanale Il Monferrato e nella cronaca leggo una notizia che a dir poco mi rattrista: Giorgio Cantamessa, 72 anni, titolare di una cantina e di un’azienda agrituristica, la Cascina Moncucchetto di Casorzo, si è tolto la vita. Ha preso l’occasione dell’assenza dei familiari, per andare nella sua vigna di malvasia e spararsi un colpo.

Ma proprio Giorgio? Quell’omone simpatico e gioviale, con due figli belli come il sole, coinvolti nell’azienda? Ci eravamo persi di vista, ma lo conobbi agli esordi della sua attività, felice di aver fatto la scelta agrituristica. Quale nube può essergli entrata dentro per arrivare a un gesto così estremo, che apre scenari preoccupanti, data la situazione critica in cui molti si troveranno a vivere? Sono domande che non troveranno facile risposta. È un dramma nel dramma per cui va detto che alla fine anche Giorgio, non ce l’ha fatta.

26 marzo - Oggi lanciamo la guida al Delivery 

Oggi usciamo con un’altra iniziativa: la prima guida al Delivery dedicata in principio ai ristoranti del Golosario e poi ai negozi che si stanno attrezzando per offrire questa opportunità. La pubblichiamo su IlGolosario.it e il giorno dopo scopriamo con sorpresa che 2.000 persone l’hanno consultata. Da questo giorno in poi sarà una corsa per favorire l’aggiornamento, superando in poco tempo i 200 locali segnalati. Per il resto ci si attarda a tavola a casa propria, come quasi mai è accaduto, a parlare, telefonando agli amici. Su WhatsApp Andrea ricoverato ad Alessandria ci aggiorna che gli hanno messo il casco, mentre Dario, dopo quattro giorni, viene dimesso. E domani che sarà?

Agnese Spreafico, del Prosciuttificio Marco D’Oggiono ci telefona per dirci che non pensava che arrivassero così tante richieste dopo che sul sito ha annunciato la vendita online dei suoi prodotti. E man mano, grazie anche al monitoraggio attento di Marco Gatti, si aggiungono pasticcerie, negozi, osterie che tentano questa strada che in qualche modo li trasporterà nel futuro. Noi vogliamo essere a fianco di queste microimprese che in questi anni sono state la nostra passione. Non c’è tempo per le angosce: ognuno deve fare la sua parte, sperando che alla fine di questa storia, tutto possa continuare a esistere.

27 marzo - Il Papa e la benedizione urbi et orbi

La foto che ritrae il Papa solo, in una piazza san Pietro deserta, che prega davanti al mondo perché Dio si risvegli, o perlomeno ci sveli il suo disegno, rimarrà nella storia. Luca Doninelli, su Il Giornale, scrive che ci vuole coraggio ad esporsi così. Anche perché non mancano i distinguo degli intellettuali, come Corrado Augias su Repubblica, che si erge a becchino del popolo per ricordare che “Dio è morto”.

Eppure la posizione più ragionevole, come disse don Giussani in piazza san Pietro nel 1998 è quella del mendicante. Il vero protagonista della storia è il mendicante: “l’uomo che mendica il cuore di Dio e Dio che mendica il cuore dell’uomo”. Mi vien da fare un collegamento fra questa sera silenziosa, spettrale e umida di pioggia con la foto del sindaco di Venezia con la fascia, solo, in ginocchio davanti all’altare della basilica di san Marco. Occorre fare tutto ciò che è possibile, come insegnano i medici e gli infermieri in prima linea, e alla fine chinare il capo perché ancora non ci è chiaro il senso di questa purificazione che sta cambiando abitudini, pensieri e i connotati stessi delle nostre giornate. Ma una mente razionale ha il dovere di tenere aperta la mente a tutte, ma proprio a tutte le possibilità di significato. Da questo punto di vista, forse, la settimana santa può aiutare, credenti e laici.

