Siamo nel quartiere Trieste di Roma che amministrativamente fa parte dei Parioli, mi informa Rita che mi accompagna. Il locale dall’esterno offre subito un’invitante sensazione di eleganza: lo è il dehors dove ceniamo, lo sono le salette interne con cucina a vista dove si esercita questo cuoco molto bravo, Stefano Intraligi.
A fianco del locale hanno strutturato un take away con una proposta ad hoc e anche questa eredità del Covid non è male, anzi è da incentivare. Ora, che siamo in un locale serio lo capisci dalla carta dei vini, piena di chicche interessanti, ma soprattutto dalla carta dei vini a bicchiere che ci presenta la brava e appassionata sommelier che mi ha ricordato le proposte della trattoria Pennestri a Roma. Bisogna fare così infatti: i vini migliori, le scoperte autentiche, vanno messe a bicchiere. E la gente conosce, si diverte, come è capitato a me con uno strepitoso vino abruzzese orange.
Ma veniamo ai piatti. A leggere il menu Rita mi dice:
“Ma non è come quella volta che ci hanno dato “un’idea di pasta e fagioli” e siamo usciti con la fame?”. La
cucina creativa insospettisce, ma in realtà, a iniziare dai tre amuse bouche, capisci che qui c’è sostanza e lui è umile e molto bravo, perché mettere insieme ingredienti e consistenze, ma anche temperature diverse non è facile se cerchi equilibrio.
Per la cronaca Rita, alla fine della cena, mi dirà:
“Io qui ci tornerei coi miei amici”. La cucina propone dunque un
menu degustazione “Il Viaggio” di 10 portate al buio a 70 euro dove puoi scoprire l’idea di cucina innovativa dello chef (la prossima volta lo prendo di sicuro). C’è poi il
menu “I percorsi” che sono tre e che componi a piacimento alla carta: vanno da 39 a 59 euro. Anche i prezzi sono abbordabili.
Si parte dunque con il piatto che a me è piaciuto di più:
“Un piede nell’autunno” ovvero una vellutata di pollo, pane bruscato al tartufo e gelato ai funghi porcini. Fantastico!
È in alternativa a gnocchi di calamari, crema di patate affumicate e tartufo nero e all’uovo ripieno (di tartufo) oltre a una tartare di salmone condita anche con zenzero. Di primo sono radiosi pure i
palloncini carbonari: bottoncini fatti a mano ripieni di salsa carbonara e polvere di guanciale
ma non male anche i tortelli fatti a mano con spigola e guava o i capellini fatti a mano con frutti di mare, crostacei e pesciolini.
Ai secondi il
finto bollito dalla lingua corta con la salsa verde romana era fantastico.
Il mio
baccalà nordico cotto a decadimento termico con latte di cocco, lemon glass, kefir lime e petali di topinambur era sovrastante di cocco e l’ho trovato un po’ stucchevole (ma Rita mi ha fatto notare che ero libero di bloccare chi aveva rifinito il piatto con il cocco, avendomelo chiesto).
Notevoli i dolci, con il sottobosco autunnale: gelato al cioccolato, spuma di nocciole, terra di cacao e nocciola, spuma al caffè e polvere di porcini. Quindi la rivisitazione della sbriciolata ricotta e pere e altre due proposte.
Il
pane fatto in casa è ottimo.
Anch’io concordo con Rita: qui bisogna tornarci e Stefano Intraligi sarà famoso. Lo aspettiamo a
Golosaria Milano, per applaudirlo l’8 novembre!
Etienne Bistrot
Via Scirè, 18
Roma
tel. 393 890 2073
www.etienneroma.it