28 marzo - Aperitivo con Zoom per il compleanno di Silvana

Dopo due giorni in cui è tornato il freddo, secondo la tradizione popolare della coda dell’inverno a marzo, oggi è un giorno dove splende il sole. E si sta bene. E il giorno in cui avremmo dovuto celebrare Golosaria Monferrato. Ma è andata così. In compenso è il compleanno di Silvana e con gli amici di Milano ci colleghiamo attraverso zoom, in una ventina, per un brindisi virtuale, ma anche per guardarci, per scambiarci due parole, quasi per riconoscere, con gratitudine, che ci siamo. (E domani il nostro amico Giovanni Panzeri manderà in onda un “pensiero della sera” molto toccante sul significato di questi giorni).

 Però è ben strano questo tempo, dove ti ritrovi a ridere e piangere nello stesso tempo, come ai tempi dell’alluvione di Alessandria, che fu la prima tragedia pubblica che mi trovai a vivere da padre di famiglia. Da una parte c’è la gratitudine di avere al tuo fianco una moglie, i figli; dall’altra ti sconvolgono certe notizie. Come quella che un volto caro, Mauro Berretta, 74 anni, socio storico del Club di Papillon e già sindaco di Cremolino, ha perso la vita per il Coronavirus. E ha lasciato la sua Orietta, le sue figlie. Queste sono giornate cosi: intrise di contraddizioni, sballottati appunto come in una tempesta.
Mauro Berretta, ex sindaco di Cremolino e già socio del Club di Papillon

29 marzo - Ordiniamo la cantina

Domenica non si ha più voglia di mettersi al computer salvo la lettura dei giornali, che paventano qualche timido spiraglio. Con Silvana e Irene continuiamo le nostre pulizie domestiche, con la cantina e tutto ciò che ne consegue in fatto di messa in ordine, Ci dividiamo i compiti e a me tocca aprire una sessantina di bottiglie-scommessa: sono di annate vecchie, ma non Barolo o Brunello per intenderci, ma vini di insospettata longevità. Alle 11 riemergo con due cariole piene di bottiglie che diligentemente stappo in giardino e poi assaggio: metà sono da scartare, ma la restante parte saranno sorprese. Su tutti il Sauvignon della Romagna di Vittorio Fiore, il Ronco del Re 1998 del Castelluccio. Una bottiglia incredibile. Alla sera, prima di andare a letto stilerò il resoconto di questa degustazione. Domenica prossima toccherà a un’altra batteria.

Questo è un esercizio che mi mancava: andare alla ricerca della verità del vino che poi è il vino che è capace di invecchiare e di manifestarti la sua forza, la sua originalità. Quanti racconti ci sono dentro a un vino che ha percosso così tanto tempo: c’è ancora il territorio, il sapore che proviene dal vitigno originale, ma c’è anche la trasformazione che diventa equilibrio. Sembra la parabola dell’uomo il vino: raggiungi un equilibrio solo dopo tanto tempo. E questo, come il vino, è una cosa buona.

30 marzo - Golosaria Monferrato a settembre

Inizia la settimana e dobbiamo prendere la decisione di spostare Golosaria Monferrato per la terza volta: sarà a settembre, in due weekend, con le attrattive del Castello di Casale Monferrato per il 12 e 13 settembre e quello di Uviglie per il 19 e 20 settembre. Iniziano le telefonate, si compilano le lettere, ci si organizza per ricontattare tutti. E si scopre una confortante collaborazione.

Con questi cambi appare fin troppo ovvio che le ferie sono quelle che stiamo facendo, obtorto collo, in queste settimane, perché a luglio e agosto sarà necessario lavorare. L’anomalia di questo 2020 non fa sconti a nessuno, non ci sono priorità irrinunciabili. E intanto si pensa che se Golosaria si farà, sarà ancora più festosa, sarà il piacere di ritrovarsi apprezzando quella cosa che sembrava fin retorica, che è la libertà.

31 marzo - Picco sì o picco no 

Non è facile trovare il bandolo leggendo oltre dieci quotidiani ogni mattina. Non è facile perché è chiaro che le prime pagine tendono a scrivere ciò che la gente vorrebbe sentirsi dire: c’è il vaccino. Il professor Burioni però dice che ci sarebbe un farmaco da prendere in considerazione, mentre Bergamo e Codogno avrebbero già il picco alle spalle. Ma chi lo sa? Poi esce la bugia dei morti in Cina: sarebbero stati molti di più, mentre si teme che la Pandemia dilaghi in Africa. E l’America metterebbe la firma se il numero di morti si attestasse solo sui 100 mila. Fra le tante notizie si erge a gigante Edi Rama, il presidente dell’Albania che nonostante attenda l’onda nel suo paese, decide di mandare in Italia un gruppo scelto di medici e infermieri.

Domani è il 1° di aprile, ma nessuno avrà più voglia di scherzare. Ci si ancorerà a leggere i giornali, restando sospesi e increduli. I negozi, i ristoranti, gli alberghi e tutto l’indotto del turismo si troverà a pagare un caro prezzo: quanto potranno resistere ancora, economicamente parlando?
Chiudo la mia giornata, sempre piena di contatti, con il perfezionamento di un racconto ambientato al mio paese ai tempi della guerra. La storia di Letizia ragazza di 18 anni allora, che sta festeggiando adesso i suoi 91 anni. E ricorda che… (stasera alle 18 si potrà scaricare il Pdf).

1 Aprile - I medici denunciati?

Qui di seguito il mio articolo del mercoledì su Avvenire dove entro nel merito di alcune criticità di questi giorni: dalla mancanza di manodopera nelle campagne alla proposta di Pupi Avati richiamata nell’editoriale di questo aggiornamento. Ma intanto la certezza che il picco sia stato raggiunto c’è. Come c’è lo scempio che anch’io denuncio neo mio editoriale delle task force per denunciare medici e infermieri, e persino il premier e i ministri.

Ma sarà possibile, invece, provare a indagare sulle speculazioni in atto di avvocati o presunti tali? Seguono le lettere, tante e sempre di più, anche questa settimana, dove il dialogo di questi giorni, raccolto in questo diario prosegue.

LE LETTERA DELLA CIRCOLARE

 

COI MIEI VINI PER TRASPORTARTI DA UNA SPONDA ALL’ALTRA DELLA VALLE DELL’ADIGE

Caro Paolo,
Augurandomi che tu e la tua famiglia stiate bene, ho pensato di inviarti un piccolo pensiero per rendere un po' più piacevole questa quarantena.
Mai come oggi mi piacerebbe poterti incontrare in un "salotto-degustazione" per parlare di questo complesso e surreale momento ma che anche di futuro.
I temi sarebbero davvero molti. Non potendoci incontrare, ho pensato di inviarti questi tre vini, per trasportarti idealmente nella nostra tenuta, da una sponda all'altra della valle dell'Adige: Il Riserva Mazon Pinot Nero dall'omonimo altipiano e il Vigna Kolbenhof Gewürztraminer prodotto sull’altro versante, nella frazione di Söll-Sella, sopra a Termeno. Terminiamo il nostro viaggio con la Mosella e il Riesling Saarburger Kupp firmato Dr. Fischer – Hofstätter Mosel.
Questi vini sono anche il simbolo della natura che non si arrende, che resiste alle intemperie e che oggi, là fuori, ci regala un'altra splendida primavera. Io ho la fortuna di poterla apprezzare dal vivo, rimboccandomi le maniche e aiutando i miei collaboratori in vigna.
Mi auguro che questo omaggio ti possa giungere gradito, nella speranza di incontrarci presto di persona.
Un cordiale saluto,

Martin Foradori Hofstätter - Tenuta Hofstätter - Termeno (BZ)

Caro Martin, quando riceverò i tuoi vini li assaggerò con la solita curiosità e sono sicuro che sarà proprio come dici tu. Come sembra lontano quel pranzo a Milano (neanche due anni sono passati) dove si chiacchierava in libertà: di lavoro, di prospettive…e di vini. Fu una degustazione memorabile dove ci siamo stimati a vicenda, avvolti nella magia del vino buono. Leggo che nel mio Piemonte due produttori stanno impiantando una vigna proprio in questi giorni, a Neive e a Rocchetta Tanaro. E mi è venuto in mente che nella storia, dopo che passavano i vandali distruttori, il popolo sopravvissuto piantava la vigna, perché la sua prosperità sarebbe state il segno tangibile di un periodo di pace. Da voi vignaioli colgo innanzitutto questo segno di speranza. Ciao Martin! E grazie.

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VI PENSO, PAOLO E MARCO, CON QUESTI VINI

E va bene: vi accontento, almeno in parte, e vi sorbite pure gli abbinamenti (l'ho detto che sono fissato: per me, il vino è ministro, nel senso etimologico, della tavola). E non perché siete giornalisti curiosi, ma per il gusto che ci lega.
La prima bottiglia è un Fiano di Avellino invecchiato (non vi dico quanto e non vi dico di chi): inizierei mangiando acciughe, sicuro che piacciono a tutti e tre, sbocconcellandole "sporcate" con ricotta bufalina o adagiate su una fettina di scamorza, magari affumicata. La stessa ricotta o una ciliegina di bufala la avvolgerete dentro una fettina di salmone selvaggio red sockeye affumicato o di tonno crudo tagliato sottile. Olive di Gaeta a volontà (con me, impossibile che manchino).
Se fossi bravo a cucinare, vi farei pure il tortino di patate e alici di Giovanna Ruo Berchera, ma ci dobbiamo accontentare.
La seconda è un vino sardo. Avrebbe potuto essere una Barbera (la profonda Rubinus di Tenuta Smeralda, giusto per capire se è femmina anche lei), ma è col Mandrolisai superiore, sì, proprio il vostro top hundred, che penso vi divertirete. Alcune annate, persino quelle potenti, si son rivelate talmente disponibili sul piano gastronomico che l'abbinabilità con numerosi piatti, primi e secondi che siano, è garantita.
La terza è perché è una delle tante cantine conosciute grazie a voi, e perché l'amore comune che abbiamo per la Barbera si può estendere anche a questa, per quanto sui generis. La cantina a cui mi riferisco ne produce una teoria incredibile di Barbera e tutte buone o buonissime. Me le son già godute negli anni le bottiglie che presi a Costigliole d'Asti, ma una è rimasta e la combineremo con un paio di gorgonzola (avevo pensato a malghese o malghesino, ma andrà bene un qualsiasi zola di classe): sto parlando del Passum di Cascina Castlet. Mi sembra un degno e bel saluto se vi lascio con quel che ne dicono sul loro sito, assolutamente condivisibile e auspicabile: "Il poeta, da una terra lontana sotto l’Equatore, scrisse di “amare sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino”. [...] Passum, denso di vita vissuta e suadente come un corteggiatore d’altri tempi. So che quando la mia bottiglia sarà vuota resterà a ricordo di parole non sprecate e di un incontro memorabile che vorremmo ripetere."

Salvatore Valente – Monza

Caro Salvatore, il Passum di Mariuccia Borio è una tentazione che consumerò in via preventiva una di queste domeniche, dove di solito apro bottiglie di annate lontane. Ma il Passum mi ricorda anche l’autore di quell’etichetta, Giacomo Bersanetti, che il coronavirus ci ha portato via il giorno della festa del papà. Era un uomo dalla sensibilità speciale, perché nel mio Piemonte non era certo facile fare accettare quelle etichette rivoluzionarie e geniali. Eppure esprimevano efficacemente quanto c’era dentro alla bottiglia. E anche la forza o la gioia (hai presente l’etichetta della Barbera vivace Goj?) di chi aveva voluto vini così: Mariuccia.
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GRAZIE PER LA CAPACITA’ DI STIMOLARCI

Carissimo Paolo,
tu sai che, da diversi anni, leggo con attenzione la tua simpatica e sempre utile "Notizia del giorno" e te ne ringrazio vivamente. E , in questo momento drammatico, ho letto anche i tuoi commoventi messaggi relativi all’ epidemia del Covid-19.
Ma, con grandissimo rammarico, non sono ancora riuscita a farti sentire la mia sempre viva riconoscenza e l'ammirazione per la tua sensibilità verso ogni evento che colpisce gli aspetti più importanti della vita. E ti chiedo, con grande sincerità, profondamente scusa per non aver potuto rispondere alle tue importanti comunicazioni su Internet.
E devo dirti che il motivo di questa mia assenza è dovuto proprio al terribile pericolo che incombe su tutti in Italia. Infatti, mia figlia, insegnante di Lettere alla Scuola Media, deve stare quasi tutto il giorno, e a anche la sera, al computer per portare avanti le lezioni con ognuno dei suoi alunni, e per parlare con i suoi colleghi.
Infatti, solo al computer e telefonicamente, può mandare avanti, con inimmaginabile difficoltà, lo svolgimento del programma nelle varie classi.
Ma, ogni volta che leggo i tuoi messaggi, sento che hanno il potere di stimolarmi e di incoraggiarmi. Ma, soprattutto, di farmi capire quanto sia profondo e sincero il tuo senso della speranza, dell'amicizia e della fiducia in Dio e negli uomini.
È in questo tuo spirito, di speranza e serenità, che dobbiamo rientrare tutti perché, come ha detto Romano Levi, "siamo angeli con un'ala sola".

Nanda Salsi - Correggio (RE)

Cara Nanda, non ti devi scusare affatto. È stata una sorpresa, per me, ricevere la tua lettera e sapere che il tempo speso per trasmettere un pensiero è come un antivirus. In questi giorni ci siamo sentiti in tanti, per dare vita a un lavoro, attraverso il portale IlGolosario.it dove chiunque può dare qualcosa, o meglio viene spronato a dare qualcosa che sia un vento diverso dalla rassegnazione. Qui non c’è tempo per rassegnarsi, ce lo insegnano i nostri medici, ma con tutto ciò che siamo, possiamo solo stare davanti a una vicenda misteriosa che, in verità, ci sta insegnando molto della vita. E volenti o nolenti, è una sorta di – seppur dolorosa -purificazione.

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MA COSA POSSIAMO FARE PER I FIORI?

Ho appena parlato con Eugenio Picchi di Pachineat per i fiori, non so se riusciamo a fare qualcosa, ma lui è disponibile. E’ un modo per bloccare uno spreco di lavoro e di bellezza: anziché essere buttati si possono essiccare e quindi far durare nel tempo.
E anche sul resto dell'Italia questa può essere una strada, trovare persone che possano bloccare un po' il tempo.

Matteo Florean – Padova

Ho accolto il tuo appello, Matteo, e sono rimasto ammirato dal tuo impeto che vorrebbe sfidare un mare in tempesta. Questo che stai cercando fa parte della Colleganza, ma siamo stati colti tutti impreparati. E pensando al tuo senso di partecipazione mi viene in mente la canzone che Giorgio Conte ci ha dedicato per il pensiero della sera il 26 marzo: “Stringimi forte e abbracciami prima che si alzi il vento; stringimi forte e abbracciami prima che scada il tempo”.

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SONO A DISPOSIZIONE

Grazie sempre per le vostre iniziative per il vostro gentil modo di starci vicino, se pur conoscessi Paolo già da tempo per ovvi motivi... è da poco che faccio parte ufficialmente della vostra community e sono proprio contento.
Riguardo all'asporto grazie mille per la vostra proposta ma io non sono organizzato per farlo e poi sto dedicando del tempo per aiutare nel sociale delle famiglie non abbienti che aumentano giorno dopo giorno, fortunatamente ci sono gran belle realtà su Varese e grandi preti che aiutano molto e sono di grande esempio (come il nostro Don Marco Casale)
Riguardo invece la disponibilità a scrivere ricette, pensieri o brevi video o altro do volentieri la mia disponibilità.
Grazie che date voce alla nostra categoria che penso stia attraversano e attraverserà uno dei più brutti momenti che abbia mai passato in questi ultimi 40 anni.
Con gratitudine
(P.S. Su Varese non ho contatti diretti ma lascio a voi i miei riferimenti)

Sergio Barzetti - ristorante Cucina Barzetti - Malnate (VA)

Caro Sergio, uno dei risvolti di questa vicenda in cui siamo tutti invischiati è che si scoprono persone nella loro autentica sensibilità. Ci siamo conosciuti alla Prova del Cuoco ai tempi di Antonella Clerici (che in un nano secondo ha registrato un messaggio di auguri per gli amici del Golosario, l’altro giorno) e fino allora eravamo un giornalista e un cuoco divulgatore davanti a una telecamera. Oggi ci ritroviamo sulla medesima onda dell’umano sentire e ti assicuro che tutto questo non solo non è banale, ma è un dono. Come dice Pupi Avati, bisogna andare oltre il cazzeggio, per ritrovare la bellezza e guardarla insieme. La tua ricetta fatta in casa che oggi pomeriggio seguiremo sul Golosario.it è molto di più di un piatto: ha dentro la tua famiglia, la casa, la stagione, la fatica dei produttori di riso che tu valorizzi. E poi ha il desiderio di raccontare agli altri una storia bella. Grazie Sergio
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RITROVARSI IN OSPEDALE E GUARDARE OLTRE LA FINESTRA

L’orizzonte dal tuo comodo letto lo sguardo corre dalla porta al crocefisso e da questo alla finestra. La porta, limite invalicabile, segna il confine dei pochi metri quadri in cui sei libero di portare a spasso il tuo virus.
Al di là di essa uomini e donne si prodigano senza risparmiarsi per te e per i tuoi amici positivi sono stravolti e straniti, ogni tanto la tensione va alle stelle e si sfoga in un litigio, ma subito ricominciano. Infermieri, medici, donne delle pulizie, ognuna col suo fardello, chi lascia da settimane sola la figlia piccola, chi i genitori anziani, chi ha parenti ammalati. Onorano i loro cari diventando padri e madri della solitudine dei ricoverati, soprattutto dei più anziani.
Li segui con lo sguardo e il cuore si riempie di gratitudine…
Tutto a destra c’è poi la finestra, l’amica del mattino. Il tuo primo sguardo è su quel cielo e sulle colline che ti fa intravvedere. Allora ti alzi e provi con lo sguardo a cercare casa tua, dove ci sono tuoi; non arrivi sino li ma li senti vicini. Ti alzi e provi ad aprirla, ma scopri che non si può, per motivi di sicurezza; si apre solo un piccolo spiraglio, ma è sufficiente per farti respirare l’aria del mattino. E sei felice come un bambino che ha avuto il suo regalo.
Grazie camera 317 perché ho imparato che in pochi metri ci sono tante cose belle, c’è il respiro del mondo intero, ci sono i segni della presenza di Dio.

Dario – Torino

Caro Dario, questa lettera, molto più lunga e circoscritta, che hai voluto inviare ai tuoi amici si conclude con l’auspicio di conservare quella coscienza che si è risvegliata in te in questi giorni di ospedale. Pochi giorni dopo, finalmente a casa, ci hai scritto che don Bruno, che ti è stato padre, è stato portato via dal Coronavirus, come tanti altri che si sono prodigati per la gente. Come te, che hai messo in piedi la Piazza dei Mestieri con i tuoi amici. In queste tue parole si percepisce in quale situazione si trovino i nostri ospedali, dove medici e infermieri sono chiamati a diventare padri e madri di altri, come l’ultima carezza dell’umano, offerta a certuni che non ce l’hanno fatta ed erano da soli. Nei giorni del tuo primo affanno, l’apprensione nostra (Gianni e Nico, Paola e Albi, Io e Silvana, e ovviamente la tua Elena) è stata come un fulmine a ciel sereno. Come quando ti accorgi che questo virus ti riguarda molto da vicino e non puoi spostare lo sguardo altrove. Un giorno, davanti a un bicchiere di quelli giusti, mi dicesti che nella vita i padri sono il fondamento, ma quelli che rimangono poi sono i fratelli, che diventano più importanti dei padri. Ecco cosa vuol dire pensarti: un fratello che vogliamo avere a fianco per tanto altro tempo ancora.
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SOLO PER DIRTI…

Caro Paolo,
volevamo dirti, per quello che vale, che apprezziamo molto quello che stai facendo in questo momento.
Bravo e grazie,
Motoko e Claudio

Motoko Iwasaki e Claudio Gallina – Biella

Grazie anche a voi per esserci, insieme. Non si fa nulla da soli, credo sia questa la grande lezione planetaria che emerge da questi giorni di tempesta. Non si fa nulla nel piccolo ma neanche nel grande. E da questo assunto bisognerà continuare, perché la ripartenza è già in atto, ora.

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LA GUIDA AL DELIVERY DA PASSARE AD AMICI E PARENTI

Buongiorno Sig. Massobrio,
grazie per l'utile informazione. Sono stato all'ultima esposizione di Golosaria per la prima volta e mi è piaciuta così tanto che ci sono stato tutti i giorni chiedendo documentazioni e comprando tutti i prodotti che mi interessavano per testarli e poter poi aprire dei negozi. Purtroppo con questa tremenda situazione si è tutto bloccato. Passerò l'informazione ad amici e parenti, specialmente a mio nipote chef in un ristorante della bergamasca.
Auguri a tutti voi.
Attilio Seno

Caro Attilio, fai bene a passare queste informazioni dedicate a chi si sta organizzando per continuare a lavorare e non soccombere. Ogni giorno riceviamo adesioni e per ogni nome che si aggiunge, aumenta il desiderio di diffondere sempre di più questo elenco. Dietro a un ristorante, a un negozio ci sono famiglie in apprensione che non sanno cosa ci sarà fuori dal tunnel. Sarebbe davvero una grande cosa poter far sentire che c’è ancora una strada da percorrere. E lo dico pensando ad alcuni casi di Delivery o di e-commerce che si stanno rivelando un’occasione. Così ci hanno fatto sapere. Avanti tutta!

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LA DOMANDA CHE MI FACCIO: “E SE QUEST’ANNO POI PASSASSE IN UN ISTANTE…”

Caro Paolo,
ho letto il tuo Editoriale su La Circolare scorsa e lo condivido in pieno. Hai "volato alto" e hai toccato temi fondamentali, che dovrebbero essere i paracarri sulla strada verso il futuro. Lo stesso esercizio di riflessione sul "dopo virus" l'ho fatto anch'io (e chissà quanti altri) arrivando alla stessa conclusione: se faremo le cose che abbiamo sempre fatto arriveremo dove siamo già arrivati. E se questo non ci piace, quale potrebbe essere la prossima meta? Quali le varie tappe? Chi ci può accompagnare o guidare in questo viaggio? Non ho ovviamente le risposte però mi domando: cosa posso fare io, e cosa possiamo fare noi, per contribuire al cambiamento? Non sono domande retoriche, meritano una riflessione (e magari anche una discussione tra di noi). Mentre scrivo sto ascoltando un CD di Lucio Dalla che a un certo punto canta "L'anno che verrà". Non colgo tutte le parole, o meglio il loro significato; la riascolto e poi la riascolto ancora, è incredibile ma il testo sembra scritto ieri sulle vicende di questi giorni. E' un inno alla speranza dopo il buio, ci sono ironia e verità, c'è l'illusione di un mondo migliore e il desiderio di resistere per poter vivere l'anno che verrà. Perché non farlo leggere da una bella voce nel Pensiero della sera?
Ciao

Arnaldo – Biella

Caro Arnaldo, ho colto subito il tuo invito e nei prossimi giorni l’amico Ettore Lia eseguirà per tutti l’anno che verrà. Dove c’è un passaggio che mi ha sempre colpito, quando dice: “E se quest’anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io”.
In questa canzone struggente e in questo brano che proponi c’è tutto di questi giorni e di un atteggiamento. E tu come altri hai capito che questi istanti che viviamo sono un fattore eccezionale dove ci si può ritrarre impauriti o dove ci si può aprire per vivere e capire insieme, istante dopo istante, il senso di una vicenda travolgente. Che è difficile da interpretare, come quando si sale una montagna a testa bassa e non si immagina nulla della meta (lo so che questo esempio ti piace). Però quando si arriva in cima, quante cose ci potresti raccontare Arnaldo. Il mistero della vita è come una scalata delle tue: qui siamo però in una salita insidiosa con tanto di vento e di tempesta. Primo o poi qualcosa vedremo, qualcosa capiremo


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LA NOTIZIA DEL GIORNO: UN APPUNTAMENTO ATTESO

Ciao Paolo, spero che stiate tutti bene.
Ricevo volentieri ogni giorno la vostra newsletter, altre volte appena scorsa per mancanza di tempo, adesso è un appuntamento atteso con piacere, un momento che mi fa sentire meno sola e continuare a sentirsi parte del mondo che adesso vediamo solo dalla finestra.
Buona giornata
Marzia Morganti – Firenze

Anche La Notizia del Giorno è cambiata, come avrai notato. Ci dedico più tempo, selezionando le notizie prese da oltre 10 quotidiani. Mi fa piacere che tu l’abbia colto e apprezzi il nostro lavoro che in questo periodo abbiamo scoperto avere un incremento di lettori uguale al doppio del pre virus. Un grande abbraccio, anche dalla finestra.

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MI STATE DANDO IL SENSO DI UNA FAMIGLIA

Carissimo Paolo,
Solo due righe perché sentivo il dovere di ringraziarti, assieme al tuo staff. Con le tue iniziative ci fai sentire veramente una bella famiglia! Una famiglia un po' smarrita in cerca di qualche certezza. Siamo veramente in un brutto momento: abbiamo paura per la nostra salute e per quella dei nostri familiari e amici. Personalmente tengo botta cercando (tra mille stressanti precauzioni) di offrire ai miei clienti un posto dove possono trovare quello che hanno bisogno per tirare avanti. La speranza è di uscirne fuori con meno danni possibile (soprattutto di salute!)
Mi viene da piangere a pensare a Golosaria cos'è diventata oggi! Speriamo che i malati che saranno curati lì, possano trovare ancora una rimanenza di quel bellissimo clima che c'era a ottobre!
Speriamo di rivederci a una nuova e bellissima Golosaria!
In bocca al lupo!

Ilvano Prostrati – Zocca (Mo)

Ciao Ilvano, il tuo pensiero è davvero caro e affettuoso e non avevo dubbi che ti saresti messo subito in battaglia, in prima fila. Golosaria Milano sarà certamente quello che hai visto e forse anche di più. Saremo al solito posto dal 31 ottobre al 2 novembre. In quanto all’ospedale che è stato allestito nell’area, per dovere di cronaca, è ubicato in un'altra parte della fiera, con ingressi autonomi e lontani. Un abbraccio!

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IL LAVORO DEI CONTADINI INTRISO DI FIDUCIA

Carissimo Paolo, 
Desideriamo condividere un breve video pubblicato su Facebook e Instagram.
In queste settimane stiamo vivendo una solidarietà incredibile: gli importatori di Hong Kong e Shanghai che ci inviano delle mascherine, gli amici americani che iniziano una raccolta fondi da destinare ai più bisognosi, i tanti messaggi di chi chiama e scrive per sapere come stiamo. Tutto parla di una generosità e di un’attenzione che ci colpisce profondamente e ci dà lo slancio di affrontare questo tempo.
Il nostro lavoro di contadini è intriso di fiducia nel domani. Ed ecco che il mondo del vino ci sorprende e ci rilancia ancor di più, infondendo quella speranza che combatta la paura.
Nell’attesa di rivederci presto,

Francesca con tutti i Vajra - azienda agricola Vajra - Barolo (CN)

Grazie Francesca per questo messaggio e per questa finestra che ci apri sul mondo contadino e su quello del vino. Da quello che dici si capisce quanto sia complesso e importante, dal punto di vista culturale, il lavoro che voi fate, con i tuoi fratelli e i tuoi genitori. Il mondo del vino è proprio questo segnale di fiducia nel domani esattamente come scrivevo poco sopra, rispondendo al collega Martin Foradori nella prima di questa lunga sequenza.
Un caro grande abbraccio a tutti!


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Concludiamo le nostre lettere che in chiusura ci ha inviato il nostro Nando Gandola del Ponente Ligure. È in milanese, ma anche in questo caso il dialetto è di un'efficacia di racconto straordinaria.

POESIA SUL CORONAVIRUS
Te se rivà de nascundòn
Te se cascià in tutt i cantòn
Te fè tribulà tuta la gènt:
Dutùr, infermèr, e chi l'ha perdù i parent.
Le dura questa pandemia
Te metù in ginòcc la mia Lumbardia.
Fa niènt, num a molùm nò tant facilmènt
anca se te fa murì purtròp tròpa gent.
Ch'el disaster chi, a nùm, te duvevèt minga fal.
Adèss sem propi stùf e te casciùm fora di ball!!!

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